In parlamento

Educatori e pedagogisti verso l’obbligo di laurea. Ok della Camera al Ddl che ora passa al Senato

di L.Va.

Obbligo di laurea per gli educatori professionali e i pedagogisti. È quanto prevede la nuova legge sulla disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista che dopo la prima lettura alla Camera passerà all'esame del Senato.
Oggi per accedere alle professioni educative sono previsti due percorsi o meglio due ambiti diversi: la facoltà di Scienze dell'Educazione e quella di Medicina, con un indistinto sbocco professionale. Con la proposta di legge, a prima firma Vanna Iori (Pd), si mette ordine nella confusione normativa esistente fissando alcuni requisiti basilari, prendendo come riferimento il livello delle conoscenze richieste dal Qeq (Quadro europeo delle qualificazioni professionali), e individuando i percorsi di studio, le competenze, i titoli, gli sbocchi occupazionali.
«Con l'approvazione della legge che istituisce le professioni di educatore professionale
socio-pedagogico, socio-sanitario e pedagogista vogliamo valorizzare l'identità scientifica e professionale di educatori e pedagogisti al fine di accrescere la qualità dei servizi
educativi e di assistenziali negli asili, nelle case-famiglia, ma anche nelle carceri e nelle strutture per l'assistenza di anziani o disabili. Riteniamo che educatori non ci si
improvvisa». Lo ha detto Maria Coscia, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera, durante la dichiarazione di voto nell'Aula della Camera.

L'esercizio di queste attività sarà consentito solo a chi è in possesso delle relative qualifiche, attribuite all'esito del percorso di studi universitari, in particolare della classe l-19 Scienze dell'educazione e della formazione, e da qui l'attribuzione della qualifica professionale agli educatori di cui la legge si occupa.
Inoltre la qualifica di pedagogista è attribuita solo a chi conseguirà un diploma di laurea nelle classi di laurea magistrale (LM-50, LM-57, LM-85) oltre che ai docenti di ruolo di Scienze della formazione, ai ricercatori e ai dottori di ricerca.
La legge prevede norme transitorie a tutela di quanti lavorano come educatori e hanno maturato esperienza nei servizi, pur non avendo il titolo di laurea ora previsto dalla norma: dovranno frequentare un corso intensivo di almeno un anno.

Cosa cambia
L'educatore professionale socio-pedagogico (che subentra all'attuale educatore) e il pedagogista operano nei servizi e presidi socio-educativi e socio-assistenziali, nonché nei servizi socio-sanitari, limitatamente agli aspetti socio-educativi. Si occuperanno cioè di ambito scolastico, educativo, genitorialità e famiglia, integrazione degli stranieri, sportivo e motorio. Dieci sono gli ambiti previsti dalla legge e 14 i servizi in cui potrà esercitare l'attività professionale, dai servizi educativi 0-6 anni ai servizi geriatrici, dai servizi per le dipendenze a quelli per la disabilità.
L'educatore professionale socio-sanitario (nuova denominazione dell'attuale educatore professionale) opera nei servizi e presidi sanitari, nonché nei servizi e presidi socio-sanitari (e non anche, come invece attualmente prevede il DM 520/1998, nelle strutture socio-educative).
In sostanza, ciascuna figura opera esclusivamente nel campo più consono alla sua formazione, e entrambi sul socio-sanitario.
Con riferimento agli ambiti prioritari di intervento dell'educatore professionale socio-pedagogico e del pedagogista, si fa riferimento ai seguenti: educativo e formativo; scolastico; socio-sanitario e della salute, limitatamente agli aspetti socio-educativi; socio-assistenziale; della genitorialità e della famiglia; ambientale; culturale; sportivo e motorio; giudiziario; dell'integrazione e della cooperazione internazionale. «C’è un equivoco originato da un decreto ministeriale del 1998 e deve essere superato con questa legge. A nostro avviso, tra la figura dell'educatore pedagogico e quello in ambito sanitario, nella realtà dei fatti finiscono per ricoprire quasi lo stesso ruolo». Così Giuseppe Brescia, deputato del M5s in commissione cultura.
Brescia sottolinea che «ci vuole un percorso unico, interfacoltà, tra la facoltà di scienza della Formazione e quella di Medicina, che dia una qualifica unica, di educatore professionale e che sia abilitante. In questo modo innalziamo il percorso qualitativo del percorso di queste persone e miglioriamo il servizio ai cittadini che ne usufruiscono».


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