Imprese e mercato
Assemblea pubblica Farmindustria/ La promessa del Governo: «Scommettiamo sul made in Italy con risorse e riforme». Scaccabarozzi: «Pronti a investire 4,6 mld in 3 anni se ci sono le condizioni». Speranza: «Patto Paese, risorse e riforme»
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
«Agire velocemente con investimenti adeguati sulla farmaceutica e usare tutte le risorse disponibili, eliminare le pesanti complessità burocratiche che affliggono il settore, adeguare la governance alle novità e alle innovazioni del farmaco e alla concorrenza internazionale, riconoscere la tutela brevettuale di cui inopinatamente in questi mesi si chiede la cancellazione». Queste le quattro priorità indicate dal presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, nella relazione all'Assemblea pubblica dell'associazione organizzata a Roma. «In particolare - ha aggiunto - va superato il sistema obsoleto basato su tetti di spesa, tenendo conto dei costi contenuti in tutto il processo di cura mentre oggi siamo fermi a regole vecchie che non riconoscono il valore terapeutico complessivo», ha aggiunto Scaccabarozzi. Intanto la scommessa a livello planetario è altissima e l'Italia lavora per recuperare i ritardi e le incrostazioni burocratiche accumulati: «Sono 1.500 i miliardi di dollari pronti a essere investiti in ricerca nel mondo dal 2020 al 2026. Il valore di quasi 7 Pnrr. Credo che si debba avvertire tutta la responsabilità di attirarli il più possibile nel nostro Paese - ha detto ancora Scaccabarozzi -. L'Italia può farcela perché è un giacimento di risorse ed eccellenze nelle Life Sciences con realtà industriali poco note o addirittura sconosciute talvolta anche agli addetti ai lavori. Non dimentichiamo che siamo coinvolti nelle fasi produttive di diversi vaccini anti-Covid. Abbiamo progetti di eccellenza per gli anticorpi monoclonali da imprese italiane, multinazionali e in partnership tra loro. Il Paese fa parte della rete internazionale di produzione di antivirali ed è all'avanguardia nelle pubblicazioni biomediche, nei test rapidi e negli studi clinici. Ed è anche sede di ricerca e produzione, con veri e propri centri di eccellenza globali per molte patologie: oncologia, antibiotici di nuova generazione, plasmaderivati, prodotti coperti da brevetto che hanno consentito di riportare in Italia tutta la filiera, immunoterapie, farmaci orfani, tecnologie mRna, insulina e antidiabetici innovativi, prodotti iniettivi e sterili, farmaci innovativi contro lo scompenso cardiaco o antiepatite, vaccini non covid resi più efficaci dagli adiuvanti, farmaci in asepsi, principi attivi innovativi».
Pronti a investire 4,6 miliardi in 3 anni. «Le aziende farmaceutiche italiane hanno dato il proprio pieno contributo in un'ottica di partnership durante la pandemia e oggi sono pronte a investire in Italia 4,6 miliardi aggiuntivi in tre anni, in produzione e ricerca, con progetti facilmente cantierabili che potrebbero portare 8.000 nuovi posti di lavoro solo nelle nostre imprese», ha detto Scaccabarozzi. «Siamo ai primi posti in Europa insieme a Francia e Germania e questo è possibile in gran parte per la qualità del capitale umano disponibile nel nostro Paese. Per poter continuare a investire e crescere - ha affermato - è necessario adottare misure che rendano sempre più attrattivo il Paese. Innanzitutto assicurando il coordinamento delle politiche sanitarie e industriali. E poi agendo rapidamente per adeguare le risorse al bisogno di salute dei cittadini e all'invecchiamento della popolazione».
Oltre 34 miliardi di euro: questo il valore della produzione 2020 dell'industria farmaceutica italiana - ai primi posti in Europa insieme a Francia e Germania - in crescita grazie all'export che ha segnato +74% tra il 2015 e il 2020 con un aumento del 50% dei valori medi dei farmaci esportati, mentre il mercato interno è compresso e in calo. In cifre, l'export del Pharma ha fatto segnare +14 miliardi, pari a due terzi di quello totale del Paese. Paese in cui le imprese del farmaco hanno investito, nel 2020, 3 miliardi di euro: 1,6 in ricerca e sviluppo (+14% nell'ultimo quinquennio) e 1,4% in produzione. Gli addetti totali del comparto sono 67mila, per il 90% laureati o diplomati e in R&S sono 6.750 di cui oltre la metà donne. Boom del 16% degli under 35 negli ultimi 5 anni. Sono questi i principali dati presentati all'Assemblea pubblica dell'Associazione degli industriali del farmaco alla presenza dei ministri dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali Mariastella Gelmini e del coordinatore degli assessori alla Sanità Raffaele Donini, poi commentati in chiusura dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
«La filiera del farmaco - ha detto quest'ultimo - è uscita vincente dalla lotta contro la pandemia grazie a uno sforzo straordinario, le vostre imprese sono quelle che più investono in innovazione puntando molto sui giovani. Tutto ciò in un contesto in cui l'industria farmaceutica è l'unica a scontare il carico del ripiano dello sfondamento della spesa farmaceutica e malgrado i pregiudizi nei confronti del comparto e la polemica, da ultimo, sulla revisione della proprietà brevettuale». Tra le priorità indicate da Bonomi, in sintonia con Scaccabarozzi, la revisione del payback, dei tetti di spesa e del prontuario farmaceutico. «Il costo dei farmaci è raddoppiato negli ultimi 20 anni: vent'anni fa bastavano 1-2 miliardi di lire per fare un farmaco nuovo, oggi ci vuole un miliardo di euro. E la prima riflessione da fare sui brevetti non è quella sul loro superamento ma sulla loro asimmetria: il brevetto vale vent'anni dalla scoperta, ci vogliono dieci anni per svilupparlo, due per metterlo in commercio, rimangono otto anni per ammortizzare gli ingenti investimenti realizzati. Occorre quindi serrare il confronto in Italia e in Europa con le autorità regolatorie di settore, perché la pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti sicuramente che la ricerca e la sperimentazione dei farmaci chiedono enorme affidabilità, ma altrettanto devono essere coniugate con maggiore velocità. Altrimenti quando l'autorità regolatoria di un altro Paese dà l'ok a uno studio, quel Paese diventerà attrattivo per gli investimenti, per produrre e per la distribuzione. L'importanza di sviluppare l'industria farmaceutica soprattutto quando si guarda all'industria dei vaccini». Poi il passaggio politico: «L’intero mondo della politica e dei media si è acceso di fronte alla proposta di abolire i brevetti sui vaccini, tranne poi rendersi conto poi che era più efficace togliere il blocco all'export di molte componenti necessarie per produrre quei vaccini su licenza», ha chiosato Bonomi. Intanto oggi anche dopo il trauma della pandemia poco è cambiato davvero: le gare delle mascherine sono tornate a cifre per cui è impossibile produrle in Italia e «stiamo tornando a importarle dalla Cina, senza aver imparato la lezione - ha detto Bonomi - . Inoltre, un prezzo non può essere sempre al ribasso perché non paga l'innovazione, di cui abbiamo forte necessità: basti pensare che la domanda pubblica vale 150 miliardi nel nostro Paese e se fosse finalizzata all'innovazione il Paese ne avrebbe grande vantaggio». Poi lo sguardo puntato sul Pnrr: «A ricerca e filiera del farmaco la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza destina 8,6 miliardi: se l'obiettivo è quello dichiarato di una guida verso un modello Long Life Care, un confronto con i privati è necessario e noi abbiamo proposte su ciascun capitolo - ha aggiunto Bonomi -. Ma il decollo del settore Life Science - ha precisato - dipende da come sarà organizzata la regia dell'attuazione del Pnrr e da come saranno scritte le gare necessarie a mobilitare tutti i soggetti interessati. Alla proposta di un Patto per l'Italia lanciata dal ministro della Salute Speranza diciamo che noi da tempo siamo pronti, perché siamo convinti che con il nostro apporto si promuova la transizione alla sostenibilità sociale e sanitaria. In ogni attività è la passione a risolvere le difficoltà e noi di passione ne abbiamo veramente tanta», ha concluso Bonomi.
Giorgetti (Mise): sostegno a industria farmaco. L'assist al presidente di Confindustria era arrivato dai tre ministri: «Il Governo è impegnato a sostenere e affiancare le imprese del farmaco - ha annunciato Giancarlo Giorgetti (Mise) che affronteranno la sfida della produzione, anche nella lotta contro il Covid, ma allo stesso tempo intervenire dal punto di vista regolatorio, visto che in Italia paghiamo la scarsa attrattività anche dal punto di vista regolamentare. Per questo è necessario sostenere tutte le fasi della ricerca e qualche misura è stata già assunta, ma va trovata la misura tra intervento pubblico e ruolo del privato. Nel decreto Sostegni - ha ricordato - abbiamo previsto l'innalzamento del tetto del credito di imposta mentre dobbiamo lavorare ancora in Europa per estendere il Temporary Framework, necessario per aprire nuovi spazi all'intervento pubblico». Giorgetti ha poi ricordato che «in questi mesi abbiamo cercato di riorganizzare le fila per dare una risposta all'emergenza vaccini ma non solo: l'industria farmaceutica italiana è importante, molto vocata sull'export e ha tenuto nel 2020, ma se guardiamo l'ammontare degli investimenti in R&S il confronto con altre realtà del mondo è improponibile. Dobbiamo mettere in campo tutte le misure per potenziare il settore e siamo consapevoli che è necessario il sostegno pubblico», ha concluso.
Gelmini: Governo impegnato in promozione vaccini italiani. «Sono qui per esprimere la gratitudine del Governo verso l'industria farmaceutica italiana. La rapidissima realizzazione dei vaccini rende giustizia a posizioni di diffidenza nei confronti della scienza, ora aspettiamo con ansia l'arrivo di un vaccino italiano e su questo il Governo è impegnato per vincere questa sfida, vogliamo valorizzare il rapporto pubblico privato soprattutto quando quest'ultimo investe in ricerca e concordo con l'idea di escludere le spese per la salute dal Patto di stabilità e dai vincoli europei». Così la ministra per gli Affari regionali Gelmini. «Il quadro della farmaceutica italiana - ha aggiunto - in parte anticipa quanto contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e il fatto che voi siate riusciti a produrre eccellenza e a dare lavoro ai giovani e alle donne è uno dei dati principali». Quanto al Covid, Gelmini ha ricordato che bisogna completare la vaccinazione tra gli anziani e tra i giovani, «dobbiamo correre in vista della riapertura della scuola».
Speranza: Risorse ma anche riforme. «Sono stati 18 mesi terribili, forse i più difficili della storia recente del nostro Paese e sono testimone che l'industria farmaceutica è stata un partner strategico della nostra risposta alla pandemia - ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza. Ora si tratta di guardare al futuro partendo dai numeri che ci parlano di un -95% di ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive. Anche i decessi sono calati, anche se io non sarò soddisfatto finché non saranno azzerati. Va detto che la campagna vaccinale in corso è la più massiccia mai realizzata, resa possibile da uno straordinario lavoro di squadra cominciato con la ricerca. Oggi siamo a uno snodo decisivo della storia del nostro Ssn e la crisi va rovesciata in opportunità. Primo punto è la consapevolezza molto più diffusa che investire sul Ssn è primo dato se vogliamo aprire stagione diversa». Guardando al domani, per Speranza bisogna operare un cambio di paradisma: «È la quantità di diritto alla salute che dobbiamo tutelare a dover decidere le scelte degli uffici di bilancio e non viceversa, come è stato fatto nel recente passato. Il punto vero è ricominciare a investire rimediando a un errore secondo cui al massimo sul Fondo sanitario nazionale si metteva un miliardo l'anno. Poi è arrivato il Covid e allora abbiamo messo subito 10 miliardi, mentre ora con il Pnrr arrivano 20 miliardi in un colpo solo che possono essere lo strumento per aprire una nuova stagione del Ssn. Servono risorse ma attenzione - ha aggiunto - servono anche riforme che sono l'altra necessaria condizione di rilancio del Servizio sanitario nazionale. E allora addio alla logica dei silos di spesa e guardando al vostro settore via la logica dei tetti di spesa nella farmaceutica e massima valorizzazione alla ricerca e all'innovazione. Da parte mia c'è massima apertura alla condivisione delle riforme. È una sfida che dobbiamo giocare tutti insieme, con un grande Patto Paese. In un anno e mezzo ho potuto contare su di voi - ha detto rivolto agli industriali del farmaco - e ora valgono più che mai le parole del nostro inno nazionale: dobbiamo stringerci a coorte per poter scrivere una pagina nuova e importante».
Donini (Regioni): lavoro di squadra per limare differenze. Nel Patto Paese prospettato da Speranza le Regioni giocano un ruolo fondamentale: «Bisogna proseguire con il gioco di squadra avviato durante la pandemia e procedere con rapidità, in un'ottica di partnership anche con le imprese del farmaco con cui vanno attivati tavoli tematici sull'innovazione e sulla cronicità, ad esempio», ha detto il coordinatore degli assessori alla sanità Raffaele Donini. «Non siamo ancora purtroppo nell'epoca post Covid - ha aggiunto -: da una parte ci rassicura l'andamento della campagna vaccini ma dall'altra rimbalzano i casi e preoccupano le varianti. L'obiettivo è proseguire insieme per valutare tutti i cambiamenti necessari per armonizzare sistemi regionali dentro un sistema unico. Anche sul fronte dell'assistenza è pioritario l'impegno di tutti sulla formazione sia in medicina ospedaliera che territoriale con piani terapeutici informatizzati ed efficienti. E per la gestione della terapia cronica vanno messi a disposizione di tutti le migliori terapie puntando su innovazione di sistema, di approccio e di metodo».
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