Imprese e mercato
Unipol-Ambrosetti: necessari 176 miliardi entro il 2030 per garantire la sostenibilità del welfare
di Ernesto Diffidenti
24 Esclusivo per Sanità24
Entro il 2030 sarà necessario reperire 176 miliardi di euro addizionali per garantire la sostenibilità del sistema di welfare del Paese. Lo rileva il Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The House – Ambrosetti (TEHA), secondo cui “solo il 41% degli italiani si sottopone a prevenzione e controlli regolari”. La spesa in welfare in Italia - sottolinea il report - risulta sbilanciata sulla “gestione del presente” con una quota complessiva sulla spesa totale del 78,9% (6,1 punti percentuali più alto rispetto alla media europea). Di contro, la spesa dedicata alla “costruzione del futuro”, ovvero gli investimenti per le nuove generazioni e la prevenzione pesano solo per il 21,1% sulla spesa totale di welfare (- 6,1% rispetto alla media europea). Per questo occorre “introdurre una normativa dell’ambito della Long Term Care, collegata ai Fondi pensione, definire un piano strategico sulla formazione delle competenze del welfare, che focalizzi il cambiamento indotto dall’evoluzione tecnologica e digitale, creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione del Paese”.
Il rapporto mostra come il welfare tra sanità, politiche sociali, previdenza e istruzione rappresenti nel 2023 la principale voce di spesa pubblica con 662,7 miliardi di euro. L’Italia è al primo posto, tra i quattro maggiori Paesi europei, per incidenza della spesa in previdenza sul Pil (il 16,2% a fronte di una media del 12,3% dell’Eurozona). Al contrario, l’Italia si trova ultima sia con riferimento al valore dell’istruzione (che incide solo per il 4,1% del Pil italiano, rispetto ad una media dell’Eurozona pari a 4,6%) che a quello delle politiche sociali (5,7% del Pil italiano, contro una media dell’Eurozona pari a 7,3%) e penultima con riferimento alla sanità (7,1% del Pil italiano, contro una media dell’Eurozona del 7,9%). Rilanciare la prevenzione consentirebbe, secondo il think tank promosso dal Gruppo Unipol, di anticipare e ridurre una serie di patologie con un effetto positivo sui costi complessivi del Ssn liberando risorse da impiegare nei grandi interventi e nelle emergenze.
Secondo i risultati di uno studio Unipol, inoltre, se in Italia la quota di spesa sanitaria a carico delle famiglie (out of pocket) si riducesse di 10 punti percentuali e aumentasse della stessa entità quella intermediata dai fondi sanitari e compagnie di assicurazione il risultato sarebbe una riduzione complessiva della spesa sanitaria pari a circa 7 miliardi di euro l’anno. “I risparmi - ha detto Matteo Laterza, amministratore delegato di UnipolSai - sarebbero ottenuti per effetto di guadagni di efficienza dovuti a miglioramenti nelle procedure di acquisto dei beni e servizi sanitari e anche grazie a una ricomposizione della spesa a favore di prestazioni di medicina preventiva”.
Guardare al sistema privato per sostenere e rilanciare il servizio sanitario pubblico è una necessità secondo i ministri del made in Italy, Adolfo Urso, e della Salute, Orazio Schillaci. Il welfare inclusivo e sostenibile “è un obiettivo raggiungibile solo con coinvolgimento attivo delle imprese”, ha affermato Urso secondo cui “la collaborazione pubblico-privato, assieme alla tecnologia e a nuove politiche demografiche e del lavoro sia la strada giusta per le sfide che abbiamo davanti”. Urso ha ricordato che il welfare lo scorso anno è stata la principale voce di spesa pubblica in Italia e che al welfare si chiede di rispondere in modo innovativo ai bisogni di una popolazione che invecchia. Dal punto di vista del Mimit, ha aggiunto Urso, il contributo può arrivare con il sostegno “a incentivi per l’innovazione e la digitalizzazione” in grado, anche all’interno del settore del welfare, di favorire un accesso “più equo ai servizi in tutta Italia”.
“Non dobbiamo guardare in modo ideologico ai fondi sanitari integrativi - ha detto dal canto suo il ministro della Salute -. C’è un crescente uso da parte degli italiani della spesa sanitaria ’out of pocket’, noi guardiamo con interesse a questo problema ma se lo diciamo l’opposizione dice che vogliamo privatizzare il servizio sanitario nazionale. Io sono un medico che ha sempre lavorato nel pubblico ma non si può non guardare con interesse a questa realtà. In Commissione sanità e lavoro ci sono state una serie di audizioni sul tema della sanità integrativa un tema su cui vogliamo discutere. E’ troppo facile dire che cresce la spesa ’out of pocket’ perché il Servizio sanitario nazionale non funziona: a volte cresce anche perché c’è anche una richiesta di prestazioni non appropriata. Non possiamo non pensare a come utilizzare meglio questi fondi per avere più salute per tutti”.
Secondo il report Unipo-Ambrosetti l’Italia è chiamata a reclutare tra 250mila e 440mila infermieri, medici e docenti da formare alla luce delle dinamiche demografiche e dell’evoluzione tecnologica e digitale. E in questa direzione Schillaci ha detto che è necessario “intervenire con una modernizzazione del Servizio sanitario e la formazione del personale affinché la digitalizzazione ci aiuti utare a superare disuguaglianze: funziona se c’è in tutti gli ospedali e non solo in alcuni”. E anche sulle tre nuove lauree infermieristiche che porteranno alla prescrizione di alcuni interventi Schillaci ha invitato “i colleghi medici a non posso avere paura delle professioni che cambiano, con mansioni diverse e più moderne rispetto a quelle che hanno adesso. Si deve guardare al futuro con coraggio, noi abbiamo voglia di farlo”.
Altro capitolo del rapporto Unipol-Ambrosetti è dedicato proprio alle differenze sul territorio. Il Welfare Italia Index certifica che nel 2024 aumenta la divisione tra Nord, Centro e Sud nella capacità di risposta dei sistemi di welfare regionali. L’amministrazione territoriale con il punteggio più elevato è la P.A. di Trento (79,7 punti), seguita dall’Emilia Romagna (79,5 punti) e dalla P.A. di Bolzano (78,5 punti). “Non c’è coesione sociale senza un sistema di welfare inclusivo che comprenda tutti - ha detto il presidente di Unipol, Carlo Cimbri -. Il privato è totalmente allineato agli interessi dello Stato, per esempio nella sanità. Chi paga prestazioni, che sia lo Stato o un privato, ha l’obiettivo di pagare la migliore prestazione possibile alle migliori condizioni possibili”. Ma servono regole. “ Le risorse dello Stato sono importanti - ha concluso - ma è importante promuovere una cultura del secondo pilastro, la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale per il futuro”.
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