Imprese e mercato

Farmaci, così il mercato africano in marcia potenzia l’attrattività

di Roberto Isibor *

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24 Esclusivo per Sanità24

Con una previsione di crescita della popolazione africana a oltre 2,5 miliardi di persone entro il 2050 e l’espansione della classe media in gran parte del continente, la richiesta di assistenza sanitaria di qualità e trattamenti specializzati appare in costante crescita, nonché ampiamente superiore all’attuale capacità di produzione locale, e ciò anche per la mancanza di sufficienti investimenti privati nel settore. Infatti, nonostante un mercato da circa 70 miliardi entro il 2030, l’industria farmaceutica africana è ancora oggi dominata dall’importazione di prodotti extra-continentali e soffre di una scarsa capacità produttiva, sia in termini qualitativi che quantitativi.
Ad allontanare gli operatori vi sono le tante difficoltà dei mercati africani, quali: la scarsa chiarezza normativa e l’inefficienza delle locali autorità (per dare un esempio, delle oltre 50 autorità nazionali africane del farmaco, secondo l’Oms, il 90% non ha alcuna o ha solo una minima capacità di supervisionare e regolare il proprio mercato locale); l’elevata frammentazione dei mercati e l’impossibilità di costruire economie di scala; gli elevati costi di produzione, connessi anche alla scadente catena di approvvigionamento e le deficienze infrastrutturali; l’ampia diffusione di prodotti contraffatti e la scarsa protezione brevettuale; nonché il diffuso clima di sfiducia verso i prodotti locali da parte della popolazione.
Consapevoli delle limitazioni dei propri mercati, i principali attori continentali si sono impegnati da tempo in un processo di rinnovamento che si è articolato in varie direttrici, e principalmente nel miglioramento e nell’armonizzazione degli standard nazionali e regionali, nonché nell’eliminazione delle barriere intra-continentali al commercio e agli investimenti. Un processo che ha visto una rapida accelerazione, negli ultimi anni, mediante l’adozione di due distinte (ma connesse) iniziative, generalmente ritenute elementi di svolta per l’intero ecosistema farmaceutico africano: l’Africa Medicines Agency (l’Ama) e (il più noto) African Continental Free Trade Area (AfCfta).
Con riferimento all’Ama, il relativo trattato istitutivo è entrato in vigore nel novembre 2021, raccogliendo gli appelli espressi da vari stakeholder, da ultimo mediante la African Health Strategy (AHS) 2016-2030, circa la necessità di istituire in Africa un organo regolatore idoneo a colmare le lacune e correggere le incongruenze nel complesso mosaico africano di regolamenti, iniziative e competenze. Più in dettaglio, l’obiettivo dell’Ama, che si qualifica come agenzia specializzata dell’Unione Africana (UA), è quello di promuovere l’adozione e l’armonizzazione delle politiche e degli standard regolatori in materia farmaceutica, fornendo linee guida scientifiche e coordinando gli sforzi di armonizzazione regolatoria già esistenti nel continente (in particolare, la Pharmaceutical Manufacturing Plan for Africa e il conseguente African Medicines Regulatory Harmonisation Programme).
L’idea sottostante alla conclusione del trattato istitutivo dell’Ama è che, se adeguatamente attuato, tale iniziativa potrebbe catalizzare tutte le diverse progettualità finora intraprese nel continente, creando un ciclo positivo in grado di promuovere la crescita della produzione interna e facilitare il commercio su tutto il continente, accelerando l’ingresso di nuovi prodotti nel sistema sanitario, riducendo i costi dei medicinali e aumentando l’accesso della popolazione a medicinali di qualità.
Unitamente alla creazione di un’agenzia del farmaco continentale, come si è detto, un ruolo essenziale per affrontare le sfide dei mercati africani è poi riposto sull’AfCfta, il cui trattato è entrato in vigore lo scorso maggio 2019.
Con un respiro più trasversale rispetto all’Ama, quest’altra ambiziosa iniziativa mira a creare un mercato unico africano attraverso la preliminare liberalizzazione dei commerci e degli investimenti intra-continentali, compresi quelli relativi ai fattori di produzione legati all’industria farmaceutica. Quando implementata, l’AfCfta rappresenterà la più ampia area di libero scambio al mondo (per membri), unendo 54 stati africani e un mercato di oltre due trilioni di euro di Pil. Più in dettaglio, con riferimento all’industria farmaceutica, l’importanza dell’iniziativa deriva dalla diffusa convinzione che un mercato africano privo di barriere catalizzerà nuovi investimenti nel settore, promuovendo l’innovazione e favorendo la creazione di economie di scala per le aziende farmaceutiche in Africa.
Benché non ancora pienamente operative, l’Ama e l’AfCfta rappresentano passi significativi verso la creazione di un ambiente sempre più favorevole per il settore farmaceutico africano, anche in termini di costi di produzione, prevedibilità normativa/regolatoria e opportunità di economie di scala.
In particolare, è prevedibile che la liberalizzazione dei commerci e degli investimenti, che dovrebbe seguire alla piena implementazione dell’AfCfta, così come il processo di miglioramento e armonizzazione degli standard regolatori che dovrebbe seguire all’effettiva operatività dell’Ama, svolgeranno un ruolo cruciale nel risolvere molte delle criticità del settore farmaceutico africano, aumentandone l’attrattività.
Se molto del successo dell’AfCfta e dell’Ama sarà da valutarsi tra qualche anno, le opportunità offerte dal mercato in esame, il suo tasso (e margine) di crescita, il suo ruolo strategico per lo sviluppo socio-economico della regione, nonché il fermento a livello continentale (che si concretizza in queste, ma anche in altre tanti iniziative più o meno ancillari) rappresentano uno scenario innegabilmente positivo per qualsiasi attore interessato alla regione, come dimostrato dalle scelte di alcuni dei principali operatori a livello mondiale.

* PHD Fellow Dipartimento di Giurisprudenza Università Bocconi


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