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Manovra/ L'Ufficio parlamentare di bilancio: con finanziamento Ssn 2024 rischio copertura spese tra farmaci, contenzioso su payback e nuovi Lea

di B. Gob.

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"Il finanziamento del Ssn per il 2024 potrebbe non coprire integralmente le spese, tenendo conto del costo delle misure previste dal Disegno di legge di bilancio, compreso l’incremento del tetto sulla spesa farmaceutica diretta, dell’applicazione dei nuovi Lea e del contenzioso delle imprese sul pay-back". Così l'Ufficio parlamentare di bilancio nell'ultima tornata di audizioni in commissioni Bilancio di Camera e Senato sul testo della manovra che inizia il 14 novembre il suo iter parlamentare. Secondo la presidente Upb Lilia Cavallari "ulteriori difficoltà, in tutto il periodo di programmazione, potrebbero sorgere in relazione alle carenze di personale e all’impatto di eventuali nuove pressioni dei prezzi dei beni energetici sul settore sanitario". Secondo l'Upb "le risorse aggiuntive stanziate dalla manovra sono sufficienti a mantenere nel 2024 l’incidenza della spesa sul Pil al livello pre-pandemico (6,4 per cento per nel 2019)". Ma "va sottolineato che il Servizio sanitario nazionale, pur presentando una spesa contenuta in termini pro-capite e in rapporto al Pil e buoni indicatori di salute, appariva già allora sottoposto a tensioni. Non si assiste ancora - in definitiva - a quel potenziamento strutturale del Ssn che sembrava essere diventato un obiettivo condiviso nella fase dell’emergenza sanitaria".
Parole che fanno seguito a quelle su una manovra che "si muove in un sentiero molto stretto" per cui si sollecita la garanzia di un "riequilibrio dei conti", fa parte del presidente della Corte dei conti Guido Carlino. «La manovra finanziaria per il prossimo triennio si muove all'interno di un sentiero molto stretto - aveva detto - in cui devono trovare un difficile equilibrio spinte ed esigenze diverse: rispondere alle difficoltà delle famiglie di fronte alla forte crescita dei prezzi; adeguare gli stipendi pubblici senza innescare una spirale negativa prezzi-salari; rafforzare un sistema dei servizi sanitari, assistenziali ma non solo, provato dall'emergenza pandemica; assicurare una maggiore flessibilità nelle scelte previdenziali; mantenere adeguati ritmi di investimento nel processo di ammodernamento infrastrutturale del Paese. Tutto ciò garantendo il percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito Pil». Dalla Corte, anche il monito sul rischio di una perdita di qualità dei servizi a fronte di tagli alla spesa. «Se appare corretto l'implicito richiamo in tutte le aree dell'azione pubblica a un più attento utilizzo delle risorse, il quadro è soggetto al pericolo di non riuscire a mantenere la qualità dei servizi offerti, rischiando di vanificare, specie nel caso delle fasce più deboli della popolazione, il beneficio monetario che ci si propone di dare». Quanto alla sanità, dalla manovra arrivano risorse "rilevanti ma insufficienti" e "pesa la crescita dei prezzi". «Entro i margini di manovra molto ristretti in cui si collocano gli interventi della legge di bilancio, le risorse destinate alla sanità sono certamente rilevanti. Esse non sono tuttavia sufficienti ad invertire il profilo riflessivo già disegnato nel quadro tendenziale. La riduzione in termini di prodotto - aggiunge - rimane evidente anche se l'attenzione per questo settore di spesa è testimoniata dalla seppur limitata crescita del rapporto con il totale della spesa corrente primaria. Il settore sanitario, come altri del complesso sistema di welfare, sta conoscendo il peso di una crescita dei prezzi ben superiore all'aumento delle risorse disponibili».Infine, dall'Istat la sottolineatura delle carenze di personale, soprattutto relative alle risorse per il territorio e in particolare medici di medicina generale e infermieri. Per questi ultimi "si pone un problema di scarsa attrattività della professione, problema che tende ad aggravarne la già scarsa dotazione", rileva l'Istat. Per Francesco Maria Chelli, presidente facente funzione dell'Istat nella audizione sul Ddl di bilancio davanti alle commissioni Bilancio di Senato e Camera, «per i medici di medicina generale (Mmg) vi è la preoccupazione di una carenza nel prossimo futuro, quando un numero consistente di professionisti andrà in pensione senza che ci sia stato un adeguato ricambio generazionale, in conseguenza di una scarsa attrattività della professione, meno remunerata rispetto ai medici specialisti». In generale, l’offerta di medici di medicina generale dal 2011 al 2021, «palesa un trend in sensibile diminuzione in tutte le aree del Paese con una riduzione media annua dell’1,2%, leggermente più elevata nelle Regioni del Nord-ovest (-1,4%). Per effetto di queste dinamiche, la percentuale di Mmg che assistono un numero di pazienti superiore al valore soglia stabilito dall’accordo nazionale è andata aumentando in maniera significativa (dal 15,8% del 2004 al 38,2% nel 2020).


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