Imprese e mercato

Farmindustria: la produzione 2023 si appresta a sfondare i 50 miliardi in valore

di Ernesto Diffidenti

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24 Esclusivo per Sanità24

“L’industria farmaceutica italiana è il cuore pulsante della produzione italiana. Non posso ancora dire che varcheremo la soglia dei 50 miliardi di valore nel 2023, ma abbiamo avuto una crescita straordinaria dopo un 2022 da record”. Lo ha detto il presidente di Farmindustria Marcello Cattani che, in attesa dei dati sull’export che saranno resi noti tra una settimana, anticipa una crescita dei volumi pari al 7,3% (fonte Istat). Cattani ha illustrato oggi lo studio Prometeia sul Cdmo farmaceutico, ossia la produzione conto terzi, insieme alla presidente del Gruppo Cdmo-Farmindustria, Anna Maria Braca. “Nel 2021 - sottolinea il report - il fatturato Cdmo è stato di 3,1 miliardi, con l’Italia prima in Europa seguita da Germania (2,7 mld) e Francia (2,2 mld)”. “Leadership che nel 2023 dovrebbe rafforzarsi - sottolinea Braca - grazie ad una crescita del comparto a doppia cifra”.

I numeri sono positivi, dunque, ma non mancano le incognite per le aziende produttrici di medicinali. “La collaborazione avviata tra l’industria farmaceutica e il governo - afferma Cattani - è molto positiva, ora è più che mai necessario che l’esecutivo investa e sostenga i settori che hanno un valore strategico per la sicurezza, l’economia e lo sviluppo sociale del paese, come l’industria farmaceutica che quest’anno ha generato tanto valore, in uno scenario in veloce trasformazione”. L’Italia, dunque, si propone come “ponte” sul mondo del mercato farmaceutico e in questo scenario anche l’Europa deve farsi trovare pronta a raccogliere la sfida della competizione. “Gli investimenti sono in capitali e in competenze - aggiunge Cattani - servono leggi e regole che siano flessibili e che comprendano il valore dell’innovazione scientifica e industriale le implicazioni che determina per l’economia e la società”. E, invece, commenta il presidente di Farmandustria assistiamo “alla deriva green dell’Europa che con un approccio miope e ideologico che rischia di compromettere un comparto che per primo ha dimostrato attenzione all’ambiente”. Il riferimento è anche alla proposta europea di regolamento farmaceutico, avversata dall’industria, ma che, nell’imminenza del rinnovo del Parlamento Ue, non dovrebbe tagliare il traguardo.

“L’Europa - spiega ancora Cattani - dipende per il 75% dall’estero per l’approvvigionamento dei principi attivi. Per il restante 25%, i principi attivi sono prodotti in Ue, e l’Italia ha un ruolo importante in questa produzione. Tuttavia è necessario ridurre ancora la dipendenza dall’estero perché le guerre e l’aumento dei costi stanno rendendo questo problema più grave e strutturale”. Al momento, conclude, “il tema della carenza di farmaci nel nostro Paese è assolutamente sotto controllo, tuttavia bisogna valutare cosa faranno paesi produttori di principi attivi come India e Cina, e per questo lo sforzo che le imprese del farmaco stanno facendo ora è di diversificare quanto più possibile le fonti di approvvigionamento”. Il rischio è che i costi di produzione arrivino alle stelle “mentre i prezzi dei medicinali virino sempre di più al ribasso, soprattutto in Italia, mettendo a rischio la tenuta delle imprese”.


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