Dibattiti-e-Idee
Roccella: «Norme sagge che assicurano l'uguaglianza»
di B.Gob. e M.Per.
«È una legge saggia che ha dato ottimi risultati e ha retto a una serie di attacchi che non sono riusciti a smontarla. Attacchi che non sono arrivati dalle coppie ma dai centri privati, che avrebbero un più ampio margine di guadagno se l'accesso ad alcune tecniche fosse più facile». Eugenia Roccella, deputata di Nuovo Centrodestra e da sempre grande sostenitrice della legge 40, la difende a spada tratta.
Ventotto sentenze: sicura che la legge non sia stata svuotata?
Non lo è stata assolutamente. Neanche dalla decisione della Corte costituzionale del 2009, che tra l'altro condivido: è giusto che la decisione sul numero di embrioni da impiantare sia in capo al medico. Diverso è il mio giudizio sull'interpretazione che ne è stata data.
In che senso?
Riconoscere la libertà di giudizio del medico non significa licenza a produrre embrioni sovrannumerari à gogo senza controllo, e non vuol dire congelare gli embrioni, perché il resto della legge è rimasto tale e quale: non si possono distruggere gli embrioni e andrebbero impiantanti comunque insieme. La verità è che questa correzione della Corte è stata interpretata in maniera arbitrariamente ampia, favorendo prassi come minimo borderline.
Lo stesso vale per il divieto di diagnosi preimpianto per coppie portatrici di malattie genetiche?
L'accesso alle tecniche di procreazione assistita è consentito alle coppie sterili o infertili. La ratio di tutta la legge è questa: le coppie che accedono alle tecniche devono essere messe nelle stesse condizioni delle coppie che possono avere figli per via naturale. La fecondazione assistita non è un modo per selezionare figli, per ordinare figli, per avere figli attraverso gameti che non sono della coppia. Se uno ha figli con gameti al di fuori della coppia, in una coppia normale si chiama "tradimento". Permettere la diagnosi preimpianto per chi è portatore di malattie genetiche comporterebbe una discriminazione: le coppie normali non possono scegliere.
Ma decine di tribunali, sull'onda della sentenza Costa-Pavan della Corte europea dei diritti umani, hanno deciso diversamente...
Decine e decine di tribunali hanno autorizzato il trattamento Stamina: significa allora che le leggi sono state svuotate? No. Sono decisioni da rispettare che però riguardano singoli casi e non smontano la legge.
Eppure molte coppie sono costrette ad andare all'estero.
Chiariamo. I flussi di turismo sanitario, che riguardano tutte le prestazioni, seguono due criteri: economicità e deregulation. In realtà il flusso di turismo procreativo per la fecondazione in Italia è minimale e non è indicativo della bontà o meno della legge: oltre la metà delle coppie che vanno all'estero potrebbero fare le stesse cose in Italia. Ma l'attacco feroce e ideologico alla legge ha impedito un'informazione adeguata. Abbiamo ottimi centri che danno ottimi risultati: vorrei più trasparenza sugli esiti per mettere in grado le coppie di scegliere con cognizione di causa.
Che cosa direbbe, quindi, a una coppia che scopra di avere il 50% di probabilità di trasmettere una grave malattia a suo figlio?
Si tratta di calcoli probabilistici. Gli errori sono tantissimi: spesso si scarta un embrione, un bambino, assolutamente sano. Dove c'è la selezione genetica e c'è un forte invito a questo tipo di screening quello che succede è che dopo un po' l'elenco delle patologie per cui si può fare la diagnosi preimpianto e scartare gli embrioni diventa infinito. C'è molta letteratura su questo.
Quindi, tornasse indietro, sosterrebbe la stessa legge?
Forse avrei accolto la modifica della Corte costituzionale già da allora. Ma soltanto quella. Se si inserisce un principio per cui un embrione malato debba essere scartato si introduce un principio di diseguaglianza tra le persone. Tra qualcuno che ha diritto a nascere perché sano e qualcuno che non ha diritto a nascere.
E come la mettiamo con la 194?
È molto diversa: non inserisce un principio di disuguaglianza, non introduce un principio eugenetico. Dice che io posso abortire se la mia salute di donna e madre è minacciata. La maternità è una cosa molto complicata, una donna può non farcela. Ma la 194 non inserisce una discriminazione genetica.
Insomma: secondo lei la legge 40 ha funzionato su tutta la linea.
Ha fissato regole dove non c'erano, e questo è sempre un bene.
Ma da Regione a Regione le differenze rimangono abissali.
Questo riguarda l'intero sistema sanitario: la modifica del Titolo V ha creato disparità. La legge 40 non avrebbe potuto sanarle.
Ha paura dell'8 aprile?
Spero che la Consulta decida nella sua migliore tradizione senza farsi influenzare. Io penso che non esista il diritto all'eterologa, e neanche ad avere un bambino. L'eterologa vuol dire per forza di cose compravendita di gameti o affitto di uteri. Non esiste l'ovodonazione. Chi dice il contrario dice il falso: basta farsi un giro su Internet per capire.
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(Dal Sole 24 Ore Sanità n. 6/2014)