Imprese e mercato
Scaccabarozzi (Farmindustria) su calo mortalità: «Cruciale il ruolo della ricerca farmaceutica. E sull’allungamento della vita la R&S ha inciso per il 40%»
di Barbara Gobbi
Di bene in meglio. Se idati certificati dall’Istat , di un calo del 23% nella mortalità in Italia in un decennio, sono senz’altro positivi, ancora di meglio si potrà ottenere. Così il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi interpreta il Report dell’Istituto di statistica e traccia gli scenari futuri. Due dati su tutti: il contributo, almeno per il 40%, della R&S all’allungamento della vita della popolazione e il ruolo sempre più “sociale” dell’industria, nella promozione dell’aderenza terapeutica. Sullo sfondo, lo “tsunami positivo” di 7mila nuovi farmaci in sviluppo nel mondo.
Presidente Scaccabarozzi, il report Istat dà la buona notizia di un calo secco della mortalità in Italia in un decennio. Un grande miglioramento per quasi tutte le patologie, se pensiamo anche ai big killer come le malattie cerebrovascolari e ai tumori...
Io credo che l’Istat certifichi un grande traguardo. C’è anche da fare un commento: laddove c’è stato un aumento della percentuale di quelle malattie, come l’Alzheimer, strettamente legate all’allungamento della vita media e alla percentuale di crescita della popolazione anziana, ciò è merito di quanto avvenuto dagli anni ’50 a oggi grazie alla ricerca, ai nuovi farmaci e ai corretti stili di vita. Siamo riusciti ad allungare l’aspettativa di vita di un mese ogni 4 mesi, cioè sei ore al giorno, cioè tre mesi all’anno. Questo è importantissimo: la ricerca farmaceutica ha inciso tanto, e in particolare per quanto riguarda l’allungamento della vita i dati dicono che ha inciso per il 40%. La cosa è interessante retrospetticamente, ma ancora di più nella prospettiva futura, dal momento che è in arrivo quello che definiamo uno tsunami positivo, il “rinascimento della ricerca”, con 7mila nuovi farmaci in sviluppo nel mondo, che porteranno sicuramente a nuovi dati positivi.
Quali sono e saranno le grandi sfide?
L’oncologia, l’immunologia, le malattie neurodegenerative, l’infettivologia. Basti pensare all’epatite C: era una malattia da cui non si guariva, mentre oggi questa patologia è curabile. I risultati dei prossimi 10 anni saranno influenzati ancor più positivamente dal fatto che per esempio, oggi questa malattia è curabile.
Ci sono anche patologie meno eclatanti ma molto importanti, come il diabete...
La ricerca sta andando avanti anche sulle patologie dei sistemi metabolici, ha fatto passi notevoli. Ma è fondamentale, ora, promuovere l’aderenza terapeutica per migliorare gli outcome clinici proprio in malattie importanti come il diabete. Credo che un’industria che propone soluzioni terapeutiche innovative, abbia anche il dovere di fare educazione sull’ederenza alla terapia, come terapia stessa. Lo abbiamo già annunciato all’evento organizzato per la festa della donna : abbiamo tutta l’intenzione di lavorare in questa direzione. Ritengo che un settore leader della ricerca e dell’innovazione come il nostro debba assumere anche questo ruolo sociale, creare cultura.
E per quanto riguarda l’altra grande emergenza dell’invecchiamento della popolazione?
La scoperta del genoma ci ha dato delle informazioni straordinarie. Abbiamo anche, dalla nostra parte, la nuova ondata dei “big data” e degli “smart data”, che condizioneranno molto il modo di fare ricerca. Grazie a tutta questa innovazione, sono certo che saremo in grado di dare una svolta a queste malattie. E anche nell’ambito delle patologie neurologiche e psichiatriche, emergenti in conseguenza dell’invecchiamento, c’è del nuovo che sta arrivando.
Premettendo che nessuno ha la sfera di cristallo... Si può tentare di ipotizzare, da qui ai prossimi 10 anni, di quanto ulteriormente si riuscirà ad abbattere la mortalità?
E’ difficile dirlo. Mi auguro che siano numeri altrettanto importanti, se non maggiori. Per lo sviluppo di un farmaco ci vogliono dieci anni: i risultati ottenuti negli ultimi anni sono frutto della ricerca di 20 anni fa. E la ricerca nel frattempo è cambiata tantissimo. La R&S di oggi e quella condotta negli ultimi 5 anni, che porterà allo sviluppo di nuovi farmaci nei prossimi cinque, darà una svolta ancora più importante. C’è molto ottimismo.
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