Lavoro e professione

Ddl ex art. 22: serve una via più rapida per stabilizzare i precari. La nuova bozza

di Ro. M.

Fervono i lavori tra i sindacati madici. sulla bozza del Ddl ex art. 22 del Patto della salute. Un testo in continuo movimento, alla ricerca di una proposta unitaria da presentare al prossimo incontro con il ministero della Salute dell’8 giugno.

«Nell’ultima bozza - spiega Massimo Cozza, segretario Nazionale Fp Cgil Medici - è stata stralciata la parte riguardante la stabilizzazione dei precari (lettera F) . Quella su cui si sta lavorando è infatti una legge delega, con un’attuazione che richiede quindi diversi anni. Ma il problema dei precari è un’emergenza che va risolta a prescindere. Anche perché il Dpcm precari, ancora da attuare, copre solo i tempi determinati e lascia aperto tutto il capitolo dei contratti atipici, che in sanità sono veramente tanti». I sindacati chiedono infatti una legge a più rapida approvazione. Priorità a sicurezza delle cure e alla stabilizzazione anche di chi ha un contratto diverso dal tempo determinato, attraverso procedure concorsuali e tenendo conto della riorganizzazione delle reti, soprattutto emergenza urgenza. E spazio alla definizione di forme di lavoro flessibile compatibili con il rapprto di pubblico impiego nel Ssn.

E come spiegato ieri da una nota dell’ Aaroi-Emac (Anestesisti rianimatori) i sindacati hanno deciso di tenere in sospeso anche il punto B che riguarda le misure per l'accesso al Ssn «per proseguire l'interlocuzione con le Regioni ed evitare, se possibile, una rottura anche con le altre Istituzioni coinvolte nella trattativa». Sul punto le Regioni si erano mostrate «ondeggianti»: una prima proposta era stata quella di inserire nel Ssn il medico specializzando con contratto non dirigenziale a tempo indeterminato, eventualmente individuando un contingente massimo. Ipotesi che ai sindacati medici non è mai piaciuta e che hanno rigettato subito. In un secondo0 momento in una nota diffusa dopo l'incontro di inizio maggio si erano mostrate più possibiliste sulla tempistica dei contratti di formazione-lavoro «a tempo determinato o indeterminato».

In gioco c’è la necessità di trovare un percorso formativo più razionale per gli aspiranti specializzandi e soprattutto dei contratti di specializzazione aggiuntivi a carico delle Regioni, che naturalmente hanno la necessità di far fronte alle necessità e ai fabbisogni dei propri Ssr.

Per l’Aaroi gli eventuali problemi sull’impiego degli specializzandi nelle attività assistenziali non devono fermar eil cambiamento. «Il sistema sanitario universitario italiano - spiega una nota Aaroi-Emac dipende quasi totalmente dal sistema sanitario ospedaliero, sia nella formazione medica specialistica, sia nell'erogazione dei servizi al cittadino. Va sottolineato che l'Aaroi-Emac intende avvalersi, se possibile, della leale collaborazione di quei settori universitari, almeno nell'ambito specialistico di anestesia e rianimazione, disponibili a riformare l'intero sistema sanitario universitario ed ospedaliero in una prospettiva di maggior efficienza ed efficacia, purché in modo trasparente e rispettoso di tutti i soggetti coinvolti, ed in particolare del cittadino-utente del Ssn».

E l'Aaroi-Emac continua a riservarsi, in caso di indisponibilità delle Istituzioni (compresi i Rappresentanti delle Università) «a regolamentare in modo cristallino l'impiego degli Specializzandi nelle attività assistenziali, l'opzione di difendere molto più radicalmente, almeno per la disciplina di Anestesia e Rianimazione, le peculiarità specialistiche mediche, che sono sempre più calpestate proprio in tale disciplina. Buona parte del mondo universitario (da ultimo con le parole del Vice-Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università iiane Novelli e del Presidente del Consiglio Universitario Nazionale Lenzi) boicotta surrettiziamente, anche attraverso associazioni costituite a tal fine come il “Segretariato Italiano Giovani Medici”, il dialogo in corso tra OOSS e Istituzioni, affinché nulla cambi rispetto alla realtà di oggi. Una realtà nella quale l'assenza di affidamento di attività assistenziali specialistiche illegittimamente autonome agli Specializzandi è in teoria difesa a spada tratta proprio mentre, nella pratica, sono sfruttati da tempo e sempre più spesso come forza-lavoro specialistica low cost».


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