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Ddl Bilancio/ Pensioni: resta chiusa la lista dei lavori usuranti, incentivi per chi resta al lavoro
di Claudio Testuzza
24 Esclusivo per Sanità24
L’attuale situazione economica italiana non consente di metter mano a riforme pensionistiche che allarghino l’attuale campo di applicazione sulle anticipazioni , per consentire ad ulteriori categorie di dipendenti di andare in pensione prima. Rimane, nel tempo, sempre valida la condizione prevista per alcuni lavoratori a cui è consentito un prepensionamento a motivo di svolgere lavori o attività usuranti. Se per la legge che per prima ha introdotto i benefici pensionistici a favore dei lavoratori impegnati nelle così dette attività usuranti, e in cui erano state previste alcune prestazioni anche del settore sanitario, in particolare le attività di pronto soccorso, di chirurgia d’urgenza e di rianimazione, è necessario risalire a ben ventiquattro anni addietro ( Dlgs. n.374 del 1993 ), recependo quanto proposto dalla legge di riforma previdenziale, la cosiddetta “Amato”, nel tempo si sono avute tutta una serie di altre disposizioni ed interventi legislativi, in particolare in varie leggi finanziarie, che sono intervenute in parte su questa prospettiva. Da anni ci si pone il problema di come gestire la materia, soprattutto da un punto di vista pratico. Per alcuni mestieri risulta oggettivamente difficile, per fare un esempio, immaginare che un lavoratore over 60/62 anni possa svolgere proficuamente alcune attività particolarmente pericolose o lavorare in un contesto a rischio. Il dibattito politico sul tema non ha portato a particolari risultati, per motivi sostanzialmente di sostenibilità economica del sistema previdenziale pubblico se non per alcune ristrette tipologie, comunque molto importanti, tra cui di particolare evidenza quella relativa al lavoro notturno, che indubbiamente nel tempo porta a usura del lavoratore, soprattutto in certi mestieri. La più importante novità è stata, appunto, rappresentata dal riferimento quale termine dell’usura al lavoro notturno. È stato ritenuto, infatti, usurante il lavoro notturno prestato dai i lavoratori a turni che prestano la loro attività nel periodo notturno e per un numero minimo di giorni lavorativi all’anno.
Per accedere alla pensione anticipata con i requisiti agevolati occorre che l’attività usurante sia svolta per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di lavoro o per almeno metà della vita lavorativa complessiva. Le condizioni per beneficiare delle agevolazioni e poter andare prima degli altri in pensione anticipata sono precise. Intanto, i turni notturni prestati devono essere di almeno 6 ore, comprese tra la mezzanotte e le 5.00 del mattino e dovranno essere state effettuate un numero minimo di 64 di notti l’anno, ovvero di almeno tre ore, sempre nell’intervallo fra mezzanotte e le cinque del mattino, per coloro che prestano la loro attività per l’intero anno lavorativo. Avremo quindi che i requisiti per ottenere il pensionamento anticipato sono :
•con almeno 78 notti l’anno il requisito minimo per accedere alla pensione di anzianità diventa 61 anni e 7 mesi di età anagrafica e 35 anni di contribuzione (quota 97,6);
•tra 72 e 77 notti l’anno i requisiti aumentano di 1 anno (quota 98,6 e 62 anni e 7 mesi);
•tra 64 e 71 notti l’anno i requisiti sono aumentati di 2 anni (quota 99,6 e 63 anni e 7 mesi).Per i lavoratori autonomi i termini sono tutti slittati di 1 ulteriore anno.
E’ poi è importante circoscrivere con attenzione i destinatari. Il beneficio è rivolto ai lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti; notturni a turni e/o per l’intero anno; addetti alla cosiddetta “linea catena” (in determinate lavorazioni inquadrate ai fini INAIL in specifiche voci); conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.
L’elenco delle mansioni usuranti è circoscritto e fa riferimento specificatamente al DM 19 maggio 1999:
•i lavori in miniera, nelle cave, in galleria, in sotterraneo;
•le attività svolte nei cassoni;
•i lavori realizzati ad alte temperature;
•i palombari;
•le lavorazioni del vetro cavo;
•le mansioni espletate in spazi ristretti;
•i lavori di asportazione dell’amianto.
Il meccanismo collegato all’attività notturna allarga la piccola platea dei lavori usuranti come sopra indicati, perché è anche applicabile in teoria a molte altre mansioni quali guardie giurate, autisti, casellanti, e soprattutto anche infermieri e medici per alcune specialità.
La richiesta di certificazione dei requisiti dovrà essere presentata entro il 1° maggio dell’anno precedente rispetto a quello in cui si maturano i requisiti agevolati. La domanda di certificazione è altra cosa rispetto alla domanda di pensione. L’INPS dovrà prima analizzare la pratica e poi confermare il diritto. Se la domanda viene inviata in ritardo, l’accesso alla pensione potrebbe essere differito di alcuni mesi. Per ottenere la certificazione del diritto, l’Istituto di previdenza sociale richiede: il contratto di lavoro individuale, che dimostri il tipo di attività svolta; le buste paga che attestino il numero di ore effettivamente lavorate di notte, essendo le stesse maggiorate ai sensi dei contratti collettivi di lavoro. In caso di accoglimento della domanda sarà l’INPS a comunicare al lavoratore la prima decorrenza utile per la pensione; a quel punto il dipendente potrà presentare domanda di pensionamento e l’Ente effettuerà le ulteriori verifiche del caso (ad esempio l’effettiva cessazione del rapporto di lavoro).
Le indicazioni sulla manovra 2025 dovrebbero confermare l’Ape sociale (lavoratori disoccupati di età non inferiore a 63 anni e 5 mesi), l’opzione donna (riservata a particolari specifiche opzioni) e quota 103 (lavoratori con 62 anni d’età e un’anzianità contributiva di 41 anni almeno), con una serie di penalizzazioni che fanno prevedere numeri di adesione a queste modalità di “prepensionamento” parecchio bassi, ma non risulta che nessuno abbia ripreso l’idea di favorire l’uscita anticipata per ulteriori mestieri particolarmente gravosi. Al contrario, per i motivi di tenuta dei conti pubblici, sembra confermata l’idea di spingere quanto più possibile per far rinviare la pensione ai lavoratori, ribadendo la validità del provvedimento già attuato quest’anno di stimolare la permanenza al lavoro dei dipendenti, sia pubblici che privati, in possesso dei requisiti per il pensionamento, attraverso specifiche forme di detassazione e di decontribuzione.
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