Dal governo

Long Term Care: adeguare i sistemi ai cambiamenti sociali e all’aumento delle persone fragili

di Ivano Russo*

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Italia è in Europa il Paese con l’indice di vecchiaia più alto e al tempo stesso il Paese in cui non ci sono sufficienti interventi di welfare. La speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana, secondo l’Istat, è di 81,1 anni per i maschi e di 85,2 per le femmine, mentre il tasso medio di speranza di vita in buona salute nel 2021 era di 60,5 anni. Sul totale della popolazione, sono 14,36 milioni gli ultrasessantacinquenni, pari al 24,3% della popolazione, e secondo le ultime previsioni dell’Istituto tale percentuale è destinata a crescere fino al 35,1% della popolazione nel 2080. Questo vuol dire che dai 65 anni in poi, una serie di patologie tenderanno a presentarsi, altre tenderanno a cronicizzarsi e colpisce molto il dato che il passaggio da cronicità a fragilità e da fragilità a non autosufficienza arrivi rapidamente, nella maggior parte dei casi nel giro di appena 2-3 anni. L’Istat stima che sono 3,8 milioni le persone non autosufficienti in Italia, la maggior parte delle quali sono anziani. A fronte di questi dati, è chiaro che con una popolazione che invecchia e con un rapporto tra pensionati over 65 e fascia 0-18 che arriverà addirittura a 3 ad 1 in prospettiva, il tema della tenuta del sistema, della capacità di erogare prestazioni e di soddisfare questi bisogni deve essere assolutamente affrontato.

Diventa quindi centrale discutere di Long Term Care (cioè gli interventi socio-assistenziali pagati dallo Stato che comprendono quelli sanitari, l’indennità di accompagnamento e altre prestazioni) per il futuro del SSN e per il futuro della spesa socio assistenziale, tanto di quella pubblica, in capo agli enti di previdenza e assistenza - soprattutto per quanto riguarda la parte degli assegni di accompagnamento e di invalidità - tanto per i sistemi sanitari regionali e per la spesa locale di regioni e comuni. Si tratta di un tema davvero enorme che riguarda tra l’altro questo Paese in maniera particolarmente forte.

La spesa pubblica complessiva per il Long Term Care è di 38 miliardi di euro. La più importante è sicuramente l’indennità di accompagnamento che, nel 2024, è pari a 531,76 euro mensili, erogata a 1,57 milioni di anziani over 65 anni non autosufficienti, l’11,5% della popolazione over 65 (Osservatorio statistico Inps, anno 2023), per una spesa annua complessiva di 9,3 miliardi (0,65% del PIL). Intanto, la Ragioneria Generale dello Stato ha stimato che, nel 2026, la spesa pubblica per Ltc sarà pari al 1,6% del PIL, mentre le previsioni per il futuro mostrano una crescita progressiva: è stato stimato che nel 2070 la spesa sarà pari al 2,3% - 2,4% del PIL.

Sostenere una spesa per il Long Term Care significa integrare ancora una volta spesa pubblica e spesa privata. Non è possibile che ciò possa essere caricato solo sulla fiscalità generale. Occorre, come negli altri Paesi europei, coinvolgere tanto il sistema assicurativo quanto quello aziendale dei datori di lavoro, probabilmente sarà necessario renderlo obbligatorio e bisogna tener conto che occorrerà anche un tempo di accumulo per poter considerare questa spesa utile quando le persone ne avranno bisogno, quindi in media dopo i 65 anni.

Sebbene non sia facile un paragone, è opportuno notare che, nei Paesi presi in esame, i sistemi di Ltc sono stati oggetto di riforme recenti per adeguarli ai mutamenti sociali e al crescere delle persone fragili. In Germania, dal 1995, esiste la copertura obbligatoria Ltc per tutti i lavoratori dipendenti. Il sistema è retto dai contributi versati dai lavoratori, che sono pari al 3,4-3,5% dello stipendio annuo. Il costo dell’assistenza a lungo termine per gli anziani over 65 anni ha raggiunto gli 89,5 miliardi di euro nel 2021, il 2,5% del PIL. La Francia punta molto sull’assistenza domiciliare: 7 su 10 anziani ricevono assistenza a casa. Le risorse economiche impiegate sono pari a 64,2 miliardi di euro, il 2,6% del PIL. In Svezia il servizio Ltc è quasi interamente a carico dello Stato. Le risorse economiche impiegate sono di 4 miliardi di euro, il 2,8% del PIL, coperte al 94% dall’intervento pubblico, mentre il restante 6% è coperto dall’out-of-pocket.

*Presidente di ONWS - Osservatorio Nazionale Welfare e Salute


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