Imprese e mercato
Pronta la farmacia 2.0: ma servono i «Leaf» e più governance, ticket e livelli di servizio uniformi su tutto il territorio nazionale
La farmacia 2.0 è pronta, ma necessita dei Leaf, i Livelli essenziali di assistenza farmaceutica, utili per garantire la parità e la qualità assistenziale al cittadino su tutto il territorio e per semplificare la distribuzione farmaceutica. È la più importante, anche se non l'unica, richiesta di Federfarma Servizi, fatta alle Istituzioni in occasione dell'evento “Farmacista Più” in corso a Milano, necessaria per dare alla farmacia del futuro una propria “governance”. Mettendola cioè in grado, come chiede il 75% degli italiani, di diventare luogo in cui il cittadino possa acquistare farmaci e ricevere assistenza e consigli sempre più efficaci in tema di prevenzione e salute, ma anche per permettere alla farmacia di fungere da supporto fattivo allo Stato, gestendo ad esempio anch'essa la cronicità attraverso la presa in carico del paziente e monitorandone l'aderenza alla cura. Si punta cioè a una universalità dell'assistenza farmaceutica, a favore soprattutto dei cittadini delle fasce più deboli, molti dei quali in difficoltà anche a pagare i ticket, la cui esenzione è oggi definita a livello regionale in maniera troppo eterogenea. Vale a dire che cittadini residenti in territori limitrofi potrebbero avere diversi diritti, impedendo loro di accedere a cure e servizi che, laddove erogabili attraverso le farmacie del territorio, eviterebbero l'accesso inutile a ospedali e Pronto soccorso: una contraddizione inaccettabile per Federfarma Servizi, anche in funzione delle conseguenze pesanti per la spesa pubblica. Questa azione consente anche di ottimizzare le risorse economiche, rivedendo e uniformando i due prontuari che gestiscono l'assistenza farmaceutica: quello farmaceutico ospedaliero, con cui le Regioni in autonomia distribuiscono farmaci ‘in diretta' al cittadino attraverso l'ospedale stesso o in DPC (cioè attraverso le farmacie territoriali per conto dello Stato), e quello farmaceutico generale, che distribuisce farmaci anche ‘in convenzionata', cioè in farmacia dietro presentazione della ricetta medica.
«La spesa sanitaria e farmaceutica in particolare – spiega Giancarlo Esperti, direttore generale di Federfarma Servizi – è in costante crescita in funzione di due emergenze: l'invecchiamento della popolazione e la conseguente cronicità. Lo Stato si è trovato così costretto ad adottare alcune misure cautelative di risparmio, tra cui i ticket e la definizione di tetti di spesa, fissati annualmente dallo Stato e oltrepassati i quali la Regione, lo Stato stesso o il sistema devono risarcire l'industria farmaceutica o i player (gli operatori sanitari coinvolti nel fenomeno) dei costi dello sforamento. I tetti di spesa sono utili per capire fino a che punto e in quale misura si può concedere assistenza al cittadino in termini di spesa farmaceutica. A seconda dei tetti di spesa e della distribuzione dei farmaci, che per legge può essere decisa in autonomia dalle singole Regioni, si hanno ricadute sulla governance».
In buona sostanza, se ad una Regione viene imposto un tetto di 100 €, farà in modo di attuare meccanismi per non superarlo e anzi per risparmiare, inserendo presumibilmente nella DPC specifici farmaci o spingendo per la distribuzione diretta. Questo fenomeno, tuttavia, sta generando disparità nei livelli di assistenza da Regione a Regione, da Provincia a Provincia, ma anche da Asl a Asl. «In risposta a questo fenomeno – continua Esperti – Federfarma Servizi auspica che vengano definiti dei LEAF (Livelli Essenziali di Assistenza Farmaceutica) utili per garantire la parità e qualità di assistenza al cittadino su tutto il territorio e per semplificare la distribuzione farmaceutica. Ovvero per garantire che l'offerta e la disponibilità dei prodotti siano presenti in eguale misura in tutte le farmacie del territorio».
«Per raggiungere questo obiettivo di uniformità assistenziale – aggiunge Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi – occorre che i soci, le farmacie associate a Federfarma Servizi uniscano i loro sforzi per rimettere al centro la farmacia, permettendo cioè che essa sia il luogo in cui fornire il farmaco ma anche assistenza al cittadino, compresi consigli sulla prevenzione alla salute, ridisegnando il ruolo e la funzione della farmacia stessa. Questo significherebbe permettere alla farmacia di diventare un supporto per lo Stato nello svolgimento di alcune funzioni attualmente demandate in toto all'ospedale, facendo in modo che la sanità sia meno ospedale-centrica e la farmacia più in grado di gestire la cronicità, attraverso una presa in carico del paziente, seguendone ad esempio l'aderenza terapeutica prescritta del medico».
Un obiettivo che sembra ancora lontano se si pensa che ad oggi ci sono molti cittadini, appartenenti ai ceti più deboli, che non potendosi curare perché impossibilitati a pagare i ticket ricorrono con maggior frequenza all'ospedale e/o al pronto soccorso con costi notevoli per la spesa pubblica.
«Una contraddizione che, a nostro avviso, deve essere sanata, ma non solo – conclude Mirone –. Serve che la farmacia tuteli i cittadini in termini di prevenzione e salvaguardia alla salute ma anche che vada incontro alle esigenze dello Stato per ottimizzare le risorse economiche, secondo quelli che sono anche gli obiettivi chiaramente descritti dalla Conferenza Stato-Regioni. L'augurio di Federfarma Servizi è che la politica possa accelerare quanto più possibile i processi per il raggiungimento di questi obiettivi, perché i cittadini hanno bisogno di uguaglianza e di prestazioni sociali in conformità con il ‘welfare' che deve tutelare e proteggere le fasce più deboli».
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