Imprese e mercato
Sanità, prove di concorrenza: in gara per lavorare con il Ssn
di Marzio Bartoloni, Barbara Gobbi (da Il Sole-24Ore)
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Il vento della concorrenza prova a soffiare anche nella Sanità dove il Ddl appena approvato nei giorni scorsi introduce le gare su qualità e servizi erogati per chi vorrà lavorare con il Servizio sanitario nazionale, ma anche per chi già ci lavora e «periodicamente» dovrà rimettersi in gioco. Misure sicuramente innovative, ma ancora tutte da chiarire in molti aspetti per la loro vaghezza tanto che il disegno di legge è ora atteso in Parlamento dove non mancherà il pressing per modificarlo. Al centro delle nuove norme c’è la revisione del sistema dell’accreditamento, che costituisce il presupposto per lavorare per conto del Ssn (articolo 8bis c.3 Dlgs 502/1992), per strutture e operatori sanitari. Finora le Regioni hanno una avuto una certa discrezionalità nell’accreditare le strutture ritenute utili per integrare le prestazioni degli ospedali pubblici. Ora il nuovo Ddl cambia questa impostazione e all’articolo 13 prevede che in caso di richiesta di accreditamento «da parte di nuove strutture o per l'avvio di nuove attività in strutture preesistenti, l'accreditamento può essere concesso in base alla qualità e ai volumi dei servizi da erogarsi, nonché sulla base dei risultati dell'attività eventualmente già svolta».
Ma come faranno le Regioni a scegliere le strutture private? Il Ddl spiega che ai fini della stipula degli accordi contrattuali saranno individuate «mediante procedure trasparenti, eque e non discriminatorie, previa pubblicazione da parte delle regioni di un avviso contenente criteri oggettivi di selezione, che valorizzino prioritariamente la qualità delle specifiche prestazioni sanitarie da erogare». In sostanza una vera e proprio gara pubblica che, fuori dalla discrezionalità, impone anche per le strutture già accreditate la necessità di sottoporsi a delle selezioni «periodicamente» (non viene stabilità un criterio temporale) con le Regioni che dovranno tener conto della «programmazione sanitaria regionale» e di «verifiche delle eventuali esigenze di razionalizzazione della rete in convenzionamento». Insomma una serie di requisiti innovativi, ma piuttosto generici che sembrano lasciar mano libera alle regioni.
Quali sono le reazioni? I manager che guidano Asl e ospedali e sovrintendono a queste convenzioni con i privati promuovono la norma: «Tutto quello che va nella direzione di una maggiore trasparenza, attraverso criteri di equità e non discriminazione, è sicuramente positivo», avverte il presidente di Fiaso Giovanni Migliore. Che sottolinea come «una procedura che favorisce la concorrenza, nell'interesse della tutela della salute, non può che portare al miglioramento dell'offerta di servizi al cittadino». Fiaso tra l’altro si dice pronta a fare i bandi: «Siamo abituati come aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche a utilizzare gare e procedure a evidenza pubblica, per questo - insiste Migliore - l'adozione di avvisi di selezione per l'accreditamento di strutture private è un'ulteriore iniziativa per favorire l'interesse pubblico».
«Il Ddl pone un tema di grande importanza che investe le strutture di diritto privato del Ssn – premette la presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), Barbara Cittadini -. Condividiamo pienamente il concetto di concorrenza e in teoria questa legge potrebbe costituire un buon strumento a vantaggio della qualità del sistema e dei bisogni reali del Paese. Ma dall’altra parte questi effetti non può determinarli nell’ambito della sanità italiana, perché interviene in un mercato bloccato”. Sotto accusa sono i limiti a volumi e budget delle strutture private fissati con legge una decina di anni fa e che - anche se il ministro della Salute Speranza ne ha promesso la progressiva rimozione insieme con tutti gli altri tetti che dal personale alla farmaceutica caratterizzano il Ssn – sono ancora in piedi. Abrogare il “tetto” che le riguarda è secondo le strutture Aiop la premessa per una “virtuosa concorrenza”. «Il Dl 95 del 2012 – ricorda infatti Cittadini – ha introdotto un limite massimo all’acquisto dalle strutture sanitarie private di prestazioni ospedaliere e di specialistica ambulatoriale, prendendo a riferimento il valore contabilizzato all’interno dei singoli conti economici regionali nell’anno 2011 o addirittura nel 2006 per le Regioni in piano di rientro. Le Regioni in sostanza si sono viste limitare il potere di programmare l’acquisto dalle strutture di diritto privato che, a loro volta, hanno subito un limite alla possibilità di erogare prestazioni, indipendentemente dal fabbisogno dei pazienti e dalla loro reale potenzialità. Insomma nel Ssn vige una sistema di concorrenza imperfetta, con i privati limitati mentre gli erogatori di diritto pubblico operano senza volumi di prestazioni. Ristabilire un trattamento paritetico con l’abrogazione del Dl 95 è il primo passo da compiere».
«Più qualità ed efficienza nel Ssn sono un valore per tutti – chiosa Gabriele Pelissero, professore di Igiene all’Università di Pavia - . Per questo non si capisce perché il Ddl concorrenza chieda di dimostrarlo per poter erogare prestazioni ai cittadini solo alle aziende di diritto privato e non a quelle pubbliche. E per un vero sistema di concorrenza per prima cosa si dovrebbe abolire il famigerato Dl 95 che impedisce alle Regioni di utilizzare di più gli erogatori privati anche se hanno più qualità e costi più bassi».
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