Dal governo

Schillaci, da Governo oltre 11 miliardi in 3 anni ma impegnare bene le risorse. Focus a Bari su intelligenza artificiale, pronto soccorso, personale e scudo penale

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

«Ci sono più di 11 miliardi nei prossimi tre anni, dopo un periodo di cronico definanziamento del Servizio sanitario nazionale, tolto il periodo del Covid che è stata un’emergenza terribile che qualunque governo avrebbe affrontato finanziando il Ssn». Così il ministro della Salute Orazio Schillaci intervistato a Bari durante il convegno “Un grande impegno per la salute”, organizzato dal sottosegretario Marcello Gemmato. «Oltre al finanziamento - ha aggiunto - vanno utilizzati al meglio i fondi che ci sono e questa è la vera sfida del futuro soprattutto in una nazione come la nostra che ha delle peculiarità, ma anche grazie ai progressi della medicina e grazie anche al fatto che l’Italia è ancora ai primi posti per aspettativa di vita. Serve un cambio di passo - ha proseguito - e capire che investire in prevenzione fin dalle scuole elementari vuol dire domani avere persone che non solo vivono più a lungo ma che anche vivono meglio». Secondo Schillaci «questo governo ha messo la sanità al centro del dibattito e insieme al taglio del cuneo fiscale, la fetta che è stata destinata alla sanità è visibile a tutti e ora ci vuole l’impegno del governo, del ministero e delle Regioni per far sì che questi soldi siano spesi per dare una sanità migliore ai cittadini e valorizzare meglio gli operatori sanitari. L’impegno è dare ai cittadini una sanità più efficiente e non a macchia di leopardo perché a fronte delle tante disuguaglianze che ci sono anche tra piccoli centri e grandi città, serve uno sforzo comunue con il supporto degli operatori sanitari che vanno gratificati. Abbiamo bisogno del contributo di tutti e gli ordini professionali sono sempre stati un punto di riferimento per migliorare la sanità pubblica».
Tra le priorità e gli interventi messi in fila dal ministro, i temi dell’Intelligenza artificiale, del Pronto soccorso e delle liste di attesa ma anche la questione medica e delle professioni sanitarie e dell’equità di accesso.
Intelligenza artificiale come strumento d’equità. «Quando c’è progresso, il vero progresso è quello che è per tutti». Citando Harry Ford, Schillaci auspica che «l’intelligenza artificiale sia «uno strumento per superare le disuguaglianze e non per aumentarle: non vorrei - ha spiegato - che un ospedale più ricco avesse uno strumento più utile e uno meno ricco non lo potesse utilizzare. Questa è una sfida da affrontare perché ci sono progressi enormi in medicina e non si vede quanto il progresso scientifico ha permesso di migliorare la salute delle persone. Così l’IA se usata in maniera intelligente ed equa può permettere di migliorare le possibilità di cura in tante malattie, può aiutare i medici a fare diagnosi più precise. L’importante però è che sia sempre l’uomo a governarla e che non diventi un ulteriore strumento di discriminazioni tra territori».
Emergenza nell’emergenza. «Il Pronto soccorso è stato dall’inizio al centro dell’azione di Governo, l’anno scorso nel decreto Bollette abbiamo aumentato l’indennità e abbiamo fatto diventare il lavoro in Pronto soccorso in lavoro usurante - ha detto Schillaci -. Ma credo che il disagio che si vive in Ps possa essere aumentato solo potenziando la medicina territoriale, dobbiamo offrire ai cittadini la possibilità, quando hanno un problema, di non andare solo in Ps e la sfida è far sì che finalmente possiamo avere una medicina territoriale efficiente, che è stato il vero tallone d’Achille durante la pandemia. Questo ridurrà anche l’accesso in Pronto soccorso. Dopodiché è chiaro che chi decide di lavorarci deve avere anche un modello organizzativo migliore e delle prospettive di carriera diverse e soprattutto va combattuta la vergogna delle violenze contro gli operatori sanitari - ha aggiunto - che riguarda nel 70% dei casi le donne ed è un problema essenzialmennte culturale.
Ricetta multipla per le liste d’attesa. «Le liste d’attesa sono un fenomeno complesso - ha affermato Schillaci - e vanno affrontate in maniera adeguata a partire dai dati, al di là dei dati aneddotici sulle chiamate, giuste, a Cittadinanzattiva. Dobbiamo sapere con accuratezza - e su questo stiamo lavorando con Agenas per avere finalmente i dati per cui ci devono aiutare le Regioni - sui veri tempi di attesa per varie prestazioni. Perché se vogliamo agire in maniera efficace, dobbiamo capire quali prestazioni e in quali siti hanno liste d’attesa inaccettabili. detto questo, dobbiamo fare sì che nelle Regioni ci sia un unico Cup di prenotazione che metta insieme la sanità pubblica e quella privata convenzionata, che fa parte a pieno titolo della sanità pubblica, e bisogna che tutti contribuiscano a mettere nelle agende a disposizione dei cittadini le loro prestazioni. Poi è importante la presa in carico del singolo paziente, da parte del medico di famiglia e dello specialista, che detti i tempi delle prestazioni e dei vari interventi che il paziente deve avere. Poi - ha aggiunto - c’è il capitolo appropriatezza e qui ci può aiutare l’intelligenza artificiale: dobbiamo fare nei tempi utili gli esami necessari a chi ne ha veramente bisogno. Troppo spesso le liste d’attesa sono ingolfate da esami non del tutto utili per quella patologia e che magari potrebbero essere dilazionati nel tempo».
Scudo penale utile ai medici e di più ai cittadini. Da qui il passaggio al capitolo “scudo penale”. «È uno strumento che serve soprattutto a dare tranquillità agli operatori sanitari, che lo aspettano - ha affermato ancora Schillaci - perché non sono abituati a ricevere avvisi di garanzia e questo provoca spesso un ricorso alla medicina difensiva a fronte di cause che esitano nel 98% dei casi in un nulla di fatto. Inoltre lo scudo penale non toglie nulla ai cittadini che potranno comunque rivalersi in sede civile. Anzi: è uno strumento utile pper loro proprio per ottenere un minore ingolfamento nella richiesta di prestazioni. La medicina difensiva può arrivare a pesare per 10 miliardi l’anno cioè il 7-10% del Fondo sanitario nazionale e contrastarla permetterebbe di risolvere buona parte dei problemi della sanità italiana».
Questione medica e infermieristica. Oggi avere dei medici in più sarebbe importante ma soprattutto dobbiamo fare in modo che vadano nel sistema sanitario nazionale. Vedere che ci sono i gettonisti fa capire che forse i medici non mancano perché se li pagano di più vanno a lavorare però magari non vengono nel Ssn. Molto diverso è il problema degli infermieri che ci vede per numeri rispetto alla popolazione all’ultimo posto rispetto alla classifica Ocse. Nei prossimi anni per rendere operativa la medicina territoriale è necessario avere degli infermieri. E se nell’immediato non è possibile non rivolgersi a infermieri di altre nazioni - ha detto Schillaci - è altrettanto giusto rivedere i percorsi di studio degli infermieri, gli emolumenti e le attività che possono svolgere all’interno del Ssn. Perché meritano di più: a chi ha studiato cinque anni non possiamo chiedergli di fare quello che faceva vent’anni fa quando non aveva neanche la laurea».
Schillaci conferma che soprattutto per i medici il periodo più critico sarà il 2027-2028 e questo per una sballata programmazione degli anni passati e perché molti medici andranno in pensione.
G7 della Salute. Tre le tematiche al centro dell’evento che si svolgerà ad Ancona nella seconda settimana di ottobre: intelligenza artificiale e innovazione tecnologica, preparedness e possibili emergenze in linea con il lavoro già avviato dal Giappone e antibiotico-resistenza: che è la vera pandemia - ha detto Schillaci - «sulla quale dobbiamo intervenire con urgenza perché per la Anr negli ospedali non siamo ai primi posti in Europa. L’anno scorso abbiamo messo 50 milioni su questo argomento e sulla pandemia silente dobbiamo dare da subito risposte concrete».
Anziani non autosufficienti. «La sfida dell’assistenza domiciliare è l’altra sfida da affrontare e sull’assistenza domiciliare integrata - ha ricordato Schillaci sottolineando che la riforma del governo sulla non autosufficienza impiega 1,2 miliardi - abbiamo spostato anche dei fondi Pnrr perciò ci sono circa 250mila euro in più. Credo che sia importante investire perché la nostra è una popolazione che invecchia e deve farlo bene. La telemedicina può esserci di supporto, inoltre dovremo avere nuovi professionisti per insegnare alle persone che sono a casa come utilizzare i nuovi strumenti. La forza è avere operatori di qualità e quella è la sfida che dobbiamo cogliere».


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