Europa e mondo
Lotta al fumo: Bruxelles fa muro sulle sigarette elettroniche
di Ernesto Diffidenti
24 Esclusivo per Sanità24
Diventa serrato all'interno dell'Unione europea il dibattito sulle sigarette elettroniche. L'atteso report dello Scheer (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks) che doveva essere pubblicato i primi giorni di marzo slitta ancora. La nuova data è fissata per metà aprile ma chissà che serva altro tempo ancora per trovare una sintesi su un tema complesso e delicato come quello del fumo. Poche sono le certezze, su tutte la necessità di intervenire per ridurre significativamente il numero dei decessi ma resta aperta la discussione sul come: l'Europa continua a sostenere l'approccio verso una dissefuazione totale dal fumo mentre più di 10 enti regolatori in tutto il mondo, tra cui la statunitense Food and Drug Administration e il Public Health England della Gran Bretagna, stanno aprendo a prodotti "a rischio ridotto" per coloro che proprio non riescono a smettere con le classiche bionde.
Le indicazioni della Commissione contenute nel Beating Cancer Plan - che mette sul piatto 4 miliardi per ridurre i fumatori dal 25% di oggi al 5% entro il 2040 favorendo la nascita di "una generazione zero tabacco" - tendono a equiparare le sigarette classiche ai prodotti senza combustione, alle e-cig e ai prodotti a tabacco riscaldato. Per tutti è prevista una tolleranza zero. Analoga posizione è contenuta da una "Preliminary Opinion" dello Scheer sulle e-cigs, che è stata poi aperta a una consultazione pubblica che ha raccolto 691 contributi da parte di autorità del mondo medico-scientifico, alcuni dei quali hanno sollecitato una valutazione "della riduzione del danno delle sigarette elettroniche rispetto sigarette tradizionali" in aderenza alle evidenze scientifiche di oltre 30 studi indipendenti.
Per Fabio Beatrice, professore presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell'ospedale San Giovanni di Torino, "ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile". Secondo Beatrice, "bisogna assicurare proposte ricevibili", come l'utilizzo di strumenti che "hanno la caratteristica di ridurre i prodotti della combustione, i veri artefici del danno da tabagismo".
Lo scorso 23 febbraio il Public Health England (PHE, l'agenzia di consulenza e ricerca del Dipartimento della sanità e dell'assistenza sociale del governo britannico) ha pubblicato la sua settima recensione indipendente sul fumo elettronico, elaborata da ricercatori del King's College di Londra. Il PHE ha stimato che ogni anno, in Inghilterra, oltre 50mila fumatori abbandonano il fumo con l'ausilio delle sigarette elettroniche. Nel 2020 in Inghilterra le e-cig continuano a rappresentare lo strumento più diffuso tra i fumatori che cercano di smettere (27,2%). Coloro che utilizzano un prodotto per lo svapo come supporto nel tentativo di smettere di fumare, secondo i ricercatori, hanno percentuali di successo tra le più alte (tra il 59,7% e il 74% nel 2019-20).
Dal canto suo l'Agenzia federale statunitense (Fda) ha previsto l'introduzione della categoria "Prodotti del tabacco a rischio modificato", dopo un articolato processo di revisione delle evidenze scientifiche disponibili sui nuovi prodotti. E nel 2020 è stata autorizzata la commercializzazione di due prodotti ricadenti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco, e il tabacco da uso orale Snus, quest'ultimo con lo status di prodotto "a rischio ridotto" rispetto al fumo di sigaretta.
In Svezia dove lo Snus (tabacco masticabile) è ancora commercializzato il fumo è già sceso vicino all'obiettivo che la Ue ha per il 2040, con i fumatori attuali al 7%. In Giappone, invece, un fumatore su quattro ha già lasciato le sigarette per passare allo svapo e al tabacco riscaldato.
Anche in Italia , secondo il Libro Blu 2019 dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il mercato sta cambiando. I dati rilevano come negli ultimi due anni si sia assistito ad un sostenuto calo del consumo di sigarette (-6,8%, in volume, dal 2017), trainato non soltanto dalle campagne di sensibilizzazione contro il fumo, ma anche dalla sostituzione delle sigarette con i prodotti a tabacco riscaldato senza combustione. Questo mutamento nei consumi avviene in un contesto in cui la domanda complessiva di tabacchi è diminuita nello stesso periodo del -1,59%, in linea con i trend storici, e con una sostanziale stabilità del gettito complessivo per lo Stato. In altre parole, in uno scenario di in cui cala nel suo complesso il mercato della nicotina, si assiste ad una sostituzione delle sigarette con prodotti senza combustione, a fronte di un equilibrio delle entrate fiscali. Soltanto durante l'emergenza Covid, secondo i dati forniti dall'Istituto superiore di sanità, 600mila persone hanno lasciato le sigarette. Tale calo ha coinciso con l'aumento degli utilizzatori di sigaretta elettronica e tabacco a riscaldato, che hanno visto un aumento rispettivamente dell'1% e dello 0,3%.
Insomma, per Francesco Riva, presidente del Cenacolo Odontostomatologico Centro Italia e chirurgo maxillo-facciale "servono buonsenso e gradualità". "Il fumo nuoce alla salute - sottolinea - ma non basta dirlo attraverso le immagini e frasi choc sui pacchetti di sigarette, perché quelle immagini e quelle scritte non sono servite a nulla. E anche il nuovo piano Ue contro il tabagismo rischia di non produrre gli effetti sperati. Rispetto alle sigarette tradizionali i nuovi dispositivi non prevedono la combustione. Sebbene non siano privi di rischio, rappresentano sicuramente delle alternative valide per tutti quei fumatori adulti che continuerebbero a fumare".
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