In parlamento
Ddl concorrenza, domani vertice. Altro rinvio. E Calenda vuole «più coraggio». Come l’Antitrust
di red. san.
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Tanto tuonò che piovve, vien facile dire. Fatto sta che, a dispetto di tanti proclami profusi a piene mani ancora ieri dai due relatori («in settimana chiudiamo, la prossima si va in aula»), il Ddl sulla concorrenza torna sulle montagne russe. Non per le questioni di farmacie, si assicura, ma di assicurazioni e sicuramente di tanto altro. Come i taxi e sicuramente non solo.
Domani vertice mattutino
Fatto sta che oggi in commissione Industria al Senato s'è combinato praticamente niente, con l'approvazione di un pugno di modifiche e il rinvio delle questioni più spinose . Fumata nera. E vertice domani mattina al ministero dello Sviluppo tra ministro Calenda, capigruppo di maggioranza di Camera e Senato, i relatori Tomaselli (Pd) e Marino (Ap) , forse anche della ministra Boschi (rapporti col Parlamento). Scontistica per l'Rc auto, deleghe al governo su Ncc-Uber (taxi) e obbligo delle scatole nere sulle auto, i capitoli più spinosi in sospeso.
Tra nuovo rinvio e battute (Marino versus Calenda)
Il risultato è che i lavori rischiano concretamente di subire un nuovo rinvio. L commissione lavorerà ancora in ogni caso anche martedì prossimo, nel tentativo di arrivare in aula il giorno dopo. Per poter chiudere al Senato entro fine mese, nel bel mezzo di un calendario d'aula quasi impossibile. Tutto questo nel bel mezzo di uno scambio di "cortesie" rivolte dal relatore Marino al ministro Calenda, che aveva lanciato un sassolone nello stagno di una legge parecchio annacquata nel suo cammino parlementare. «Non condivido del tutto quello che dice il ministro anche se ognuno fa le proprie valutazioni, ma aspetto in ogni momento con grande piacere e curiositò che il Governo presenti emendamenti coraggiosi per farli miei», ha dichiarato, commentando le parole del ministro dello Sviluppo e che in un'intervista ha detto che le norme del provvedimento «non sono coraggiose come avrebbero dovuto essere». Quasi una dichiarazione di guerra preventiva verso la prossima legge sulla concorrenza, come già aveva hiesto l'Antitrust.
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