Lavoro e professione
Whistleblowing, l’etica e le denunce dei dipendenti pubblici
di Guendalina Dondè (ricercatrice Institute of Business Ethics in collaborazione con Fondazione Sodalitas)
L’etica negli affari è un elemento fondante di una buona Corporate Governance. Per tutelarla occorre il supporto coerente di tutti, a partire dal personale dipendente. Negli Stati Uniti, e in parte anche in Europa, le maggiori aziende hanno introdotto sistemi di “Whistleblowing” (o Speak up) che permettono ai dipendenti aziendali di segnalare, con la garanzia della protezione della fonte, comportamenti interni all’organizzazione che non siano coerenti con i valori aziendali.
Nel nostro Paese, solo il 47% dei lavoratori ha la percezione che la propria organizzazione adotti un Codice Etico contro l’86% nel Regno Unito, ed è diminuita negli ultimi tre anni la consapevolezza dell’esistenza di programmi formali di etica aziendale (-21%). In calo la percentuale di dipendenti convinti che l’onestà sia praticata sempre o frequentemente nella propria azienda (73% nel 2015 contro l’86% del 2012), mentre aumentano i dipendenti consapevoli dell’esistenza di condotte improprie nella propria organizzazione (32% contro il 27% del 2012). E, infine, solo 4 lavoratori su 10, nel nostro Paese, si preoccupano delle conseguenze prodotte dalle condotte improprie praticate.
Sono i risutlati della ricerca condotta da IBE-Institute of Business Ethics (Uk), a cui la Fondazione Sodalitas ha contribuito per l’Italia, sul la diffusione del “Whistleblowing” in 6 Paesi europei (Uk, Francia, Olanda, Germania, Spagna, Italia). Dai risultati emerge la necessità di prestare particolare attenzione alla questione etica nel settore pubblico. Sono essenzialmente due i campanelli d’allarme su questo punto che si evidenziano nei dati raccolti. Da un lato, infatti, abbiamo cercato di sondare le opinioni del campione intervistato circa la diffusione di comportamenti etici sul posto di lavoro. Per fare questo, abbiamo utilizzato come indicatore di riferimento il valore dell’onestà, che viene spesso citato dalle aziende come valore etico di riferimento e rappresenta un concetto facilmente identificabile nella prassi.
I dipendenti pubblici ritengono che il valore dell’onestà ispiri i comportamenti all’interno della propria organizzazione in proporzione minore rispetto a quanti sono impiegati nel settore privato. Si tratta di una tendenza generale nei Paesi dell’Europa continentale analizzati, ma particolarmente in Italia. Nel nostro Paese, infatti, soltanto 68% dei dipendenti pubblici riferisce che i propri colleghi si comportano in modo onesto “sempre” o “frequentemente”; nel settore privato è di questa opinione il 75% del campione.
Un altro aspetto rilevante riguarda la rilevazione di comportamenti illeciti o non in linea con gli standard etici adottati dall’azienda. I dipendenti pubblici segnalano più frequentemente dei lavoratori del settore privato di essere stati testimoni di questo tipo di comportamenti negativi (40% nel settore pubblico contro 29% nel privato). Indubbiamente, su tali risultati ha influito lo scandalo “Mafia Capitale”, esploso proprio durante lo svolgimento della nostra ricerca. Di qui, la necessità di investire nella promozione dell’etica anche nel settore pubblico tramite la promozione di programmi etici formali che incontrino le esigenze della specifica organizzazione. I dipendenti pubblici segnalano con frequenza maggiore la presenza di un codice etico o di comportamento rispetto al settore privato (59% vs 42%). Ciò non sorprende se si considera che, in Italia, il Dpr del 16 aprile 2013 delinea un codice di comportamento per i dipendenti pubblici e include «i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i pubblici dipendenti sono tenuti a osservare». La presenza di tali linee guida è senz’altro importante, ma i risultati ci mostrano che ciò non è sufficiente a garantire l’efficacia del programma etico poiché è necessario che il codice sia accompagnato da una serie di iniziative che ne promuovano l’attuazione pratica.
Un esempio particolarmente interessante è fornito da quegli specifici strumenti a sostegno del Whistleblowing. Una legge in materia in Italia è in corso di approvazione. Finora, le uniche tutele per i whistleblowers erano a sostegno esclusivo dei dipendenti pubblici (novembre 2012). L’introduzione di suddette tutele, tuttavia, sembra conseguire più dalla volontà di conformarsi agli standard internazionali che da una vera accettazione del whistleblowing e non sembra aver influenzato in modo sostanziale la pratica nelle aziende pubbliche. Nel nostro campione, infatti, non si rilevano sostanziali differenze, in Italia, tra dipendenti pubblici e privati per quanto riguarda la presenza di questo strumento in azienda.
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