Europa e mondo
Copertura sanitaria universale, 40 anni dopo la Dichiarazione di Alma-Ata
di Favila Escobio*
24 Esclusivo per Sanità24
Nel 1978, la Dichiarazione di Alma-Ata espresse la necessità di fornire un’assistenza sanitaria di base per promuovere una salute migliore per tutti, per dare valore alla giustizia sociale e all’equità. Quaranta anni dopo, lo scorso ottobre ad Astana, una nuova conferenza globale ha confermato il ruolo cruciale dell'assistenza sanitaria di base in tutto il mondo, i valori di solidarietà, giustizia, universalità delle cure e il “modello sociale” promosso da Alma Ata che, tenendo conto dei determinanti sociali della salute, pone al centro del proprio intervento la persona e la partecipazione della comunità.
Sebbene l'assistenza sanitaria selezionata solo ad alcuni interventi e malattie, sia stata presentata nel corso degli anni come un'alternativa economicamente più sostenibile e vantaggiosa per i paesi in via di sviluppo, molti degli interventi portati avanti in questi contesti hanno sempre cercato di favorire un approccio integrato in modo da salvaguardare i valori e i principi enunciati nella Dichiarazione di Alma Ata e volti a garantire un accesso alla salute globale.
Decenni dopo la sua introduzione, l'approccio sostenuto dalla dichiarazione di Alma Ata, e il concetto di copertura sanitaria universale rimane un progetto illuminante e lungimirante per i paesi che cercano di raggiungere la salute per tutti e che tentano di rendere accessibili a tutta la popolazione i servizi di promozione, prevenzione, cura, riabilitazione e terapia palliativa.
A livello mondiale, metà della popolazione mondiale non ha ancora accesso ai servizi sanitari essenziali, la copertura vaccinale in molti Paesi resta al di sotto degli standard, la cura delle malattie trasmissibili e non trasmissibili è in molti casi un privilegio per pochi e negli ultimi anni l’interesse dei donatori a favore della salute globale si è notevolmente ridotto. Non sono state risparmiate nemmeno iniziative come il Fondo globale per la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria (GFATM) che sta implementando politiche di ammissibilità e assegnazione dei fondi sulla base del prodotto interno lordo dei Paesi con tagli importanti ai progetti per le comunità di beneficiari dei Paesi a medio reddito.
La disuguaglianza sanitaria globale si è dilatata. I paesi hanno visto una diminuzione dei contributi e del supporto di iniziative internazionali proporzionale all’aumento, anche lieve, del proprio reddito nazionale. Così, senza che si tenesse conto della prevalenza delle malattie, dell'accessibilità o della qualità dei servizi sanitari, milioni di pazienti si sono impoveriti pagando spese sanitarie out of pocket.
Se guardiamo all’Italia, l’accesso alle cure di persone vulnerabili come migranti, rifugiati e richiedenti asilo è sempre più incerto dopo l’approvazione del Decreto Immigrazione. L’articolo 32 della Costituzione Italiana sancisce la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo, non del cittadino, e contempla l’assistenza sanitaria gratuita per chi si trova in situazioni di vulnerabilità. Ma il nuovo provvedimento del governo, orientato a smantellare ulteriormente il già fragile sistema di accoglienza, a prolungare la detenzione amministrativa di persone che non hanno commesso alcun crimine, e a ridurre le protezioni disponibili per persone vulnerabili, rischia di avere un drammatico impatto sulla vita e la salute di migliaia di persone oggi presenti sul territorio italiano.
L’impegno della comunità internazionale a favore della copertura sanitaria universale dovrebbe ripartire in via prioritaria dai valori della dichiarazione di Alma Ata, affrontare il crescente onere delle malattie non trasmissibili, le implicazioni sanitarie dei contesti afflitti da guerre, epidemie ed emergenze umanitarie complesse, il costo crescente di farmaci e vaccini innovativi. Inoltre dovrebbe rilanciare una ricerca biomedica a favore dei più poveri, tener conto dei cambiamenti climatici sulla salute e delle minacce che vengono dalla resistenza antimicrobica, combattere la carenza e la distribuzione diseguale del personale sanitario, proteggere i gruppi più vulnerabili, compresi migranti e le persone costrette che vivono ai margini della società.
Senza queste misure, i pazienti con i bisogni medici maggiori continueranno a non avere accesso alle cure sanitarie essenziali e qualsiasi serio impegno volto a tradurre gli intenti della copertura sanitaria universale in fatti concreti sarà vanificato.
*referente medico di Medici senza frontiere - MSF
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