In parlamento
Biotestamento, De Biasi: «Pronta a lasciare come relatrice». Dopo i senatori a vita si mobilitano anche i sindaci
di Lucilla Vazza
Biotestamento è conto alla rovescia, giovedì si volta la carta. Gli occhi sono tutti sulla relatrice della legge al Senato, Emilia De Biasi (Pd), che è anche la presidente della commissione Sanità, snodo di tutti i contrasti, le proposte, le delusioni sul provvedimento che forse regolamenterà il fine vita degli italiani. Giovedì è convocata la commissione e la senatrice ha dichiarato di essere pronta a comunicare la decisione di dimettersi da relatrice del provvedimento. Se il blocco ostruzionista non dovesse ritirare i famigerati 3mila emendamenti le sue dimissioni resteranno l'unica strada procedurale percorribile per non far morire in commissione la legge stessa. A quel punto i Capigruppo dovranno trasmettere il provvedimento direttamente all'aula senza relatore per il voto. Del resto, la Lega, autrice di 1.500 emendamenti, non pare disposta a negoziare e a ritirarli. E difficilmente da qui a giovedì cambieranno le cose.
Cronaca di dimissioni annunciate
Ma a queste dimissioni annunciate qualcuno non crede e critica il comportamento troppo diplomatico della relatrice. Sono infatti piovute critiche dall’Associazione Luca Coscioni che con un certo sarcasmo ha sottolineato in una nota che ad oggi la senatrice ha annunciato le dimissioni ben 7 volte. Ora però lo scenario è definitivo e la scelta non più rinviabile, quindi in ogni caso sapremo. Sapremo che fine farà la legge con tutto il carico di polemiche e ambiguità che hanno caratterizzato questo lunghissimo iter parlamentare. Dalla morte di Eluana Englaro nel 2009 a oggi. Con 16 proposte di legge confluite tra una corsa in avanti e una battuta d’arresto a quella oggi sul tavolo dei senatori per cui ci sono voluti comunque oltre due anni di lavoro.
Tra chi c’era ma poi ha cambiato idea, chi invece ha detto fin dall’inizio che non ci sarebbe stato e chi ha traghettato il provvedimento da una Camera all’altra, aggiustando il tiro per non fargli prendere una direzione estrema, sicuramente più ardua da affrontare. Niente eutanasia o suicidio assistito, insomma, e pesante lavoro di lima su disposizioni anticipate di trattamento (Dat), rifiuto dell’accanimento terapeutico e diritto all’obiezione di coscienza per i medici.
Sindaci mobilitati
E dopo la lettera aperta dei senatori a vita che chedevano ai colleghi di andare avanti fino in fondo con l’approvazione della legge, oggi arriva la presa di posizione di un nutrito gruppo di sindaci. L’appello è stato promosso dall’Associazione Coscioni, che in pochi giorni ha attivato un movimento “dal basso”, raccogliendo già una trentina di firme di primi cittadini.
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