In parlamento
Governo, via libera del Senato alla fiducia con 169 sì
di Andrea Gagliardi
Il governo Gentiloni ha otteuto la fiducia del Senato. I voti a favore sono stati 169, 99 i contrari. Il via libera è arrivato dopo la fiducia incassata ieri alla Camera. M5s, Sinistra italiana, Forza Italia e Cor hanno votato no alla fiducia. I verdiniani di Ala e la Lega non hanno partecipato al voto. Il governo di Matteo Renzi, il 25 febbraio del 2014, ottenne la prima fiducia del Senato con lo stesso numero di voti favorevoli. Hanno votato a favore della fiducia Pd, Ap (con l'eccezione di Maurizio Sacconi che non ha partecipato al voto), il gruppo Autonomie, la senatrice ex M5s Serenella Fucksia, il senatore ex Sel Dario Stefano e il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
Verdiniani non partecipano a voto fiducia al Senato. Presenti alla replica i senatori delle opposizioni, assenti invece durante il dibattito. Scontato il no alla fiducia di M5s e Lega. Diversi i toni di Forza Italia. Il capogruppo azzurro in Senato, Paolo Romani, nel corso della dichiarazione di voto, ha annunciato un'opposizione «dura, leale e senza sconti», ma ha assicurato che lavorerà in Parlamento affinché sia approvata la “migliore legge elettorale possibile».
Gentiloni: sostegno banche è tra impegni immediati
«Voi sapete che io ho condiviso pienamente la riforma costituzionale che è stata approvata ripetutamente in quest'aula, ma sapete altrettanto bene che i cittadini italiani hanno deciso, il popolo ha deciso con un referendum dal risultato netto. Quindi potrei dire che la fiducia che chiedo a nome del governo al Senato è una fiducia un po' particolare: chiedo la vostra fiducia ed esprimo la mia fiducia nei confronti del Senato e delle sue prerogative». Così, con un omaggio all'istituzione, il premier Gentiloni ha iniziato il suo discorso in replica al Senato.
Il premier, che ha ricordato in aula la tragedia di Aleppo sotto assedio («un dramma che offende le nostre coscienze»), ha sottolineato che il suo governo non è nato per amore di continuità, ma «per responsabilità», e per la necessità di «dare all'Italia istituzioni stabili e certezza». Primo compito del governo è «continuare la eccezionale opera di riforma e modernizzazione fatta in questi anni». I temi sul tappeto sono: giustizia, diritti, norme sulle pensioni, innovazione. Tra gli impegni immediati, «il sostegno al sistema bancario e all'emergenza terremoto e ricostruzione». Ma anche il lavoro. L'obiettivo è «procedere verso la universalizzazione delle tutele che deve essere un traguardo, un traguardo percorribile».
«Urgente legge elettorale a prescindere da data voto». Poi Gentiloni ha ribadito che il governo «non sarà attore protagonista» sulla legge elettorale ma «avrà il compito di facilitare la ricerca di una soluzione, perché non ci sfugge, a prescindere da quanto durerà la legislatura, l'urgenza di dare al nostro sistema regole che consentano alla Camera e al Senatodi governare in modo armonizzato». Ma ha anche ricordato che «la durata del governo è stabilita dalla Costituzione». All'opposizione di M5s e Lega che non ha partecipato neppure al Senato al dibattito sulla fiducia, il premier ha chiesto di «rispettare il Parlamento» e di «partecipare alle sue riunioni in modo civile econ dignità come prevede la Costituzione».
Poletti: scenario è voto prima di referendum jobs act. Più esplicito sulla durata del governo, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, commentando all'Ansa i rischi che il voto sul referendum proposto dalla Cgil possa essere un ulteriore proble a per il Pd e il governo. «Se si vota prima del referendum il problema non si pone. Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile. Sulla data dell'esame della Consulta è tutto come previsto» ha dichiarato il ministro.
Banchi opposizione semideserti. Vari i ministri presenti in Aula stamattina: la ministra della P.a. Marianna Madia, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, il ministro degli Affari Regionali Enrico Costa, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il ministro dello Sport Luca Lotti. Nell'Aula del Senato dove è in corso il dibattito sulla fiducia al nuovo esecutivo, i banchi delle opposizioni sono semideserti. Poche le presenze tra i senatori di Forza Italia.
La fiducia alla Camera. Ieri Gentiloni alla Camera ha rivendicato la continuità con il governo Renzi e ha presentato il suo come esecutivo di «responsabilità» che durerà finchè avrà la fiducia del Parlamento. L'esecutivo è nato con 368 sì e 105 no, in un'aula della Camera semideserta per l'Aventino di M5S e Lega e l'assenza nel voto dei verdiniani. In cima all'agenda il lavoro, il disagio del ceto medio, il rilancio per un'Ue meno austera. Non direttamente la legge elettorale, per la quale il governo non avrà un ruolo di «attore protagonista», ma di facilitatore di un'intesa tra i partiti che venga in tempi rapidi perchè, avverte il Pd, «non accetteremo pantani» per allungare la legislatura. L'unico attacco di Gentiloni è stato per stigmatizzare l'incoerenza dei grillini («I super Paladini del Parlamento non sono qui - ha detto il premier - facciamola finita con l'escalation di violenza nel dibattito. Le Camere non sono un social network»).
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