In parlamento
Ddl Lorenzin, Mangiacavalli (Ipasvi): «Approvazione subito. Infermieri professionisti laureati, priorità tutela ordinistica»
di Barbara Mangiacavalli (presidente Federazione nazionale Collegi Ipasvi)
Il Ddl Lorenzin deve essere approvato. Abbiamo scritto al presidente del Senato Pietro Grasso e alla presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama Emilia Grazia De Biasi, per chiedere la calendarizzazione e l'approvazione nel più breve tempo possibile dl disegno di legge ormai in terza lettura al Senato perché, nonostante le criticità evidenziate in alcuni passaggi che hanno modificato il testo tra Senato e Camera durante l'iter e che comunque potranno trovare soluzione al momento della messa a punto dei decreti attuativi della legge, gli infermieri – e in questo senso già si era espresso a suo tempo il Consiglio nazionale della Federazione – chiedono l'approvazione rapida del disegno di legge.
Per noi la trasformazione dei Collegi in Ordini professionali è la priorità assoluta. E' un passaggio che sarebbe già dovuto avvenire quasi automaticamente nel momento stesso in cui a partire dal decreto legislativo 502/1992 la formazione degli infermieri è entrata a pieno titolo in Università e la legge 42 del 1999 ha riconosciuto il carattere intellettuale della nostra professione.
Oggi gli infermieri sono professionisti laureati; non ha più senso pertanto mantenere l'obsoleta e anacronistica separazione tra collegi e ordini per delineare forme di rappresentanza professionale e di iscrizione agli albi di appartenenza: gli infermieri, al pari di tutte le altre professioni intellettuali, vogliono una tutela ordinistica. Il riconoscimento ormai acquisito e universalmente affermato della nostra professione, non può prescindere da quello di un'organizzazione esattamente analoga a quella delle altre professioni intellettuali. Abbiamo le stesse regole, gli stessi diritti e gli stessi doveri e per questo dobbiamo e vogliamo avere lo stesso modello organizzativo e di gestione.
La differenza poi la faranno i codici deontologici, che anche grazie alla nuova legge acquisteranno maggiore rilevanza anche per il peso e le potenzialità che i nuovi Ordini avranno dal punto di vista del controllo e della loro applicazione e potranno essere aggiornati con maggiore e più regolare frequenza.
E la differenza la farà anche l'organizzazione a livello locale, che per noi deve essere tarata in base alle necessità del territorio. La capillarità della presenza, grazie al lavoro che oggi svolgono i Collegi, consente di affrontare più da vicino le necessità del territorio, la sua epidemiologia e i bisogni assistenziali di cittadini che spesso, specie nelle Regioni più grandi, possono essere diversi anche da una città all'altra, tra paesi perfino vicini.
Ammodernare la legge del 1946 è necessario. E farlo con un diverso inquadramento degli enti, la loro possibilità di intervento anche disciplinare, una organizzazione più rispondente ai moderni canoni non solo degli enti pubblici, ma anche della programmazione sanitaria, anche se le regole dovranno essere regolamentate con i decreti attuati della legge, rendono la nuova legge importante perché tutta l'attività di Ordini e Federazioni non sia decontestualizzata nei fatti dal divenire della società e del progresso professionale e scientifico.
E l'elemento forte della presenza degli Ordini è la tutela dell'assistito che si ottiene vigilando affinché l'iscritto abbia titolo al contatto diretto con lui, anche in caso con l'esercizio della magistratura interna. Quindi il controllo sui comportamenti deontologici e professionali. Ma anche la tutela di chi è iscritto all'Ordine e oggi ancora troppo spesso vede la sua professionalità confusa con le attività di altri operatori senza che questo possa avere dei reali paletti e delle reali tutele che la tutela ordinistica, invece, danno.
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