Lavoro e professione

Cosmed: «L'accordo tra governo e Cgil Cisl Uil emargina la dirigenza pubblica»

di Confederazione sindacale medici e dirigenti

Di fatto l'accordo siglato tra Governo e Cgil Cisl Uil configura un vero e proprio attacco alla dirigenza pubblica. Si tratta di un atto che emargina dieci confederazioni rappresentative, neanche convocate e tra esse quelle della dirigenza pubblica. Inoltre il protocollo, propone una gravissima provocazione deliberatamente contro la dirigenza - commenta la Confederazione dei medici e dirigenti - una sorta di “contratto alla Robin Hood”, in cui per arrivare ad un aumento di 85 euro lordi bisognerà togliere a chi guadagna di più.

Il documento afferma infatti «le parti si impegnano, nella sede dei tavoli di contrattazione, a garantire che gli aumenti contrattuali, nel comune intento di ridurre la forbice retributiva, valorizzino prioritariamente i livelli retributivi che più hanno sofferto la crisi economica e il blocco contrattuale». Una allusione alla dirigenza pubblica che si vuole penalizzare, anche se è proprio la dirigenza, che ha subìto i maggiori e ingenti tagli retributivi attraverso le ultime finanziarie, compresa l'ultima del 2016. È dunque dichiarato ed esplicito un «comune intento»: quello di ridurre lo stipendio ai dirigenti. È del tutto evidente che i dirigenti pubblici non intendono tollerare né il metodo che li esclude dal confronto sindacale, né connessi contratti «in perdita», inevitabile l'apertura di una dura vertenza.

I dipendenti pubblici e i dirigenti in particolare, sono stati già penalizzati nella legge di bilancio in itinere rispetto al lavoro privato, premiato ad esempio dalle detassazioni. Il Governo ha trovato le risorse per detassare 4.000 euro di imponibile per 18 milioni di lavoratori privati, e non per 3 milioni di dipendenti pubblici. Perché, a invarianza di spesa, non detassare 3.500 euro per tutti? Il Governo quindi afferma che il lavoro pubblico vale meno di quello privato, di fatto dichiarando che non interessa migliorare la produttività dei servizi pubblici nonostante le lunghe liste di attesa, i dieci milioni di cittadini che ormai non accedono più alle cure nel servizio sanitario, e gli 88 miliardi di evasione fiscale da recuperare. Il Governo abbia almeno il coraggio di dire che intende privatizzare servizi pubblici e sanità a favore del privato.

Oggi il Governo ha fretta per arrivare al referendum e firma accordi, eppure la legge di bilancio è successiva al referendum, ma pare che essa sia intoccabile almeno per la dirigenza pubblica. Infine il protocollo del Governo sbandiera risorse in modo vago ed impreciso, senza dire quanto è effettivamente destinato ai contratti. Quanto al dichiarato impegno sul fronte del precariato esso è vago e generico.

I dirigenti pubblici sono costretti oggi dal Governo ad aprire una dura vertenza, con iniziative sindacali, politiche e giurisdizionali a tutela del servizio pubblico e dei cittadini.
Nei prossimi gironi sarà definito il calendario delle agitazioni e delle ulteriori forme di lotta che i dirigenti pubblici e le loro confederazioni e organizzazioni sindacali definiranno.


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