Lavoro e professione

I rettori vogliono salvare i Policlinici dai piani di rientro. «Al tavolo ci vuole il Miur»

di r.tu.

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24 Esclusivo per Sanità24

E «nun ce vonno stà», si dice a Roma. Ebbene, è così: i rettori delle Università d'Italia proprio non ci vogliono stare a “perdere” pezzi di sanità pubblica. Non bastava il tira e molla sulla formazione dei medici che vede l’Università (e i presidi di medicina) sull’Aventino rispetto a Governo (tutto?), Regioni (tutte?) e sindacati (tutti, pare). Ora la Crui alza il tiro su un altro capitolo non certo secondario - e assai “danaroso” - dei risparmi in sanità. Parliamo dei piani di rientro degli ospedali in rosso: che la Stabilità 2016 ha previsto per il 2016 per le aziende H, gli Irccs e anche per le aziende ospedaliere-universitarie. Vale a dire gli ex Policlinici. E solo dal 2017 per gli ospedali presidi delle asl.

Fuori dal gruppo di mischia?
Ebbene, che accade? Accade che i rettori non ci stanno di far parte del "gruppetto" di mischia iniziale. Peccato che se ne accorgano solo adesso: a cinque mesi dalla manovra 2016 e proprio dopo che il decreto applicativo è già passato in Stato-Regioni. Una rivendicazione “a babbo morto", direbbero ancora a Roma.

I conti rischiano di non tornare...
Ma cosa chiedono? In una mozione all’esame oggi dei rettori - la Crui - esprimono perplessità che il decreto previsto dalla manovra possa fissare le modalità di individuazione dei costi e di determinazione dei ricavi anche per le amate aziende ospedaliero-universitarie, i loro amati Policlinici, «lasciando così aperta la possibilità che venga enucleata una figura di ricavi non coincidente, e più ridotta, rispetto ai ricavi reali, o effettivi». Insomma: rischio che si bari... E poi: perché dare più tempo agli ospedali delle Asl?

«Vogliamo il ministro del Miur al tavolo»
Insomma: c’è «preoccupazione». E per questo, ecco la richiesta: prevedere che il ministro dell’Università partecipi al tavolo di concertazione per la stesura del decreto. Che è già stato “benedetto”, però. Presenza «imprescindibile» quella del ministro del Miur, affermano, «poiché i contenuti del decreto incideranno sulle funzioni universitarie, e in particolare sulla ricerca, sulla didattica e sull'attività assistenziale compenetrate con il sistema sanitario al fine di garantire i livelli essenziali didattici, ovvero l'erogazione dei crediti professionalizzanti obbligatoriamente previsti dagli ordinamenti dei corsi di laurea professionale». Insomma: a tutta Università, col giusto rispetto di tutti.


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