Dal governo

Manovra/ Cosa cambia in ambito previdenziale

di Claudio Testuzza

S
24 Esclusivo per Sanità24

Nella manovra finanziaria per il 2024 approvata dal Consiglio dei ministri viene, prioritariamente, confermato il così detto "cuneo fiscale", che nulla ha a vedere con quanto riguarda le tasse, ma incide sulla quota della contribuzione previdenziale a carico del lavoratore. Sarebbe più corretto, quindi, chiamarlo "cuneo contributivo". Le nuove disposizioni prevedono, anche per l’anno prossimo, di ridurre di 6 punti percentuali quanto previsto per il trattamento pensionistico (attualmente intorno al 9-10 % della retribuzione) per chi ha redditi fino a 35mila euro e di 7 punti percentuali per chi ha redditi fino a 25mila euro. Una frase pronunciata dalla Presidente del Consiglio «Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti si applica anche ai pensionati» è forse un lapsus, intendendo non la contribuzione, impossibile essendo già pensionati, ma invece il previsto accorpamento dei due primi scaglioni dell’Irpef.
Per quanto riguarda la rivalutazione delle pensioni, la così detta "perequazione", anche per il prossimo anno assisteremo, così come è stato per il 2023, al criterio di rivalutare al 100% le pensioni fino a 4 volte la minima Inps, al 90% quelle da 4 a 5 volte la minima per scendere mano a mano che aumenta l’importo della pensione. Viene confermata la super rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75 anni.Un’importante misura adottata è l’eliminazione del vincolo che prevede, per chi è nel contributivo, possa andare in pensione. una volta raggiunta l’età prevista, solo se ha raggiunto un importo pensionistico pari a 1,5 volte la pensione sociale. Oggi, se l’importo di una pensione, che è frutto di contributi, e che quindi è del pensionato, è inferiore a 1,5 volte la pensione sociale, lo stesso non ho diritto ad andare in pensione anche quando l’età lo consenta.
L’ Ape sociale e la Pensione donna, ma anche sembra quota 103, saranno poi sostituite da un unico Fondo per la flessibilità in uscita, che consentirà di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per i caregiver, per i disoccupati, per i lavori gravosi, per i disabili e con 35 anni di contribuzione per le donne e 41 per tutti gli altri.
Viene previsto, poi, che le madri con 2 figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore. I contributi previdenziali, che attualmente vengono pagati un terzo dal lavoratore e due terzi dal datore di lavoro, con le nuove regole, per la quota delle lavoratrici madri che hanno 2 o 3 figli questa sarà pagata dallo Stato, ovviamente con dei limiti. Il limite è per le madri con 2 figli fino a quando il secondo figlio, cioè il più piccolo, ha 10 anni. Per le madri con 3 o più figli fino a quando il figlio più piccolo ha 18 anni. Infine, il governo continua a lavorare al rafforzamento del congedo parentale. Oggi abbiamo 5 mesi di congedo di maternità retribuiti al 100%. Lo scorso anno è stato aggiunto un mese di congedo parentale, utilizzabile dalla madre o dal padre entro i 6 anni di vita del bambino e retribuito al 80 per cento. Ora, con la nuova manovra, viene aggiunto un ulteriore mese utilizzabile fino a 6 anni di vita del bambino, utilizzabile dalla madre o dal padre e retribuito al 60%. Poi rimangono gli 8 mesi retribuiti al 30%, che sono già in vigore per legge.


© RIPRODUZIONE RISERVATA