Dal governo

Le pericolose debolezze del sistema sanitario e le promesse da marinaio della politica

di Ettore Jorio

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24 Esclusivo per Sanità24

“Siamo seriamente preoccupati per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti”. Questa è la frase che diciamo e sentiamo recitare in giro, rispettivamente, da genitori e/o nonni. Ed è qui che viene fuori quanto anche i medesimi hanno il brutto vezzo di lanciare la palla in avanti senza costruire gioco.
Un po’ come fan tutti, politici in testa. “Faremoooo!” è il loro motto. Non per niente, Albanese tirò fuori il simpatico personaggio di Cetto La Qualunque, simbolo della promessa, anche estrema, con destinatari tutti, nessuno escluso.
Tutto questo fa gioco all’impegno farlocco, nei confronti del quale si registra la sciocca dabbenaggine popolare di crederci, nonostante da un tempo glorioso (833/78) si sia passato ad un recente passato disastroso, solo per dare fiducia alla politica - piuttosto che alla rude pretesa sociale – dimenticando che essa è «il mezzo attraverso il quale le persone senza morale comandano su persone senza memoria» (Voltaire, dixit).

Impegnarsi sul futuro è il solito vezzo dei marinai

Ebbene, con un vissuto simile fondato sul “faremo”, pensare esclusivamente al futuro di figli e nipoti è “reato esistenziale”. E’ trascuratezza generazionale. Quanto agli anziani, deboli nel presente e dal futuro corto, è incoscienza assoluta. E’ filosofia generativa di stragi sociali, dedicata ad una società con tanti vecchi e con servizi lasciati in condizioni che, solo a pensarci un attimo, sanno di cinismo politico-istituzionale.

Le preoccupazioni devono riguardare l’oggi. Ed è grave, molto, che i genitori e i nonni di oggi abbiano dimenticato le speranze e i progetti delusi dalle tante promesse sulle quali molti di quelli di ieri ebbero ad investire (malissimo). E’ gravissimo che i figli e i nipoti abbiano dimenticato i tormenti, rispettivamente dei padri e dei nonni, sopportati nel Covid e protratti sino ad oggi, con gli anziani trattati peggio che malissimo.

La responsabilità è di una società inerme

Tutti abbiamo contribuito a costruire inconsciamente (o forse no!) un presente pericolosissimo per figli e nipoti nonché per gli anziani e i disabili con:

-le guerre che appaiono sempre di più accettate piuttosto che ripudiate in considerazione delle stragi che circondano la storia e impegnano la cronaca;

-i diritti sociali (sanità e scuola in testa), che portarono a riforme con obiettivo l’universalismo nella tutela della salute e l’obbligo scolastico, oggi messi sotto i piedi nell’inefficienza quasi assoluta nella erogazione delle prestazioni essenziali. Basta vedere come si subisce il modo atroce di essere accettati nei pronto soccorso;

-un Mezzogiorno, cancellato nel 2001 come denominazione costituzionale contenuta e destinatario di finanziamenti speciali nell’art. 119 previgente, venduto come esca da troppi cantori della sua difesa chiacchierona piuttosto che dello sviluppo concreto, magari diversificato per regioni, attesa la loro condizione di ricchezza, prodotta e programmata in modo asimmetrico.

Investire sul PRESENTE da subito

A figli e/o nipoti occorre il PRESENTE. L’attuale che cambi, sul quale necessita investire subito e tanto. E’ nostro dovere reclamarlo, duramente!

In proposito, non si possono accettare le regole dell’incoscienza, dei progetti fumosi del tipo: piove in un ospedale perché ridotto male, occorre costruirne un altro! Tra l’altro, nel frattempo quanta gente avrà perso la guerra con la vita? Ciò che occorre è una governance all’altezza dei suoi compiti, la migliore.

La programmazione, denominata proprio per questo a scorrimento, riguarda l’oggi, il domani e il dopodomani. Da qui la pianificazione e i bilanci annuali e triennali, per l’appunto, a scorrimento.

Da qui, ancora, l’esigenza di pretendere, per esempio, per il Pnrr, di sapere cosa si è fatto fino ad oggi e cosa si farà il giorno dopo, senza buttare la palla avanti e aspettare il 2026, che arriverà con i soliti risultati pessimi. Dai quali molto in forse qualcuno avrà imparato nel frattempo a chiedere scusa.

Veniamo alla sanità, che ha un presente notevolmente preoccupante

E’ la prova del nove di come i decisori nazionali e regionali siano bravi ad alleggerire il gioco (macabro) buttando sempre la palla avanti. Il Faremo è la loro parola d’ordine.

Basti pensare alle tante gravi omissioni sopportate finanche per decenni dalla società civile orami allo stremo con un presente indegno di tutela:

-all’integrazione sociosanitaria ancora in officina da 46 anni, dalla Riforma del 1978;

-l’assistenza territoriale, trattata peggio, con i distretti sanitari (allora di base) veri strumenti di assistenza reale divenuti presidi burocratici;

-alla programmazione ospedaliera in balia della non attuazione del DM70 del 2015, che – anche se non affatto risolutivo – è stato applicato a pezzettini, lasciando molti presidi ospedalieri pubblici senza neppure il possesso dei requisiti per poterli accreditare;

-al sistema ospedaliero universitario con una sola Azienda Ospedaliera Universitaria (A.O.U. di Salerno “OO.RR. S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona) in possesso del previsto obbligatorio Dpcm costitutivo, lasciando persistere addirittura la denominazione di policlinici nonostante la abrogazione di un siffatto status da oltre vent’anni;

-alla riscrittura del sistema territoriale che, nonostante il DM77/2022 e il PNRR che ne finanzia ampiamente le strutture di base (case e ospedali di comunità nonché Cot), risulta addirittura in una fase applicativa illusoria, tant’è da essere vantata come novità realizzativa da due anni senza che nessuna di tali strutture di comunità sia stata messa terra;

-al legislatore nazionale che consente alle Regioni pericolose manomissioni incostituzionali alle regole statali (legge 833/1978 e vigente d.lgs. 602/92) inquinando l’autonomia imprenditoriale delle aziende sanitarie con le fantomatiche istituzioni delle Aziende Zero, variegatamente denominate per realizzare il peggio e salvaguardare le responsabilità di risultato degli incapaci. Una tolleranza che ha consentito sprechi enormi e pericolose differenziazioni organizzative nonché ha reso difficile rintracciare i responsabili dei disastri generati;

-al federalismo fiscale, su tutto, lasciato lì da oltre 23 anni, malgrado che fosse nato come salutare alternativa del criterio “rovina Paese e Nazione” della spesa storica;

-alla veterinaria e alla medicina della mente lasciate in un angolino, con il conseguente abbandono delle tutele alimentari, delle aggressioni di morbi provenienti dal mondo animale e con i tantissimi che hanno bisogno di salute mentale e di assistenza contro le dipendenze lasciati a soffrire a causa di una crudeltà di Stato;

-all’incuranza di tollerare le pericolose debolezze consolidatesi della medicina di famiglie e la colpevole indifferenza sul bisogno assoluto e inderogabile delle famiglie a rendersi girovaghe, spesso a tutela della vita, per trovare, ovunque, un sito assistenziale degno di questo nome.

Comprensibile quanto sia indispensabile lavorare per il presente, piuttosto che continuare a promettere e non mantenere per il futuro?

Il dramma dell’Irccs Santa Lucia

Il decisore pubblico è sbandato, non sa cosa fare oppure lo sa troppo a beneficio di qualcuno. Basta vedere il deplorevole caso della Fondazione privata Santa Lucia IRCCS. Una struttura ospedaliera romana che rappresenta l’optimum nella neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità e alla ricerca nelle neuroscienze.

In relazione ad essa non è molto convincente “il circolante e il presumibile”, ovverosia le soluzioni che si intravedono per “sistemare” la vicenda. Si stanno verosimilmente ponendo le basi per acquisizioni iper convenienti da parte di privati grossisti di accreditamenti. Una idea diversa e innovativa potrebbe essere quella di sfruttare, creandone le condizioni, il novellato art. 174 del Codice degli appalti. Quel PPP ridefinito dal legislatore “operazione economica” tra lo Stato/Regione e privati, da regolamentare con contratti atipici.


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