Imprese e mercato
Farmaceutica/ Cattani (Farmindustria): «Al lavoro con il governo per uscire dal payback». Poi: «Dalla Ue green ideologico, l’auspicio è che cambi il vento politico»
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
Dal payback - grana annosa su cui però si starebbe ora registrando un positivo cambio di passo - alla poltrona ancora vacante della presidenza Aifa. Poi, sul piano europeo, dalla nuova regolamentazione sui farmaci alle politiche ’green’, bollate come “ideologia antindustriale”. Il presidente di Farmindustria Marcello Cattani è netto nel tracciare in questa intervista l’agenda delle priorità e i nodi da sciogliere per dare più vento alle vele del comparto che, anche in occasione dell’ultimo evento sulla natalità realizzato a Roma con la benedizione dei ministri Roccella e Schillaci, può vantare risultati da prim’attore nel panorama industriale. Con un +8,2% di valore della produzione tra gennaio e novembre 2023 (meglio in Europa fa solo la Spagna con +8,5%), a fronte di un -2,2% del complesso dell’industria manifatturiera italiana; con un export a +5,1% a fronte del +1,2% degli altri comparti e con +2% di occupati (gli altri totalizzano +1,2%) .
Presidente Cattani, sul piano interno la vostra ’bestia nera’ è il payback. Che riscontro state avendo dal Governo?
La collaborazione con il ministero della Salute e con gli altri dicasteri, dall’Economia al Mimit, è ottima. Questo Governo ha dato un segnale molto forte di inversione del trend sul payback: per l’industria farmaceutica il tema non è diverso da altri settori, è una zavorra che strozza gli investimenti, un ostacolo alla potenzialità che abbiamo di rivestire ancora di più un ruolo di locomotiva del Paese.
La vostra aspettativa è sempre che la compartecipazione al ripiano dell’extra spesa sui farmaci sia eliminata?
C’è l’impegno del Governo e noi stiamo lavorando insieme ai ministeri a un percorso che ci porterà fuori dal payback. Poi, è chiaro che il Paese è in una situazione economica complicata: siamo estremamente consapevoli del perimetro di leva fiscale in cui si sta muovendo l’esecutivo. Ovviamente per noi l’eliminazione del payback dovrebbe avvenire domani, intanto ci aspettiamo interventi congrui che vadano nella direzione di una riduzione e poi del superamento di questa misura. È ciò che chiediamo e su cui stiamo collaborando in modo molto costruttivo con i ministri Schillaci e Giorgetti. Il lavoro da fare è complesso ma è importante questa intenzione di collaborare per far sì che la farmaceutica possa dare un contributo ancora maggiore all’economia, all’occupazione e al Pil del Paese.
Restando sempre sul piano interno, cosa auspicare rispetto alla nuova guida dell’Aifa?
Abbiamo grande rispetto per il lavoro che il ministro Schillaci sta facendo, che è ottimo, quindi per noi il tema è quello dell’autorevolezza di chi sarà alla presidenza di Aifa. Serve autorevolezza scientifica e manageriale nel gestire e riformare completamente un’Agenzia che dev’essere al passo coi tempi rispetto all’innovazione, ai nuovi metodi di valutazione dei criteri scientifici ed economici e soprattutto essere veloce nel dare risposte ai cittadini e all’industria.
Guardiamo oltre confine: il nuovo regolamento europeo sulla farmaceutica resta un elemento di preoccupazione?
Lo definirei piuttosto come “il nuovo regolamento dell’ideologia del green estremista”, che sta portando l’Europa al suicidio e al collasso su industria e innovazione. Sono scelte scellerate che stanno ponendo l’Europa come un continente debole e perdente nei confronti di tutte le transizioni: quella green, quella energetica e quella della salute.
Il 19 marzo intanto dovrebbe essere un punto di svolta per le nuove regole…
C’è un dibattito molto acceso per cercare di reindirizzare questo regolamento e questa direttiva. Il concetto è molto semplice: se vogliamo affossarci la direzione è quella giusta. Se invece vogliamo vincere e recuperare in innovazione con la conseguente possibilità di produrre tutti i farmaci in Europa, la strada è quella dell’allungamento e della protezione del brevetto. Come del resto stanno facendo Stati Uniti, Cina, India, Singapore, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Oggi il mondo è competitivo su tutte le filiere e l’Europa è esposta completamente perché non ha le materie prime mentre anche gli ingredienti attivi dei farmaci arrivano per il 70% da Cina e India. Se vogliamo sovranità e minore dipendenza, la strada è unica: tutto il resto è ideologia antindustriale. L’Europa vuole i diritti senza gli oneri e questo significa portare al fallimento economico e sociale un continente.
Le elezioni ormai prossime saranno decisive rispetto alla linea della Ue anche sulle strategie green e di mercato
Assolutamente sì. L’augurio è che nella Commissione e nel Parlamento Ue cambi il vento politico. Serviranno tempi lunghi, perché la macchina burocratica è lenta, mentre la competizione richiede velocità politica e decisionale e oltre che dei provvedimenti legislativi. L’auspicio è che un cambiamento nella linea politica porti ad adottare quei dispositivi di legge in grado di aiutare i cittadini europei a navigare il mondo di oggi e di domani.
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