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Agenas: più ricoveri nel 2022 ma i volumi restano lontani dai livelli pre pandemia

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Il 2022 ha fatto registrare una significativa ripresa delle attività degli ospedali italiani, nel dopo Covid, con un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 pari a +328mila. Prosegue dunque il riavvicinamento dei volumi assistenziali ai livelli pre-pandemia, soprattutto per l’attività programmata e per quella diurna, anche se, rispetto al 2019, resta ancora una riduzione del 10%. Complessivamente, nel triennio 2020-2022 la riduzione dell’attività ospedaliera stimata sui volumi del 2019 è stata pari a 3 milioni e 800mila ricoveri. Sono alcuni dati dell’edizione 2023 del Programma nazionale esiti (Pne), l'osservatorio permanente sull’assistenza ospedaliera dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

I dati, presentati oggi a Roma, fanno riferimento all’attività assistenziale erogata nell’anno 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2022 per la ricostruzione dei trend temporali. L'edizione 2023, in continuità con la precedente, ha cercato di descrivere i cambiamenti avvenuti a seguito della pandemia e le dinamiche che stanno caratterizzando il ritorno alle attività ordinarie. Sono stati calcolati complessivamente 195 indicatori, di cui 170 relativi all’assistenza ospedaliera (66 di esito/processo, 88 di volume e 16 di ospedalizzazione); 25 relativi all’assistenza territoriale, valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (7) e accessi impropri in pronto soccorso (4).

"Le evidenze scientifiche prodotte e i risultati del Pne - dichiara Enrico Coscioni, presidente Agenas - confermano come tale attività rappresenti uno strumento fondamentale di governo del Servizio sanitario nazionale, che permette di far emergere le criticità assistenziali e individuare puntuali strategie correttive, anche attraverso l’organizzazione di attività di audit clinico-organizzativo utili a migliorare la qualità delle cure".

"Il Pne - dichiara Domenico Mantoan, direttore generale Agenas - è uno strumento in continua evoluzione in cui il rigore metodologico che garantisce dati sempre più attendibili si accompagna alla flessibilità nel rispondere alle sollecitazioni derivanti dai cambiamenti in atto. La metodicità e capillarità delle analisi prodotte dal Pne può essere la base per oncretizzare la sinergia tra i vari livelli di governo del sistema. Tale sinergia è necessaria per rispondere alle sfide del prossimo futuro, in primis la riprogrammazione dell’offerta sanitaria e la riorganizzazione del sistema previste nell’ambito delle azioni del Pnrr, e orientare verso il miglioramento della qualità complessiva delle cure, con il fine ultimo della tutela della salute della popolazione".

"I dati del Programma nazionale esiti fotografano una sanità post-pandemia in ripresa", commenta dal canto suo il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, intervenuto alla presentazione del rapporto Agenas.
“Il Programma nazionale esiti non è uno strumento per fare classifiche –rileva – ma una piattaforma di analisi del servizio sanitario nazionale che di anno in anno diventa più preciso e utile. Non bisogna cadere nella tentazione di farne uno strumento per penalizzare ulteriormente le realtà che hanno più difficoltà. Perché è vero che c’è una generale ripresa delle attività negli ospedali ma va sottolineato che ci sono differenze territoriali e spesso anche tra aziende dello stesso territorio. Il Programma ci aiuta a metterle in evidenza e ci indica dove concentrare gli sforzi". Secondo Migliore "occorre intervenire con coraggio sulle modalità di erogazione delle prestazioni e sul coinvolgimento del personale sanitario. Per abbattere le liste d’attesa con le regole attuali servirebbe più personale. Occorre cambiare rotta, cambiando le norme sull’organizzazione del lavoro e sostituendo il tetto di spesa sul personale, che non aiuta il sistema a migliorare ed è fermo al 2004. Bisogna prevedere strumenti che consentano effettivamente al management di valorizzare la qualità dei professionisti".

Secondo il rapporto aumenta il numero degli ospedali italiani classificati ad alta qualità per la maggioranza delle prestazioni. La proporzione di strutture con livello di qualità alto o molto alto per almeno il 50% dell'attività svolta, rileva Agenas, è aumentata rispetto al 2021, passando dal 23% al 26% nel 2022. Rispetto alle varie aree di intervento, il Pne registra tuttavia delle "diseguaglianze nell'assistenza sanitaria". Con riferimento all'area cardiovascolare, ad esempio, si è registrata anche nel 2022 una proporzione minore di donne con infarto che accedono tempestivamente all'angioplastica coronarica: 43% rispetto al 54% degli uomini. Questo si traduce in un aumento della mortalità a 30 giorni. Per la frattura di femore nei pazienti di età maggiore di 65 anni si registra invece uno svantaggio per gli uomini nella tempestività dell'intervento: 46% rispetto al 51% delle donne. Per l'area della gravidanza, tra le donne straniere si evidenziano meno tagli cesarei ma un alto rischio di riospedalizzazione. Quanto infine alle ospedalizzazioni evitabili, nella popolazione straniera emergono tassi superiori per infezioni del tratto urinario, complicanze del diabete e ipertensione arteriosa.

"Delle 331 strutture valutate per almeno 6 aree cliniche- sottolinea Agenas - solo l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate. Tra le strutture pubbliche, quella che ha riportato una valutazione migliore è l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, con qualità alta o molto alta in 6 aree. Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso".

Al primo posto come livello di qualità per l'area cardiovascolare figura l'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, mentre nell'area della chirurgia oncologica le 4 strutture con livello di qualità più alta sono l'Ospedale di Mestre, l'Azienda Ospedale Università di Padova, lo Stabilimento Umberto I G. M. Lancisi (Ancona) ed il Policlinico Universitario Gemelli (Roma). La Regione che presenta invece la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto per l'area gravidanza e parto è l'Emilia-Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%).

Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, la concentrazione della casistica risulta lievemente migliorata rispetto al biennio precedente, con 418 strutture (61%) che hanno raggiunto la soglia dei 75 interventi/annui indicata dal DM 70/2015, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva. Permangono 173 strutture (25%) con volumi di attività particolarmente esigui (0,6% della casistica totale).


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