In parlamento
Sì alla fiducia, la Stabilità passa alla Camera
di B. Gob.
Con 164 sì, 116 no e 2 astenuti, passa al Senato il maxi emendamento del Governo alla legge di Stabilità 2016. La seconda manovra targata Renzi entra nel vivo, in particolare per il capitolo sanità.
L’eredità che il testo riveduto dell’AS 2111 porta in dote da Palazzo Madama alla legge di Stabilità - che dovrebbe vedere la luce nella sua versione definitva entro Natale - ha il suo nocciolo nell’emendamento sui farmaci innovativi. Per il Fondo sono confermati 500 milioni, sempre extra Fsn, anche nel 2016, mentre l’eventuale extratetto sarà computato a carico delle imprese (solo le produttrici di farmaci innovativi?) nella farmaceutica territoriale. Scatta l’operazione trasparenza, voluta dalla commissione Igiene e sanità, che impone al ministero della Salute di predisporre un Programma strategico che definisca priorità d’intervento, condizioni di accesso ai trattamenti, parametri di rimborsabilità in base ai risultati significativi ottenuti con i trattamenti, numero di pazienti potenzialmente trattabili e previsioni di spesa, condizioni d’acquisto, schemi di prezzo condizionati al risultato e indicatori di performance. Ma anche strumenti a garanzia e trasparenza di tutte le procedure attivate, modalità del monitoraggio e valutazione di tutti gli interventi sul territorio. Il programma strategico, che limita in qualche modo il ruolo dell’Aifa, dovrà essere approvato annualmente dalla Conferenza Stato-Regioni.
Poi c’è il grande capitolo nuovi Lea: confermata la cifra di 800 milioni, l’emendamento della Igiene e Sanità ha ripristinato il via libera delle commissioni parlamentari (che il Ddl aveva cancellato) al Dpcm sui Livelli essenziali di asistenza.
La partita risorse complessive è ancora tutta da giocare e si svolgerà, appunto, alla Camera dei deputati. Di sicuro i Lea entrano nei 111 miliardi del Fondo sanitario nazionale, ma si va a caccia di altri finanziamenti. La sinistra Dem però ha avanzato una serie di altre proposte, tra cui quella, di difficile realizzazione, di recuperare 1,5 mld alla sanità riducendo il minor prelievo sulla prima casa. Nella manovra è intanto finito il decreto approvato il 6 novembre scorso dal Governo, che permette un ripiano diluito in 30 anni dei debiti pregressi delle Regionisalva-Regioni. E lì hanno trovato spazio anche le nuove regole sul calcolo dei ripiani alle Regioni da parte delle aziende farmaceutiche, relative al payback 2013 e 2014.
Tra gli interrogativi aperti, quello dei centauri università-aziende, per cui sempre la XII del Senato ha chiesto che il pareggio di bilancio nei due anni precedenti l’integrazione e voce in capitolo solo limitata per i rettori. Il “giallo” sulla sorte di questa norma, contestata anche dai sindacati medici, si è infittito oggi dopo le dichiarazioni del responsabile Sanità Pd Federico Gelli: «L’emendamento alla Camera lo andremo a modificare - ha spiegato il deputato - perché scardina un delicato equilibrio che si è venuto a determinare con l’attuale riforma». Secondo Gelli, quell’emendamento «era stato perorato dalla governatrice friulana Debora Serracchiani, che pone un problema quanto mai vero e attuale, poiché lei ha già adottato questa riforma, essendo la sua una Regione a statuto speciale e necessita di una norma nazionale per codificare in maniera definitiva questo cambiamento».
Ad annunciare nuove possibili integrazioni e una mano tesa alle Regioni in deficit è stata invece la ministra della Salute Lorenzin, che ha presenziato con il premier all’inagurazione del nuovo Pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma. «Sto lavorando a una norma da inserire nella legge di Stabilità che permetta alle Regioni di uscire dal Piano di rientro. C’è una legge per entrare, ma non per uscire», ha affermato la ministra. Mentre dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che nelle settimane scorse dopo un duro scontro con le Regioni sul tema risorse aveva inaugurato una fase di disgelo , è arrivato un ulteriore messaggio distensivo: «Grazie a chi lavora, a chi non si arrende alla logica dello sfascio. In Italia abbiamo mille problemi e limiti ma abbiamo una qualità del lavoro nella Sanità che pochi hanno al mondo».
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