Imprese e mercato
Appalti, nella “Gara che vorrei” spazio ai pazienti e valutazione della qualità
di Red.San.
“La gara che vorrei”. Non è il libro dei sogni ma una vera e propria strategia messa nero su bianco da Cittadinanzattiva nella forma di una “raccomandazione civica” presentata oggi attraverso le sue reti del Tribunale per i diritti del malato e del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici con il contributo incondizionato di Assobiomedica. L’obiettivo è quello di rendere i processi di acquisto in sanità più vicini ai bisogni delle persone, garantendo qualità-innovazione-personalizzazione dei beni/servizi e riducendo gli sprechi.
Serve un’azione incisiva, dunque, se è vero, in base ai dati del XIX Rapporto Pit Salute 2016, che quasi un cittadino su due lamenta tempi di attesa troppo lunghi per quanto riguarda l’assistenza protesica e integrativa, il 26% forniture insufficienti , costi troppo alti e scarsa qualità dei prodotti.
«Nei processi di centralizzazione degli acquisti in sanità - commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - la sfida che attende tutti gli attori del Ssn è quella di garantire di più e meglio, rispetto a quanto fatto sinora, il perfetto equilibrio tra l’esigenza di tutelare i diritti del malato come quelli all'accesso, alla qualità, alla sicurezza, all’innovazione e alla personalizzazione, e nello stesso modo in tutte le Regioni, con la necessità di utilizzare al meglio le risorse economiche disponibili, ridurre le inefficienze e garantire così conti in ordine, nonché aumentare il grado di trasparenza delle procedure e prevenire fenomeni corruttivi».
Altri dati utili a costruire una fotografia rispetto alle criticità che riguardano l’accesso ai dispositivi medici derivano dall’indagine civica sulla spending review in sanità e impatto sui cittadini, realizzata da Cittadinanzattiva. Nell’ambito dell'indagine è stato realizzato un focus su dispositivi medici e una survey alla quale hanno risposto 1.438 attori della salute appartenenti a 15 società scientifiche per rilevare, in base all’esperienza quotidiana dei professionisti sanitari, quanto i tagli disposti da ripetuti provvedimenti, a partire dalla spending review del 2012 ad oggi, abbiano inciso sulla pratica clinica, ma soprattutto su quanto effettivamente viene reso ai cittadini, in termini assistenza e servizi sanitari. Riduzione della qualità dei servizi (72 %), aumento rischi per la sicurezza (61.7%) sono le principali problematicità segnalate; i tagli alla sanità messi in campo rendono difficile o addirittura impossibile per i professionisti la scelta del dispositivo maggiormente idoneo, ovvero l'appropriatezza. Inoltre insistono problemi rilevanti per ciò che riguarda la qualità del dispositivo erogato e difficoltà nell'approvvigionamento.
L’obiettivo di coniugare le esigenza di spesa con la qualità dei servizi, secondo Aceti, possono essere raggiunti «se si coinvolgono nei processi di acquisto tutte le “competenze necessarie”, vale a dire i cittadini/pazienti, i professionisti della sanità e tutti gli altri stakeholder del Ssn, che possono e devono mettere a disposizione delle istituzioni le proprie competenze, evidenze e informazioni sui bisogni». Ma è necessario anche «innovare le attuali modalità di valutazione dei processi di acquisto affiancando alla misurazione prettamente economica, sistemi in grado di valutare soprattutto la qualità dell'assistenza erogata e gli esiti di salute prodotti. Proprio per questo oggi presentiamo un articolato che con un semplice copia e incolla in provvedimenti di carattere nazionale e regionale potrebbe realizzare tutto ciò».
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