Imprese e mercato

Farmaceutica: Cattani (Farmindustria), serve visione strategica e nuova governance. Poi: payback 2024 a 1,8 mld per le imprese se le regole restano queste

di Radiocor Plus

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«Lo Stato deve darsi una visione e una strategia, come avviene nelle aziende: noi lavoriamo con una visione e una strategia, come avviene per le "pipeline" che nei prossimi anni ci porteranno innovazioni come il 'gene editing', la tecnologia a mRna per curare i tumori o i farmaci sulla base del microbiota, di cui la Fda Usa ha registrato il primo. Oggi sono in ricerca o sviluppo 20mila nuovi farmaci, a livello globale nel periodo 2023-2028 le aziende stanno investendo 1.600 miliardi di dollari. Siamo il primo settore per innovazione, ma questa innovazione deve sposarsi con una visione nuova anche del rapporto tra pubblico e privato. Serve una nuova governance, dopo anni di tagli e di visione della salute solo in termini di costi». Così il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, intervenuto al convegno "L'economia della sanità, l'economia per la salute", organizzato a Roma dall'Health & Science Bridge del Centro Studi Americani. «Il Governo - ha proseguito - bene ha fatto a prendere una posizione fortissima verso la revisione della nuova legislazione farmaceutica dell'Ue che vuole ridurre la protezione brevettuale: non si è ancora capito che su 10 farmaci oggi 5,5 arrivano da Oltreoceano e 2,2 dalla Cina. Quelli sono ora i blocchi competitivi e l'Europa sta perdendo su questi temi, come su altri».
Quanto al payback farmaceutico, Cattani ha annunciato che «le proiezioni per il 2024 a legislazione invariata lo danno a 1,8 miliardi per le aziende. Fino a oggi abbiamo fatto la nostra parte, il payback lo abbiamo sempre pagato - ha affermato -. Ma quello dei ricorsi e del conflitto tra pubblico e privato è uno dei nodi di questo Paese. Per andare avanti dobbiamo essere in grado di favorire il trasferimento tecnologico e la protezione brevettuale e avere la capacità di non trovare alibi o scusanti ideologiche nel rapporto tra pubblico e privato, altrimenti perderemo, perché gli altri Paesi nell'innovazione corrono con l'attrazione degli investimenti e legislazioni moderne. Noi abbiamo un rischio enorme di avere una crisi di talenti semplicemente perché gli altri Paesi li pagheranno meglio, soprattutto nel pubblico, che si tratti di fare assistenza o ricerca», ha affermato ancora.


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