In parlamento
Il referendum e l’importanza del «sì»
di Marco Campione (Presidente e Ad GE Healthcare Italia e Presidente Associazione Elettromedicali di Assobiomedica
Il referendum costituzionale, in programma in autunno, presenta implicazioni importanti anche per il Servizio sanitario nazionale e, in generale, per la politica della tutela della salute nel nostro Paese. Infatti, pur non essendo la sanità un tema specifico della consultazione referendaria, l’esito del referendum per quanto attiene alla modifica del Titolo V della Costituzione potrà avviare, in caso di vittoria del sì, a quella riforma del nostro sistema sanitario di cui c’è urgente bisogno, in particolare per quanto attiene alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni.
Un primo aspetto positivo generale, in caso di vittoria del sì, sarà la semplificazione dell'attività legislativa, derivante dalla fine del bicameralismo perfetto, che permetterà al Parlamento di approvare le leggi con un iter più snello e veloce. Un vantaggio sia per i cittadini italiani, sia per rendere l'Italia più attrattiva per gli investitori, generando potenzialmente maggiori investimenti e occupazione. Certezza delle “regole del gioco”, rapidità nell'approvazione delle leggi, nonché snellimento della burocrazia, infatti, sono fattori decisivi per essere più moderni e attrattivi a livello internazionale.
Il secondo aspetto riguarda più direttamente la sanità: con la precedente riforma del Titolo V nel 2001, lo Stato ha affidato alle Regioni molte competenze in ambito sanitario. Purtroppo si è trattato di una riforma “a metà” che ha partorito un federalismo imperfetto.
Una “governance” che ben presto ha mostrato la corda per quanto riguarda i costi – sono stati ingenti sia gli sprechi sia le disparità e assenti gli scambi di buone pratiche fra Regioni – e soprattutto per l'aspetto più centrale per la salute del cittadino: la qualità e l'equità di accesso delle cure. Un esito positivo della consultazione referendaria può essere l'occasione (forse irripetibile) per trovare quelle convergenze bipartisan utili a riscrivere l'articolo 117 del Titolo V, assicurando un'erogazione uniforme dei Livelli Essenziali di Assistenza in ogni regione, riassegnando allo Stato il ruolo di garante del diritto alla tutela della salute, rafforzandone il ruolo d'indirizzo e verifica dell'operato delle Regioni che pure devono mantenere le proprie competenze atte all'erogazione dei servizi sanitari sul territorio.
Il referendum può essere quindi un primo passo per una più ampia riforma sanitaria, che mantenga i tanti aspetti d'eccellenza del nostro sistema – ancora uno dei migliori al mondo – adattandolo però alle nuove esigenze della popolazione, oltre che a un sempre maggior bisogno di qualità ed efficienza nella gestione delle risorse. Una Riforma a tutto tondo che auspico possa avere inizio proprio a margine di questo importante passaggio referendario.
L'universalismo del nostro sistema sanitario è una ricchezza che non va smantellata, ma che non può oggi tradursi in “gratuitamente, tutto, a tutti”, ma deve garantire uguali diritti a una sanità di qualità per ciascun cittadino, in qualsiasi Regione risieda. Da cambiare sono invece le logiche di sostenibilità del sistema, che non possono essere legate solo a obblighi di risparmio, ma anche di qualità delle cure, uguaglianza e parità nell'accesso e quindi aumento dell'aspettativa di vita in salute. La storia insegna che i molteplici tetti di spesa “verticali” (per farmaci, per dispositivi medici, per ospedali, per territorio) non hanno portato a miglioramenti nell'efficienza e nell'efficacia dell'utilizzo delle risorse: dobbiamo invece ambire a una strategia complessiva, che miri davvero alla tutela della salute del cittadino.
Un aspetto chiave, in questo senso, è l'innovazione tecnologica di qualità. Investire in dispositivi, apparecchiature e farmaci davvero innovativi non è un costo, ma un investimento nel medio periodo, per permettere diagnosi più accurate, terapie più mirate e personalizzate per i pazienti, minor ospedalizzazione, migliore qualità della vita ed anche maggiori entrate fiscali e produttività, traducibili in benefici economici per la competitività dell'Italia.
Il referendum è quindi un'occasione importante per tutti i cittadini, e una misura fondamentale per rinsaldare la credibilità dell'Italia sullo scenario internazionale: una credibilità minata nel passato da eccessiva burocrazia, manovre spesso emergenziali, poca certezza delle regole, assenza di piani di lungo periodo che non vengano cancellati o ridiscussi al primo cambio di scenario politico. La vittoria del sì ha dunque un valore concreto ma anche un forte significato simbolico per gli investitori e per gli operatori finanziari.
Un esito positivo non può che contribuire a modernizzare il nostro Paese, compreso il nostro bellissimo, ma un po' datato, Servizio Sanitario Nazionale.
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