Lavoro e professione

Il Ddl Risk slitta di qualche giorno, Anaao: «Una riforma a singhiozzo»

di Costantino Troise (segretario nazionale Anaao Assomed)

Non sono bastati i 10 anni in cui diversi disegni di legge sulla responsabilità professionale dei medici e degli esercenti la professione sanitaria sono stati custoditi gelosamente nei cassetti parlamentari, non sono bastati i 3 anni in cui un testo unificato ha fatto la navetta tra Senato e Camera, non è bastato l'impegno solenne del Governo Renzi di assumere l'approvazione della legge tra gli obiettivi prioritari del 2016, trascorso invano, non è bastata l'approvazione a larghissima maggioranza bipartisan del provvedimento al Senato, non sono bastate le migliaia di firme in calce ad una petizione a sostegno di una rapida conclusione.

Oggi la Conferenza dei Capigruppo della Camera ha deciso l'ennesimo slittamento (sperando che sia l'ultimo) al 28 febbraio per la sua approvazione. Appare sconcertante come questioni legate al lavoro dei medici ed alla salute dei cittadini finiscano sempre in fondo alle agende della politica, in tutt'altre faccende affaccendate, e del Parlamento. Fino a che il collasso dei PS, con il corredo di negazione dei più elementari diritti, del lavoro e della persona, financo ad essere curati in un posto che non sia una sedia o il pavimento, non viene a richiamare l'attenzione dei media suscitando lacrime di coccodrillo e ricordando, per qualche attimo fugace, l'urgenza di problemi che attendono soluzioni.

D'altra parte, 4 Presidenti del Consiglio e 4 dibattiti parlamentari sulla fiducia si sono ben guardati dal semplice pronunciare la parola “salute”, nella discussione in seno ad un organismo statutario del partito di maggioranza la stessa parola è stata segnalata in un solo intervento, a testimonianza di piena identità di veduta tra partito e Governo, scissionisti ed unionisti, quelli che vanno e quelli che restano nel PD, nemmeno citano la sanità tra le sofferenze sociali ed i temi di diseguaglianze crescenti, non lasciando intravvedere ai cittadini differenze politiche sul tema, ammesso che esistano.

La verità è che la sicurezza delle cure non interessa nessuno, se non per animare dotti dibattiti sui costi della medicina difensiva e fare luccicare gli occhi ai cultori della spending review sui miliardi di risparmi possibili se solo si mettessero in riga i medici, riottosi e cattivi, obbligandoli all'appropriatezza di Stato. La colpa dei medici è di non essere tassisti o ambulanti. E quella dei cittadini di credere in una Costituzione che qualcuno voleva cambiare ma che nessuno mostra di volere seriamente attuare. Nonostante tutto, vogliamo credere che il 28 febbraio si scriva la parola fine ad una storia infinita.


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