Imprese e mercato
Sostegno alla natalità/ Farmindustria in campo con welfare e conciliazione vita-lavoro guarda alla coppia
di B. Gob.
24 Esclusivo per Sanità24
Inverno demografico, strategie di promozione della natalità e della fertilità, promozione di stili di vita e di un welfare aziendale amico della genitorialità. Questi i temi al centro del convegno “La Natalità: una questione di coppia”, organizzato a Roma da Farmindustria secondo la tradizione di eventi celebrativi della Festa della donna e con un focus per il terzo anno consecutivo proprio sulla natalità. Tema rispetto al quale le industrie del farmaco possono snocciolare dati in controtendenza rispetto all’ulteriore calo demografico registrato negli ultimi mesi nel Paese.
«Aiutare chi vuole diventare genitore. È una delle mission delle imprese farmaceutiche per i propri dipendenti attraverso strumenti concreti di welfare, prevenzione e formazione. Misure che hanno contribuito a far registrare nelle nostre aziende un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale», afferma Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. «Nelle nostre imprese le donne - spiega Cattani - sono il cuore pulsante della ricerca, il 53%. Rappresentano il 45% del totale e il 46% di quadri e dirigenti. A dimostrazione che oggi la maternità è più diffusa dove l’occupazione femminile è più alta».
Oggi ‘quota 2’, che rappresenta il tasso di sostituzione demografica, è un miraggio. Eppure, nelle donne, il desiderio di maternità resta alto: infatti solo il 2% delle donne dichiara di non avere i figli nel proprio progetto di vita. Di qui la necessità di realizzare le condizioni perché ciò avvenga. La bassa natalità rappresenta infatti un vero e proprio rischio per la tenuta del patto sociale, dai rapporti intergenerazionali alla sostenibilità dei conti pubblici ed è una minaccia per la vitalità della nostra società e la sua capacità di crescita.
Focus sul ruolo maschile. L’evento - che ha avuto il patrocinio della ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, Farmindustria - ha affrontato il tema natalità con un focus particolare sui maschi, sempre in una logica di coppia. Se, infatti, in Italia il primo figlio arriva troppo tardi, circa due anni dopo la media europea, la ragione non va cercata su un lato solo. Sia perché gli uomini - sottolineano da Farmindustria - tendono a finire dopo gli studi e a uscire più tardi dal nucleo familiare, anche quando diventano economicamente autonomi. Sia perché i problemi di fertilità dipendono per il 50% dagli uomini. Che però sono meno attenti alla prevenzione e “incrociano” gli specialisti solo quando si manifestano sintomatologie evidenti.
Roccella: Farmindustria esempio da seguire. «Per le imprese - ha affermato la ministra Roccella - il Governo ha attivato la certificazione di genere su cui abbiamo un ottimo risultato perché si è oltrepassato l’obiettivo che avevamo posto per il 2026 con oltre 1.500 aziende già ufficialmente certificate” e il Codice deontologico “che è ad adesione volontaria e non prevede premialità ma implica uno sforzo di collaborazione per raggiungere l’obiettivo dell’incremento di natalità da parte delle aziende». E «Farmindustria - ha precisato - che ha buone pratiche da far valere, ha aderito al Codice. Spero che queste buone pratiche crescano in tutto il mondo del lavoro». Per Roccella, ancora, Farmindustria «è un ottimo esempio della collaborazione che noi chiediamo sulla natalità, in particolare al mondo del lavoro e produttivo ma nel complesso a tutti gli attori che possono avere un ruolo. Perché l’enorme problema demografico italiano non si risolve solo con interventi del Governo. Che ha fatto la sua parte e anche con buoni risultati, in particolare aumentando i posti di lavoro al femminile - ha proseguito Roccella -. Siamo intervenuti sui congedi, sugli asili, sulla decontribuzione per le donne con due figli perché sappiamo che la discriminazione si intensifica proprio al secondo figlio. Ma tutto questo non centrerà l’obiettivo senza la collaborazione delle aziende in primo luogo e poi di enti locali, sindacati, no profit e di con chiunque possa giocare un ruolo».
Le scommesse sulla transizione demografica. «La ’transizione demografica’ – riprende Cattani – sta portando a una società con nuovi connotati. Un tema che riguarda da vicino l’industria: come forza produttiva siamo preoccupati per uno squilibrio demografico che mette a rischio la sostenibilità di lungo periodo del sistema sanitario, nostro principale interlocutore. Come corpo intermedio attore delle relazioni industriali il timore riguarda il mondo del lavoro, perché sappiamo che l’innovazione richiede vitalità e il ricambio generazionale è indispensabile. E come professionisti del sistema salute sappiamo che la prevenzione ha un forte rilievo anche sul piano della fertilità maschile e femminile. E vogliamo mettere le nostre forze fatte di competenze, ricerca e produzione al servizio di questo compito», conclude Cattani.
Occupazione, formazione, competenze
Nell’industria farmaceutica in Italia sono circa 70 mila addetti diretti altamente qualificati. Una cifra che negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita del 9%, con un picco del 15% di giovani e donne.
Grande attenzione - sottolineano da Farmindustria - viene dedicata ai giovani, alla loro crescita e alla formazione. Con iniziative continue nelle scuole, nell’ ITS Pharma Academy, nelle Università per offrire un bagaglio di competenze sempre più complesse e hi tech, richieste per lo sviluppo di nuove figure professionali (Data Scientist, Data Analyst, Digital Marketing, Robotics & AI Engineer).
Welfare
Grazie a un modello di relazioni industriali moderne e all’avanguardia, l’industria farmaceutica ha trovato strumenti concreti ed efficaci per venire incontro alle specifiche necessità dei collaboratori che riguardano diversi campi: sanità, formazione, conciliazione vita-lavoro, genitorialità, assistenza, sviluppo professionale, politiche di inclusion e diversity, pari opportunità.
Una serie di best practice che garantiscono anche una migliore conciliazione vita-lavoro.
Alcuni esempi:
• Oltre il 90% delle imprese applica da anni lo smart working, part-time, flessibilità oraria in ingresso/uscita, permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al CcnlL;
• Il 100% degli addetti è coperto da previdenza e assistenza sanitaria integrativa;
• il 73% fruisce di servizi di istruzione e assistenza;
• il 43% può beneficiare di forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti;
• il 47% delle imprese offre congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla legge e al Ccnl;
• il 58% delle imprese offre asili nido/rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica;
•il 55% delle imprese offre campagne di screening, prevenzione, vaccinazione e check-up;
• il 55% delle imprese offre campagne per il benessere psico-fisico;
• il 59% delle imprese offre servizi di counseling psicologico post-gravidanza;
• il 36% ha già ottenuto la certificazione per la parità di genere e a breve sarà certificato circa il 65% delle imprese.
In molti casi sono presenti anche altri servizi di forte impatto cosiddetti save time quali lavanderie, take away, calzolerie. I congedi retribuiti sono poi del 36% superiori alla media dell’industria per le donne e del 31% per gli uomini. Misure che contribuiscono alla maggiore fidelizzazione delle risorse umane e quindi al minore turnover.
Inoltre, la farmaceutica è il primo settore per erogazione di formazione continua, aggiuntiva a quella obbligatoria.
© RIPRODUZIONE RISERVATA