Lavoro e professione

Autorizzazione apertura studi odontoiatrici: l’odontoiatria scrive alla ministra della Salute

di Cao-Fnom

«Il Documento “Requisiti minimi di qualità e sicurezza richiesti per l'autorizzazione all'apertura e all'esercizio delle strutture sanitarie deputate all'erogazione di prestazioni odontostomatologiche”, oggetto dell’intesa, siglata il 9 giugno, tra Governo, Regioni e Pa Trento e di Bolzano, non è stato condiviso con la professione. Per questo gli Stati Generali dell'Odontoiatria hanno deliberato l’uscita della Commissione Albo Odontoiatri della Fnomceo e di tutte le Componenti della Professione afferenti agli Stati Generali stessi dal tavolo tecnico ministeriale in materia».
A dichiararlo è il presidente della Cao nazionale, Giuseppe Renzo, facendo seguito all'annuncio, dato ieri dall'Assemblea degli Stati generali dell'Odontoiatria, dell’uscita degli Odontoiatri dai tavoli ministeriali. «Il testo licenziato dalla Conferenza Stato-Regioni tradisce infatti in buona parte le aspettative e le risultanze derivanti dal lavoro svolto per più di un triennio (il suo insediamento è del 26 febbraio 2013, ndr) dal tavolo tecnico, pur con riunioni un po’ a singhiozzo, intervallate da periodi di incomprensibile assenza - continua Renzo -. Come organo ausiliario dello Stato, chiamato a fornire il proprio contributo, non possiamo non rilevarne le criticità, peraltro già fatte presenti, in linea generale, al Ministro Lorenzin».
E si tratta di criticità non di poco conto, se è vero, come scrive la Cao al Ministro – nella lettera che alleghiamo – che si rischia di «paralizzare l’assistenza odontoiatrica nel nostro paese».
Ma quali sono i rilevi posti dalla Cao? Innanzitutto l’eccessiva burocrazia, per cui addirittura si ritornerebbe al concetto farraginoso di “autorizzazione”, già ampiamente superato dalla normativa e dalla giurisprudenza. Nel testo proposto dalla Commissione ministeriale, invece, veniva chiaramente stabilito che la presentazione della documentazione, ove rispettati i requisiti richiesti, era già di per sé idonea all'apertura della struttura, salvo difforme provvedimento regionale.
«Lo stesso titolo, che fa riferimento ai “requisiti minimi di qualità e sicurezza”, anziché ai requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi' – spiega Renzo – indica che si intende prevedere un'autorizzazione all'esercizio professionale, dimenticando che i requisiti della laurea, dell'abilitazione e dell'iscrizione all'Albo sono in sé necessari e sufficienti a garantire, secondo la legge, la qualità del professionista e la sua legittimazione all'esercizio professionale».
Ancora, si legge nella lettera, «nel testo si fa riferimento all'abbattimento delle barriere architettoniche, senza comprendere che un'immediata e retroattiva applicazione comporterebbe la chiusura di molti studi odontoiatrici», in particolare quelli dei centri storici delle città. «I requisiti strutturali – spiega sempre Renzo – dovrebbero valere soltanto per le nuove strutture e non essere applicati retroattivamente, con il rischio di paralizzare l'assistenza odontoiatrica nel nostro paese. Vogliamo anche sottolineare – aggiunge il presidente Cao – che, pur essendo prevista la distinzione tra studi monoprofessionali e strutture sanitarie complesse, tale distinzione non comporta, in sostanza, differenze nei requisiti richiesti per l'apertura, a tutto svantaggio dell'esercizio libero professionale e a favore, invece, dell'ingresso del capitale».


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