Lavoro e professione

Acn medicina generale, Onotri (Smi): «Strumento fallimentare per riorganizzare le cure primarie»

di Pina Onotri (segretario generale Smi)

Errori gravi di sintassi del ministro Lorenzin e delle Regioni. Senza dubbio bocciati: sì perché in sanità, ancora una volta si utilizza uno strumento inadeguato e fallimentare, quello contrattuale, per riorganizzare le cure primarie, l'emergenza e la continuità dell'assistenza del nostro Ssn. Rispetto ai problemi di riordino del territorio che richiedono un poderoso impegno politico e normativo, la politica dimostra ancora una volta un respiro corto: affronta, infatti, il problema con un procedimento asfittico, quello dell'Acn della medicina generale, annunciando una nuova rivoluzione, la seconda in meno di 5 anni, la prima era stata la “balduzzata”, la seconda la derubricazione dell'H24 a H16.

Questo è un copione già letto: si sottovaluta la portata del problema, acquartierandosi dietro l'alibi delle scarse risorse. È singolare che si pensi a smantellare un servizio ultra trentennale, che seppur con molti problemi, primo tra tutti di strutture e sicurezza, ha dato risposte alla domanda di salute dei pazienti nei giorni festivi e nelle ore notturne, mentre si chiudono i piccoli ospedali, e si assiste di conseguenza ad una riduzione del numero dei punti di pronto soccorso sempre più concentrati nelle aree ad alta intensità di popolazione, mentre tutti convengono sulla necessità di rafforzare l'assistenza territoriale, particolarmente nell'area dell'emergenza-urgenza, appunto per prevenire l'accesso al pronto soccorso e i ricoveri inappropriati in ospedale.

Oltretutto, non con una riforma complessiva e con una visione di prospettiva, ma con uno strumento giuridico inadeguato e debole. È, quindi, paradossale che il rafforzamento del territorio passi attraverso lo smantellamento della guardia medica e che una variegata “corte dei miracoli” si affanni a spiegare che chiudendo le guardie mediche…migliorerà l'assistenza.

Eliminare la guardia medica significa affollare ulteriormente i Ps
Le postazioni del 118 rispondono all'emergenza e non tutte sono medicalizzate, sicché il ricorso al 118 nelle ore notturne (dalle 24,00 alle ore 8,00) comporterà inevitabilmente un ulteriore affollamento dei pronto soccorsi degli ospedali e un pesante disservizio per i cittadini, viste le difficoltà in cui sono costretti ad operare i Ps.

Le aree delle regioni a popolazione sparsa, dove la guardia medica è l'unico presidio sanitario, resteranno senza adeguata assistenza medica. Nei piccoli comuni, dove anche il medico di assistenza primaria è presente saltuariamente, il presidio di guardia medica è quasi sempre l'unico punto di riferimento sanitario della popolazione residente.

Infine, gli errori di grammatica. Sì perché questa “riformetta” ne è piena: l'atto di indirizzo e l'Acn della medicina generale non hanno le “competenze” per entrare nel merito dell'organizzazione del territorio. Sia il dlgs 229/99 sia la legge Balduzzi dispongono la copertura H24 della medicina generale e l'organizzazione dell'emergenza 118 non risponde all'Acn della medicina generale. Anche il personale che afferisce all'emergenza è oramai largamente inquadrato nell'area della dirigenza medica, tanto che nelle prime stesure dell'atto di indirizzo il settore dell'emergenza ancora afferente all'Acn era stato addirittura dimenticato.

Le domande senza risposte dell’H16 : la perdita di posti di lavoro
Concludendo: non si comprendono le ragioni tecnico organizzative di questa direttiva che non è stata preceduta da alcun confronto serio, ma sembra essere scaturita dal cilindro di qualche apprendista stregone, con il maldestro annuncio dell'ennesima ”rivoluzione” della medicina generale. Il tentativo di camuffare lo smantellamento della continuità assistenziale con la necessità di integrare il medico di continuità nei percorsi assistenziali diurni non regge ad un attenta disamina delle competenze: se questa era la reale volontà della parte pubblica, il passo vero continua ad essere indubbiamente rappresentato dal tempo pieno, corollario indispensabile del ruolo unico, peraltro senza significativi costi aggiuntivi se si considera che in quasi tutte le regioni i medici di continuità assistenziale svolgono la loro attività anche in supplemento orario e che buon parte di loro sono già inseriti nell'assistenza primaria con limitazione di scelte.

È inevitabile, poiché non saranno conferiti nuovi incarichi di continuità assistenziale (settore già in sofferenza con migliaia di precari incaricati a tempo determinato rinnovabili di tre mesi in tre mesi), giustificando i mancati incarichi con la scusa dei tempi necessari alla nuova programmazione. Come al solito, è oramai ben vecchia questa storia, c'è chi pensa di ridistribuire queste risorse all'interno dell'area convenzionata per consentire, in assenza di fondi freschi per il rinnovo del contratto, operazione economiche premiali su pochi “eletti”. A danno, è bene saperlo, di diverse migliaia di giovani colleghi per i quali l'incarico di continuità assistenziale rappresenta l'unica occasione di inserimento professionale.


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