In parlamento

Def, Regioni:«Scoperti 2,7 mld per il 2018, serve nuovo patto per crescita pluriennale»

di L.Va.

Le Regioni chiedono al governo di escludere ipotesi di nuovi tagli al momento di definire la manovra per il prossimo anno.

Nell’audizione di oggi sul Def, di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, la delegazione guidata da Massimo Garavaglia (assessore al Bilancio della Lombardia e coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni) ha fatto una premessa: « Il debito della pubblica amministrazione risulta quasi totalmente dovuto alle amministrazioni centrali. Non solo: come dimostrano i dati la spesa della Pa centrale cresce, mentre quella delle Regioni è in costante flessione dal 2009 - ha aggiunto Garavaglia - per più di 12 miliardi di contributo. C'è una componente strutturale del taglio già “assorbita” che nel 2018 sfiorerà i 9 miliardi, ma c'è un taglio di circa 2,7 miliardi ancora da coprire, più altri 2,7 a decorrere dal 2019».

Il Def annuncia una nuova fase di tagli alla spesa da circa 1 miliardo nel 2018, ma riferita alle amministrazioni centrali dello Stato.

E poi Garavaglia ha lanciato la proposta delle Regioni: « Vogliamo proporre alla Conferenza delle Regioni l’idea di definire un Patto Stato-Regioni per la crescita pluriennale all'interno delle linee definite dal Def 2017, prima – ha aggiunto Garavaglia - dell'apertura della sessione di bilancio 2018, un accordo da coniugare in due ambiti. Prima di tutto un Patto per lo sviluppo con un incremento degli investimenti attraverso: un contributo positivo alla crescita del Pil senza però incidere con aggravi sugli obiettivi di finanza pubblica definiti; investimenti del Fondo Sviluppo e coesione attraverso l'ottimizzazione utilizzo risorse; la Riforma della pubblica amministrazione e il recupero dell'evasione fiscale (Dm Iva). Poi – ha concluso Garavaglia - un Patto per le tutele per perseguire obiettivi condivisi e imprescindibili in materia di politiche sociali».

In sostanza l’idea è che il fondo per la realizzazione degli investimenti sia spostato a livello locale per renderlo «più veloce». Infine, Garavaglia ha invitato i parlamentari a un approfondimento particolare sui tagli «alle politiche sociali e al trasporto pubblico locale: due comparti sensibili e difficili da gestire con questa ulteriore razionalizzazione».

Nuovi Lea: primato dell’Emilia Romagna
«Siamo davvero orgogliosi di essere stati i primi a partire con i nuovi Lea, trasferendo in tempi rapidi sul territorio quanto prevede il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. Un risultato che abbiamo ottenuto perché in Emilia-Romagna abbiamo un altissimo livello di competenze, strutture e tecnologie, ma anche perché ci siamo mossi subito e bene dal punto di vista organizzativo». Commenta Sergio Venturi, assessore alla sanità dell'Emilia-Romagna, prima regione (e attualmente unica insieme al Veneto) ad aver recepito i nuovi livelli essenziali di assistenza.

«Non era scontato - ha detto Venturi - riuscire a farlo così velocemente, come dimostra il fatto che in tutte le altre regioni, ad esclusione del Veneto, il decreto ministeriale non è ancora stato recepito. Un altro motivo di grande soddisfazione è che attraverso i nuovi Livelli essenziali di assistenza vengono estesi a tutto il Paese trattamenti e cure che da noi sono già garantiti da tempo. Merito anche dei nostri professionisti, che in questi anni ci hanno consentito di anticipare, in buona parte, i nuovi Lea. E ora, grazie alla disponibilità dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta che ci aiuteranno nella somministrazione dei nuovi vaccini, compiamo un altro, importante passo per rafforzare la prevenzione e la tutela della salute».


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