In parlamento
Corte dei conti, nella relazione al Parlamento sui Ssr il ritratto edulcorato di una sanità pubblica che non c’è
di Ettore Jorio
24 Esclusivo per Sanità24
La Corte dei conti (Sezioni delle Autonomie) ha depositato in Parlamento la relazione sulla gestione dei Servizi sanitari regionali per gli esercizi 2022-2023, approvata con deliberazione n. 4/SEZAUT/2029 (est. Peluffo e Tommasini). Il documento differisce dai soliti, sia per modalità che per contenuto, tanto da assumere una sorta di benevolo monito politico, dall’esito assolutorio. Una sorta di esperimento mediteggiante ancorché scandito bene nella tematica. Arriva addirittura a dare un’immagine di una organizzazione sociosanitaria che in pochi si riconosceranno di convivere. Giunge a pag. 48 della relazione ad affermare che “Le performance del servizio sanitario nazionale riguardo agli esiti di salute e alla qualità delle cure, risultano generalmente superiori a quelle medie dei Paesi Ocse, e descrivono, quindi, un sistema sanitario mediamente efficiente ed efficace”. Una considerazione questa della quale, francamente, non si comprende né l’utilità né tampoco come giustificarla in presenza dei danni quotidiani che si registrano. Ciò nella inefficienza dell’emergenza-urgenza che non c’è; della inefficacia della medicina convenzionata piena zeppa di vuoti assistenziali; nella mobilità miliardaria che impoverisce il Sud di circa tre miliardi all’anno; nella penuria di posti letto e in presenza di liste d’attesa che uccidono mentre l’utente aspetta un test diagnostico ovvero un intervento. Non solo. Nel tenere conto che una siffatta penosa affermazione emerge in un atto di “giustizia contabile” nella contemporaneità dell’emersione di un dato appena venuto fuori ad esito della ricerca dall’istituto EMG Different, commissionata da Facile.it, che rendiconta una platea milionaria di cittadini in difficoltà economica per spese mediche, sino ad essersi segnatamente indebitati a proposito.
Insomma, piuttosto che stimolare un Servizio sanitario nazionale a non cadere più in basso: lo si edulcora nel senso di esprimere una seppure preoccupante fotografia sulla mobilità sanitaria (pagg. 113-139); non si stigmatizzano gli accaduti contabili (gravissimi) della Regione Lazio per circa un miliardo di euro, venuti fuori nella sentenza di parifica per il rendiconto del 2022, cui dedica quattro paginette da contenuto minimo vitale per una così importante fonte emanante (pagg. 73-77); non si sottolineano le inadempienze delle regioni del Sud (pagg. 77-98), che producono tanta mobilità passiva e tanta sofferenza dei meridionali, che poi sono gli indebitati cui ha fatto riferimento l’anzidetta ricerca.
Per non parlare di cosa fa allorquando tratta del riparto del Fondo sanitario nazionale (pagg. 126-131). Cita solo due volte l’attuazione del federalismo fiscale. Ciò commesso da un organo che avrebbe dovuto, nel corso degli undici Governi che hanno omesso di farlo, urlare la grave inadempienza ai quattro venti. E ancora. Stigmatizzare la perduranza colpevole del criterio della spesa storica, che ha fatto più stragi di Erode, nonché stimolare l’introduzione a regime del sistema introdotto nel 2001 dei costi standard, rimasti ancora una aspettativa, e dei fabbisogni standard ancora da rilevare nelle diverse regioni. Per non parlare di quella perequazione della quale (ahinoi) si rilevano solo due riferimenti, peraltro non affatto incisivi, a pag. 136 e nella nota 298.
Concludendo, una relazione al Parlamento che a leggerla attentamente fa supporre di trovarsi di fronte per alcune delle conclusioni (in primis quella anzidetta recata a pag. 48) ad un atto offensivo per la Nazione, specie quella del Mezzogiorno, più che mai afflitta e sofferente per una tutela della salute che non c’è. Più dell’isola di Edoardo Bennato.
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