Imprese e mercato
Fifo: con il payback a rischio le forniture di dispositivi medici, un tavolo per ridiscutere la norma
di Red.San.
24 Esclusivo per Sanità24
"Con l’attuazione del payback centinaia di aziende saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Le imprese non saranno più in grado di fornire dispositivi medici, a gennaio ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti da un punto di vista economico e sanitario". Lo afferma in una conferenza stampa Massimo Riem, presidente della Federazione italiana fornitori in sanità (Fifo) aderente a Confcommercio ricordando che il payback "pesa per 2,1 miliardi, per gli anni 2015-16-17-18, sui fornitori di dispositivi medici". Si tratta per il 95% di piccole e medie aziende "che talvolta dovranno pagare somme superiori al proprio fatturato". Per questo Fifo chiede "un confronto urgente con le istituzioni per lo sviluppo di un tavolo tecnico con l’obiettivo di rivedere integralmente la norma".
La norma sul payback è stata introdotta con la manovra finanziaria del 2015 ma è rimasta inapplicata fino alla pubblicazione, lo scorso 15 settembre in Gazzetta Ufficiale, del decreto attuativo, con cui viene certificato il superamento dei tetti di spesa regionali e le somme d ripianare entro gennaio 2023. Sarebbero già circa 500-600, secondo quanto riferito dalla Fifo, i ricorsi presentati al Tar Lazio contro la norma. "Chiediamo la cancellazione di questa norma - sottolinea Riem - che è inapplicabile e nel giro di uno, due o tre mesi porterà al fallimento centinaia di aziende, distruggendo un settore che quotidianamente garantisce l'erogazione di prestazioni sanitarie, con grandissimi problemi per il Servizio sanitario nazionale e per i cittadini".
Per il presidente Fifo "non ci sono alternative" se non "distruggere un settore strategico per il servizio sanitario". Secondo l'analisi del Centro studi della Fifo, per il 2019-2020 il payback peserebbe sulle aziende altri 1,5 miliardi di euro, raggiungendo un totale di 3,6 miliardi tra il 2015 e il 2020.
© RIPRODUZIONE RISERVATA