Imprese e mercato
Produzione farmaceutica, Istat: +22,2% ad agosto. Scaccabarozzi (Farmindustria): «Fiducia nel sistema Paese»
di Rosanna Magnano
Più fiducia nell’attrattività del sistema Italia e un clima più favorevole all’innovazione, anche a livello politico. Sono questi secondo Farmindustria i trend che spiegano il «soprendente» dato in crescita (+22% ad agosto) rilevato dall’Istat sulla produzione industriale di farmaci made in Italy.
Nel mese di agosto 2017 la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici è infatti il comparto che registra la maggiore crescita tendenziale con un +22,2% rispetto allo stesso mese del 2016.
Dati positivi anche per l'attività estrattiva (+13,6%) e le altre industrie manifatturiere, come riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+10,0%). In calo invece i settori della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-7,3%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-5,1%) e della fabbricazione di mezzi di trasporto (-1,3%).
Tecnicamente il dato di agosto è sempre in salita perché le industrie ripristinano le scorte andate giù con la pausa estiva per tornare al ciclo distributivo normale di settembre. Ma il risultato è giudicato «sorprendente» e molto positivo, in linea con un trend che già nel 2010-16 , a fronte di un settore manifatturiero che scendeva a -7%, incassava un +13 per cento.
E secondo Farmindustria l’aumento del 22% registrato lo scorso agosto dall’Istat ha un significato anche più profondo. Il dato infatti sottende un evidente salto di fiducia che il settore a livello globale ha compiuto nei confronti del sistema Paese. «È un dato straordinario - spiega il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - che dimostra l’impegno che la farmaceutica ha messo per trascinare il Paese fuori dalla crisi. Un dato che continua da qualche anno, anche in altri settori e ne siamo contenti senza gelosie, ma che abbiamo intrapreso per primi. Il valore aggiunto è stato la fiducia, che ha fatto sì che arrivassero gli investimenti giusti per consolidare le nostre produzioni , destinate in larghissima parte alle esportazioni. Non si tratta, come è temuto da molti, di un aumento della spesa sanitaria. L’export è infatti in continuo aumento, con dati eccezionali. Questo grazie a un atteggiamento pro innovation, con i fondi destinati ai farmaci innovativi che hanno dimostrato come questo Paese creda nella farmaceutica e questo è stato positivo. Certo, manca l’ultimo miglio di una nuova governance. Non vogliamo regali, vogliamo solo una buona governance, giusta ed equa. Se arrivasse anche questa, non oso immaginare come si evolverebbe questa fiducia e come si consoliderebbero le produzioni che noi già abbiamo. E che in controtendenza si sono spostate dall’estero verso l’Italia con prodotti innovativi, perché l’Italia è diventata attrattiva. Con un atteggiamento pro innovation ma anche con una stabilità che ha permesso di trasmettere all’estero un’immagine positiva del Paese. Gli investitori sia italiani che stranieri ci stanno credendo».
In questo contesto, il possibile e auspicato sbarco dell’Ema in Italia rappresenterebbe un coronamento ideale di un trend economico virtuoso. «Sarebbe una ciliegina sulla torta - conclude Scaccabarozzi - per un Paese che merita di essere riconsociuto come il Paese della ricerca e della produzione farmaceutica».
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