Imprese e mercato
Cattani (Farmindustria): bene dialogo aperto dal Governo. Servono risorse e governance per competere nel mondo
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
«Bene il percorso di dialogo franco e aperto che il Governo ha avviato, cosa che è stata molto difficile in passato. E l'Italia è stato l'unico Paese a prendere una posizione formale e coraggiosa rispetto all'attacco ideologico contro la proprietà intellettuale che è in atto in Europa con la proposta di revisione della legislazione farmaceutica. Ringraziamo i ministri che hanno compreso il rischio: questo è il cambio di passo che registriamo e che ci consentirà di sostenere i valori del nostro settore e il contributo che l'industria dà è di "alzare l'asticella", facendo cose che non si facevano ieri». Ma «servono risorse adeguate e una governance strategica anche per fare fronte all'aspra competizione internazionale. L'interesse nazionale diventa il fattore-guida». Così il presidente Marcello Cattani nel discorso di apertura dell'Assemblea annuale di Farmindustria a Roma. «L’industria farmaceutica è strategica perché risponde a esigenze di salute, crescita, sicurezza nazionale ed efficienza della spesa pubblica, evitando costi nelle altre prestazioni sanitarie e di welfare», ha aggiunto.
«Questo governo si fida di chi fa impresa e di chi vuole lavorare (…), ha dichiarato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni qualche giorno fa. Noi facciamo impresa e vogliamo lavorare. A vantaggio dei cittadini, per offrire innovazione e cure. E per dare il nostro concreto contributo pe aiutare la Nazione a realizzare un deciso scatto in avanti nella competizione internazionale», ha affermato ancora Cattani.
I principali numeri di sintesi: 49 mld di produzione nel 2022 di cui 47,6 miliardi di export, 3,3 mld investiti in produzione e R&S, 68.600 addetti, di cui le donne rappresentano il 44% del totale. Un’occupazione di qualità cresciuta del 9% in 5 anni, soprattutto tra i giovani (+16%) e le donne (+13%). Aziende farmaceutiche che «sono anche all’avanguardia - ha proseguito Cattani - per gli standard di sostenibilità e nel welfare che assicura la conciliazione vita-lavoro». Il contributo della farmaceutica diretto e con l’indotto totale è pari a circa il 2% del Pil mentre «per 1 euro investito dalle imprese - ha ricordato Cattani - il beneficio per il Ssn è pari a 3 euro. Con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni si potranno centrare obiettivi altrettanto ambiziosi: contribuire all’incremento del Pil fino all’1%, aumentando l’occupazione di 20.000 addetti diretti e indiretti».
Tra i nodi da sciogliere, il payback che per il 2024 si avvia a quota 1,8 miliardi, la burocrazia che limita l'innovazione, la dipendenza di principi attivi e intermedi dall’estero per cui c'è la richiesta di «mettere in sicurezza una filiera strategica», la rimodulazione dei due tetti di spesa nazionali con l'inclusione già dal 2023 dei farmaci a innovatività condizionata nel fondo innovazione.
Nodi rispetto ai quali il ministro della Salute Orazio Schillaci ha implicitamente accolto dichiarandosi d'accordo con la necessità di una profonda revisione della governance, nell'ottica della «sanità del terzo millennio: la sfida - ha detto - è mettere insieme le caratteristiche demografiche italiane e il tema delle malattie croniche degenerative che portano con sé e la tecnologia che avanza in modo mirabolante, anche per merito dell'industria. Il vero tesoro è la mente degli italiani, la ricerca e l'università sono il punto di partenza e poi il partner è l'industria. Tutto questo però deve essere sostenibile e accessibile». E a questo proposito Schillaci ha anche spiegato «vogliamo un'Aifa al passo con i tempi, a me interessa soprattutto che le medicine e la tecnologia che arrivano siano prontamente disponibili». Poi, ha aggiunto riferito alle istanze delle imprese, «ci sono dei segnali di attenzione che vanno dati subito come sulla spesa per l'ospedaliera e per la convenzionata. Dobbiamo semplificare i processi per l'industria ma anche per i cittadini affinché il farmaco arrivi al letto del paziente quanto prima».
Insieme alla ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è in corso un lavoro per potenziare il "capitale umano", che per il ministro dovrà essere il primo destinatario dei nuovi fondi in legge di Bilancio «per cui mi batterò fortemente», ha detto Schillaci. «Da settembre - ha affermato dal canto suo Bernini - avremo 4mila posti in più l'anno a Medicina e da domani con il ministro Schillaci ci focalizzeremo sulle specializzazioni, cercando di valorizzare i talenti di ciascuno e puntando a più borse di specializzazione tarate sui fabbisogni di salute».
Netti sulla valorizzazione dell'attrattività italiana e sulla tutela dei brevetti anche rispetto alla proposta di modifica della legislazione farmaceutica Ue, i ministri Urso (Mimit) e Fitto (Ue e Pnrr). «Allineare la politica della salute con quella dell'industria è fondamentale: lo sappiamo noi e ora lo deve comprendere anche la Commissione Europea ed è questo un passo fondamentale di questo Governo», ha affermato Adolfo Urso. E «se abbiamo insediato subito con il ministro Schillaci il tavolo sulla farmaceutica che si riunirà ancora il 20 luglio - ha aggiunto - è perché questo è un governo coeso, politico, che sceglie la strada di perseguire obiettivi insieme con il sistema industriale del Paese. Ma abbiamo assolutamente bisogno di una Commissione europea consapevole, che ponga fine a una visione ideologica della realtà e che con noi realizzi una politica industriale della farmaceutica e del biomedicale basata sull'investimento in ricerca e sviluppo per garantire autonomia e competitività delle imprese e quindi la salute dei cittadini europei. La Commissione europea deve far scendere in campo gli Stati - ha proseguito - nel sostenere le imprese nella loro competitività globale perché non possiamo rinunciare ai livelli di benessere che abbiamo raggiunto e che caratterizzano il mondo occidentale». Mentre per Raffaele Fitto il questo dossier sulla riforma farmaceutica «non necessariamente deve correre per andare a conclusione in questa Legislatura: c'è la possibilità di lavorare per modificarlo, mentre chiuderlo a fine mandato della Commissione porrebbe un problema di opportunità politica. Pensiamoci bene - ha avvisato - non per perdere tempo ma portando avanti un contributo anche in termini di metodo, come abbiamo mostrato di saper fare fino a oggi».
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