Europa e mondo
L'allarme di Coopi: 828 milioni di persone soffrono la fame. Oltre 3 miliardi a rischio di insicurezza alimentare
di Claudio Ceravolo *
24 Esclusivo per Sanità24
Ci abbiamo creduto davvero, ci avevamo sperato. Nel settembre 2000, tutti i 193 stati membri dell’Onu hanno firmato la dichiarazione che fissava gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs), da raggiungere entro il 2015. Al primo posto spiccava "sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo". Nessuno si è mai illuso che fosse un risultato facile da ottenere, ma si sperava che con una buona strategia, come quella disegnata dagli obiettivi di sviluppo, e un sufficiente sforzo finanziario, si potesse ottenere una significativa riduzione di persone malnutrite nel mondo. Nei primi anni di questo millennio è sembrato che queste speranze potessero realizzarsi: da circa un miliardo di persone sotto-nutrite nel 2005, si è scesi a meno di 780 milioni nel 2015.
Da allora, però, questo numero non ha fatto che aumentare, a causa delle crisi internazionali, dell’aumento del prezzo dei beni alimentari e delle guerre. In particolare, il Covid prima e la guerra in Ucraina poi, con il conseguente aumento del prezzo dei cereali, ha portato in questi anni ad una nuova crescita della popolazione malnutrita.
Secondo gli ultimi dati Fao, oggi 828 milioni di persone si coricano alla sera ancora affamate: sono il 10,3% della popolazione mondiale e si aggiungono ai più di 3 miliardi di persone nel mondo che soffrono qualche forma di insicurezza alimentare.
Gli effetti della malnutrizione. La malnutrizione, particolarmente la malnutrizione cronica, ha gravi effetti sulla salute. I bambini sono quelli che ne soffrono maggiormente, e su di loro gli effetti della malnutrizione sono spesso irreversibili.
Per questo, i nostri sono interventi sono rivolti in primo luogo a loro, che pagano il prezzo più alto: l’effetto più comune osservato nei nostri interventi è un ritardo della crescita. Vediamo, infatti, bambini che sono in media più piccoli dei loro coetanei e che si trascineranno questo ritardo anche in età adulta. Questo è particolarmente grave nelle bambine, che diverranno donne con bassa statura e bacini più piccoli, esposte a complicanze ostetriche durante il parto.
Osserviamo poi dei bambini con difficoltà d’apprendimento: il 70% di un cervello umano si forma nei primi due anni di vita, e la nutrizione svolge un ruolo centrale in questo processo. Senza un adeguato apporto di proteine, vitamine, zinco e ferro, la crescita cerebrale è ostacolata e questo si tradurrà in ritardo scolastico e minori performances lavorative in età adulta.
Infine, questi bambini hanno un sistema immunitario indebolito, che li rende più suscettibili di morire per malattie infettive come la malaria, il morbillo e le varie forme di diarrea.
In questi Paesi si forma un circolo vizioso che è difficile rompere: madri malnutrite danno vita a bambini malnutriti, che poi avranno in età adulta meno forza fisica e intellettuale, e quindi meno facilità a guadagnarsi la vita. Si innesca così un circolo di povertà, che porta alla malnutrizione, che rende difficile uscire dalla povertà, e così via.
L’intervento di Coopi. Coopi cerca di rompere questo circolo vizioso operando su due fronti: da una parte, con interventi di sicurezza alimentare che rinforzino i sistemi locali di produzione agricola, e dall’altra con interventi specifici modellati sulle necessità locali: interventi più sanitari laddove bisogna intervenire su bambini affetti da malnutrizione proteico-calorica o da marasma, interventi di carattere economico quando, per situazioni di emergenza, è necessario sostenere le comunità locali nell’acquisto e distribuzione di generi alimentari. Da oltre 20 anni Coopi cerca di combattere la malnutrizione in tutte le sue forme: solo l’anno scorso, 22 interventi rivolti a oltre 1 milione e 700mila persone, in 5 diversi paesi, hanno avuto per obiettivo ridurre le gravi conseguenze della malnutrizione.
* Presidente Coopi - Cooperazione internazionale
(coopi.org/lotta-malnutrizione)
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