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Fondi pensione e Casse/ Covip certifica: crescono gli iscritti (+3,7%) e il patrimonio complessivo a 114,3 miliardi

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

La Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) è stata istituita nel 1993 (Decreto lgs. 124/1993), quale Autorità preposta alla vigilanza delle forme pensionistiche complementari. In tale ambito la Covip, con attenzione alla tutela degli iscritti e dei beneficiari e al buon funzionamento del sistema di previdenza complementare, esercita anche la vigilanza prudenziale sulle forme pensionistiche complementari, perseguendo la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, la sana e prudente gestione e la loro solidità. Sono attribuiti alla Commissione anche i compiti di controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli Enti di previdenza privatizzati.
L’ultima Relazione, presentata alla Camera dei Deputati, ha rilevato che nel 2023 le uscite per la gestione previdenziale ammontano complessivamente a 11,6 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 4,5 miliardi di euro e in rendita per 401 milioni di euro. I riscatti sono stati pari a 2 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,5 miliardi di euro. In particolare alla fine del 2023, i fondi pensione in Italia sono 302: 33 fondi negoziali, 40 fondi aperti, 68 piani individuali pensionistici (pip) e 161 fondi pensione preesistenti.
Il totale degli iscritti alla previdenza complementare è di 9,6 milioni, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente. In percentuale delle forze di lavoro, gli iscritti sono pari al 36,9%. I fondi negoziali contano 3,9 milioni di iscritti (+5,4% rispetto al 2022). La metà delle nuove adesioni è da ricondurre al meccanismo dell’adesione contrattuale Continuano a crescere anche le iscrizioni nel settore del pubblico impiego attraverso il meccanismo del silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione.
Sono 1,9 milioni gli iscritti ai fondi aperti (+5,9%) e 3,9 milioni quelli ai pip (+1,7%). 656.000 sono gli iscritti ai fondi preesistenti. Pur attestandosi ancora su percentuali inferiori rispetto alle altre fasce, negli ultimi anni il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) sul totale degli iscritti è finalmente cresciuto, passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023. Cresce infatti, tra le nuove adesioni, la quota di soggetti fiscalmente a carico, la cui iscrizione viene indirizzata prevalentemente a favore delle forme di mercato. Ciò rispecchia decisioni familiari di aprire una posizione previdenziale per i propri figli in vista di una successiva alimentazione con versamenti autonomi una volta che essi entreranno nel mondo del lavoro.
Alla fine del 2023, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 224,4 miliardi di euro, con un incremento del 9,1% rispetto all’anno precedente, determinato prevalentemente dalla dinamica positiva dei mercati finanziari. Le risorse accumulate sono pari al 10,8% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I versamenti annuali sono in gran parte (32%) concentrati nella fascia tra i 1.000 e i 3.000 euro, ma un’ampia porzione di iscritti (15,8%) effettua versamenti di importo inferiore ai 200 euro. Tra questi ultimi ci sono gli iscritti ai fondi pensione negoziali con modalità contrattuale per i quali viene versato al fondo pensione il solo minimale contributo a carico del datore di lavoro.
Nella fascia di versamenti tra 4.500 e 5.500 euro, che include il limite di deducibilità fiscale dei contributi, fissato in 5.164,57 euro, è presente l’11,1% degli iscritti versanti. Al netto degli afflussi di Tfr, che non concorrono al raggiungimento della soglia di deducibilità, in tale fascia si collocano 596.000 iscritti.
Gli investimenti dei fondi pensione (escluse le riserve matematiche presso imprese di assicurazione e i fondi pensione interni a enti e società) sono prevalentemente allocati, per il 56% del totale, in obbligazioni governative (il 14,1% sono titoli del debito pubblico italiano) e altri titoli di debito. I titoli di capitale sono pari al 21,4% del totale mentre le quote di OICR al 15,8% del totale. I depositi si attestano al 5%; gli investimenti immobiliari, in forma diretta e indiretta, si attestano all’1,8% del totale.
Nel 2023 la dinamica positiva dei mercati finanziari si è riflessa sui rendimenti di tutte le tipologie di linee di investimento, recuperando le perdite subìte nell’anno precedente. I risultati migliori si sono osservati nelle linee d’investimento con una maggiore esposizione verso i titoli di capitale. I comparti azionari hanno registrato le performance migliori, con rendimenti nell’anno in media pari al 10,2% nei fondi negoziali, all’11,3% nei fondi aperti e all’11,5% nei pip; nei comparti bilanciati i guadagni sono stati inferiori.
Ricordiamo che dal 2011 la Covip vigila anche sugli investimenti delle Casse di previdenza in un più articolato sistema di vigilanza che vede i ministeri del Lavoro e dell’Economia titolari di una competenza generale sulle stesse. In tale contesto, la Commissione è chiamata a riferire ai suddetti ministeri gli esiti dei controlli posti in essere sulla gestione delle relative risorse finanziarie.
Alla fine del 2023, le attività complessivamente detenute dalle Casse di previdenza ammontano, a valori di mercato, a 114,3 miliardi di euro, contro i 103,8 miliardi dell’anno precedente. A determinare la variazione ha contribuito soprattutto l’andamento positivo dei mercati finanziari, recuperando le perdite registrate nel 2022. La composizione delle attività detenute continua a caratterizzarsi per la cospicua presenza di investimenti immobiliari (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate), che nel complesso si attestano a 18,8 miliardi di euro (16,5% del totale; in diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022). Gli investimenti in titoli di capitale sono pari a 21,7 miliardi di euro (corrispondenti al 18,9% del totale, in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al 2022). Gli investimenti nell’economia italiana (titoli di Stato, titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 44 miliardi di euro, pari al 38,5% delle attività totali.
La pur dimostrata validità del sistema della previdenza complementare negli anni non può , si legge nel documento, distogliere l’attenzione dai fattori strutturali che, nel nostro Paese, renderebbero necessario un suo più consistente sviluppo.
Un’adeguata strutturazione del sistema previdenziale su più pilastri appare sempre più necessaria per mitigare i rischi specifici che interessano il sistema pensionistico di base e per aumentare la probabilità di conseguire prestazioni previdenziali nel complesso più elevate. A questo fine andrebbe inoltre consentito di riportare ad anni successivi spazi di deducibilità di cui non si è goduto nell’anno di riferimento. Ciò incentiverebbe la partecipazione di quanti hanno redditi più variabili, come i lavoratori autonomi. Vanno inoltre viste con favore misure volte a rafforzare il processo di accumulazione delle risorse. Il passaggio del sistema di tassazione dei rendimenti conseguiti dai fondi pensione dal risultato maturato al risultato realizzato, quale previsto dalla delega per la riforma fiscale, in corso di attuazione, andrebbe nella giusta direzione.


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