Lavoro e professione
Consiglio nazionale Fnom, quale futuro per i gruppi di lavoro «made in Bianco»
di Annarita Frullini (candidata CC Insieme Fnomceo Già componente Centro Studi Fnomceo - Già coordinatrice Osservatorio Fnomceo professione femminile)
Mi piace la diffusione sui media che Roberta Chersevani presidente Fnomceo dà ai suoi scritti.
Lo percepisco come un modo per dare pareti di vetro al Comitato centrale e creare partecipazione alla vita della Federazione perché questa diventi, non entità astratta, ma situazione viva per molti medici e molti cittadini. Soprattutto è un modo per far conoscere le azione della Fnomceo con una comunicazione che, oltre il semplice trasmettere informazioni, diventa innovativo strumento di lavoro: perché comunicare una notizia significa amplificarne vita ed esistenza.
In prossimità del Consiglio nazionale del 29 maggio, idealmente esteso a tutti i medici ed odontoiatri, propedeutico a una prossima Convention sulla professione medica, desidero esprimere pubblicamente alcune considerazioni sui gruppi di lavoro.
Quale sarà il futuro dei gruppi di lavoro che Amedeo Bianco, aveva definito come “il cuore battente, i terreni più attivi e fertili”? La presidente Chersevani ha ringraziato tutti i/le componenti per il lavoro svolto con efficacia e passione.
Personalmente credo che le attività dei Gruppi di lavoro e Osservatori attivati dalla Fnomceo possano essere rivisitate per modalità di azione e obiettivi, inserendo regole trasparenti e condivisione in itinere, delle questione trattate e delle attività in agenda, sia con il Comitato centrale sia con il Consiglio nazionale.
Potranno essere più funzionali creando stabili interattività con i gruppi locali degli Omceo, per realizzare una più intensa partecipazione alla vita degli Ordini e della Federazione.
I gruppi hanno bisogno di essere animati da persone con competenza, grande motivazione e senso di appartenenza verso l'istituzione Federazione, oltre che di strumenti reali, risorse, rete di contatti, tempo per presenza fisica e virtuale.
Ha detto Maurizio Benato che l’Osservatorio Fnomceo professione femminile aveva «sia obiettivi culturali di genere sia la cogenza di rispondere agli interrogativi posti da una professione medica, storicamente definita missione, con alta invasività della vita privata».
La Federazione ha dedicato energie e risorse per ripensare sia la formazione sia l’organizzazione del lavoro, e renderle più accoglienti verso le differenze di genere e le necessità biologiche.
Dopo Caserta 2007, riconosciuto il valore della presenza femminile, ha inserito donne nei gruppi di lavoro interni e in designazione esterne. Prassi che sarà opportuno, per il primo Presidente donna della Federazione incrementare/ottimizzare, anche ricordando come le politiche di genere siano trasversali a tutti i temi e che i medici donna hanno molte competenze, anche se minori apicalità.
Vi è ancora in Federazione una commissione giudicante - il gruppo sui procedimenti disciplinari - con una composizione totalmente maschile.
Nel 2012-2014 l’impegno che la Federazione ha posto verso la crescente presenza femminile nella professione, e le tematiche che ne scaturivano, è stato costante. La visibilità e la stima nei confronti del gruppo si è consolidata.
Indipendentemente dalle persone, che possono essere intercambiabili, ritengo importante che resti in Federazione un gruppo di riferimento su tematiche di genere: potrà essere autonomo o posto all'interno del Centro Studi.
Sono convinta che il gruppo debba continuare ad esistere costituito con una paritaria presenza di uomini e donne. Un gruppo totalmente femminile, che in altri contesti ha ancora motivi per esistere, in un Ente ausiliario o presto Sussidiario dello Stato, è percepito come periferico, ghettizzante e soprattutto non efficace.
In particolare i numeri della presenza femminile nella professione - il 40% di tutta la popolazione medica ed oltre il 60% fra gli under 40 - spingono a sovrapporre argomenti generazionali e di genere individuando nuove metodologia, strumenti di lavoro e chiavi di lettura.
Per essere motore del cambiamento e apportare vera innovazione sui temi della salute occorre catturare l’interesse di medici giovani e donne, oggi poco presenti nel governo della Federazione, e aiutarli a sviluppare una passione per l'istituzione nella quale noi lavoriamo/crediamo.
Mi piace ricordare che ogni processo di innovazione è un flusso che comincia con molte idee e termina con poche (i tecnici affermano che si passa da 200 idee documentate a 2/3 idee pronte per lo studio di fattibilità e poi per la realizzazione).
Può sembrare poco strategica la richiesta di un gruppo misto, per approfondire tematiche con i diversi sguardi di genere, proprio quando a settembre a Milano Expo 2015 vi sarà una Conferenza mondiale delle donne, “Pechino vent’anni dopo”.
Ma è necessario che nella professione medica siano insieme uomini e donne ad approfondire in un'ottica di genere diritti e culture. Ipotizzo un gruppo che lavori per i diritti disattesi/non applicati, capace di valorizzare, nella professione, culture eccellenti realizzando un benchmarking delle buone pratiche e delle realtà di qualità, sia del passato sia del presente.
Un gruppo capace di creare alleanze, senza logiche di contrapposizione.
Abbiamo grande bisogno di alleanze: fra le donne e gli uomini, fra i generi e le generazioni, fra medici e altri operatori e cittadini.
È necessario quindi che uomini e donne della professione, nelle diverse fasce di età, potenzino insieme le loro capacità, per affrontare i temi della professione e le grandi sfide globali cui siamo di fronte. Gli obiettivi che abbiamo sono irraggiungibili senza l’apporto di tutti/e.
Si riesce ad andare oltre le pari opportunità, quando si garantisce un equilibrio fra generi e generazioni, quando si creano le condizioni per la coesistenza di minoranza e maggioranza.
Abbiamo iniziato un percorso. Dovremo ancora lavorare molto perché vi sia fra i medici, uomini e donne, collaborazione e adeguata partecipazione alla responsabilità e alla decisionalità.
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