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Covid&Viaggi, Bruxelles lancia la proposta del «certificato verde digitale». Von der Leyen: «Entro fine estate vaccinato il 70% degli adulti»

di Radiocor Plus

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Non si chiama passaporto ma "certificato verde digitale" per facilitare la libera circolazione sicura all'interno della Ue durante la pandemia. La prova che una persona è stata vaccinata contro Covid-19, ha ricevuto un risultato negativo del test o si è ripresa da Covid-19. Sarà disponibile, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo. Includerà un codice QR per garantire la sicurezza e l'autenticità del certificato. È la proposta legislativa della Commissione europea, presentata dalla presidente Ursula von der Leyen, che istituisce un quadro comune di riferimento per facilitare la convivenza con il Covid-19. La Commissione aprirà uno "sportello" per garantire che i certificati possano essere verificati in tutta la Ue e sosterrà gli Stati membri nell'attuazione tecnica dei pass. Gli Stati membri restano comunque responsabili nella decisione sulla scelta delle restrizioni di salute pubblica per i viaggi cui è possibile rinunciare, ma dovranno applicare tali deroghe allo stesso modo ai viaggiatori in possesso di un certificato verde digitale. Il commissario per la giustizia Didier Reynders ha indicato che il certificato verde digitale «non costituirà un prerequisito per la libera circolazione e non discriminerà in alcun modo: un approccio comune europeo non solo ci aiuterà a ripristinare gradualmente la libera circolazione all'interno della Ue ed evitare la frammentazione del mercato, è anche un'opportunità per influenzare gli standard globali e dare il buon esempio sulla base dei nostri valori europei come la protezione dei dati».
Nonostante il mancato rispetto degli impegni di consegna delle dosi di vaccino da parte di AstraZeneca, la Commissione europea indica che «con l'arrivo delle prime dosi del vaccino Johnson&Johnson da aprile possiamo raggiungere l'obiettivo di avere il 70% degli adulti pienamente vaccinati entro fine estate». Lo ha detto von der Leyen, che ha anche rimarcato come BionTech-Pfizer e Moderna abbiano rispettato il contratto con la Ue. Von der Leyen ha aggiunto che l'inizio della campagna delle vaccinazioni e della distribuzione dei vaccini «è stato duro» e che «adesso stiamo facendo progressi nella vaccinazione». A luglio sono previsti oltre 200 milioni di immunizzati. AstraZeneca, ha poi affermato la presidente della Commissione, «distribuirà 30 milioni di dosi di vaccino entro fine marzo. Se lo farà, avremo distribuito nella Ue 100 milioni entro fine mese». E ancora : «La Ue sta esportando vaccini nel mondo per sostenere la cooperazione globale ma deve trattarsi di una via a doppia direzione per cui occorre ragionare sul modo di aggiustare le nostre esportazioni di vaccini fondandosi sulla reciprocità e proporzionalità nel caso di Paesi in cui si vaccina più che nella Ue». Di questo, ha aggiunto, occorrerà parlare nel Consiglio europeo della prossima settimana.
La Commissione europea ritiene che la Ue possa dar vita a «partenariati a lungo termine con le case farmaceutiche affidabili per una prenotazione anticipata di dosi di vaccino per il futuro affinché tali imprese possano fondarsi con una certa sicurezza per predisporre interventi allo scopo di aumentare le capacità produttive», ha detto ancora Ursula von der Leyen aggiungendo che la Ue sarebbe pronta a investire su questi partneriati. La presidente della Commissione ha poi ribadito che BionTech/Pfizer e Moderna sono case farmaceutiche «molto affidabili, AstraZeneca no».
In particolare, la presidente della Commissione Ue ha affermato che dopo tante cautele e tentennamenti, la Commissione europea ha deciso di stringere le corde da un lato nei rapporti con AstraZeneca, non considerata «affidabile» perché non ha rispettato gli impegni sulle consegne delle dosi del suo vaccino, e dall'altro lato nelle relazioni con le altre aree del mondo, in particolare gli Stati che ostacolano il flusso delle esportazioni e delle riesportazioni di vaccini e componenti (cosa che riguarda anche gli Stati Uniti e il Regno Unito, in parte anche l'India). Von der Leyen ha indicato espressamente che la Ue deve discutere il modo per affermare i principi di «reciprocità» nei flussi di esportazioni dei vaccini e di «proporzionalita» sulla base del livello di vaccinazione «nel caso di Paesi in cui si vaccina più che nella Ue». In sostanza, Bruxelles profila la minaccia di indurimento delle condizioni per esportare vaccini prodotti nel territorio dell'Unione europea.«Esportiamo molti vaccini nei Paesi che li producono: è un invito per loro ad essere aperti» all'invio di vaccini nella Ue, ha detto von der Leyen. «Siamo pronti a tutte le opzioni utili a garantire che l'Europa riceva la sua giusta quota di vaccini».


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