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Ucraina/ Fondazione Soleterre, in atto la più grande evacuazione di pazienti oncologici pediatrici della storia

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24 Esclusivo per Sanità24

«In Ucraina è in atto la più grande evacuazione di pazienti oncologici pediatrici mai avvenuta nella storia. Non è mai accaduto, infatti, che un Paese intero dovesse ricoverare altrove i propri pazienti oncologici pediatrici. In tutto il mondo i centri ospedalieri che accolgono i bambini oncologici avranno bisogno di risorse per poter trattare pazienti aggiuntivi e per mettere a loro disposizione personale extra in termini di supporto psicologico e mediazione culturale, attrezzature e rifornimenti. In questo momento agire in fretta e bene è essenziale: se un bambino che deve proseguire le terapie resta senza medicinali per una o due settimane, muore». Così Damiano Rizzi, Presidente di Fondazione Soleterre, impegnata dal 2003 in Ucraina, dove realizza interventi strutturali, garantisce strumentazione medica e forniture di farmaci nei reparti dell’Istituto del Cancro e dell’Istituto di Neurochirurgia di Kiev e dove gestisce una casa d’accoglienza per ospitare gratuitamente i tanti bambini malati in cura a Kiev. Dal 2009 Fondazione Soleterre ha esteso il proprio intervento anche a Leopoli, per creare la prima unità trapianti di midollo osseo per la cura dei tumori pediatrici dell’ovest del Paese. Fondazione Soleterre dichiara di aver contribuito, dal 2003 a oggi, a innalzare i tassi di sopravvivenza dei bambini malati di cancro portandoli dal 55 al 64% e ha assistito complessivamente oltre 28.000 bambini con i loro genitori. In queste ore tragiche, affermano dalla Fondazione, Soleterre sta lavorando senza sosta per continuare a garantire farmaci nei pochi reparti pediatrici funzionanti e mettere in salvo fuori dal Paese i pazienti più gravi che non possono assolutamente rischiare di rimanere senza cure anche per un solo giorno.
Dei circa 4.000 pazienti in cura negli ospedali ucraini prima della guerra, ne risultano al 23 marzo rintracciati 638. Si tratta dei pazienti più complessi, spiegano dalla Fondazione, che non potevano essere dimessi allo scoppio della guerra. Di questi, 440 sono stati finora evacuati fuori dall’Ucraina verso altri paesi europei ma anche extra-europei (Germania, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Svizzera, Austria, Stati Uniti e Canada) tra cui l’Italia, attraverso un’operazione speciale di ponte-aereo, inizialmente coordinata da Soleterre, Areu e Regione Lombardia, e che oggi prosegue con il coordinamento del sistema di Protezione Civile e con la Centrale Remota Operazioni di Soccorso Sanitario (CROSS), che ha esteso a tutti gli ospedali italiani la possibilità di accogliere i pazienti. Oggi sono ricoverati presso strutture ospedaliere italiane almeno 70 bambini e adolescenti pazienti oncologici ucraini (alcuni arrivati con mezzi propri).
Gli altri 198 pazienti presi in carico dalle strutture ospedaliere ucraine prima della guerra, e seguiti da Soleterre, non sono attualmente nelle condizioni di essere trasportati fuori dal Paese, perché troppo fragili per affrontare il viaggio oppure perché per il momento le loro famiglie non intendono lasciare il Paese. Con loro, Soleterre realizza un costante lavoro di verifica delle condizioni fisiche e psicologiche per includerli nell’evacuazione.
Restano tuttavia numerosi bambini e adolescenti che Soleterre, con il proprio staff, sta cercando di rintracciare attraverso i direttori di tutti i centri oncologici pediatrici ucraini. Questi pazienti sono stati dimessi forzatamente all’inizio della guerra e sono tornati nelle loro abitazioni oppure sono coloro che si recano regolarmente presso i centri oncologici per cure e controlli. Molti si trovano in villaggi remoti, lontano dalle grandi città, con cui è difficile comunicare.


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