Dal governo

Schillaci, in Sanità stop a bonus e misure tampone ma interventi strutturali e fondi. Su liste d'attesa: «Le Regioni usino con urgenza e al meglio le risorse»

di Red. San.

S
24 Esclusivo per Sanità24

«Stiamo lavorando in controtendenza: non vogliamo più bonus, misure tampone o arrotondamenti vari ma interventi strutturali, con più soldi per il personale medico e sanitario, più tutele per gli operatori sanitari, più fondi per retribuire gli straordinari, più posti per chi vuole studiare Medicina». Così il ministro della Salute Orazio Schillaci intervenuto al Question Time in Senato in risposta a interrogazioni sulle liste d'attesa. Un fenomeno che secondo il ministro deriva da «scelte errate e prolungate negli anni che oggi siamo chiamati a fronteggiare». Due tra tutte: «il blocco indiscriminato del turnover che oggi ci crea carenza di medici soprattutto in alcuni settori» e «il taglio di 37, inaccettabili, miliardi dal 2010 al 2019 a danno della Sanità pubblica».
Quanto alle liste d'attesa che erano il tema al centro delle interrogazioni, il ministro ha precisato che le risorse residue - circa 165 milioni del miliardo che era stato stanziato negli ultimi due anni - «non sono state usate per altri scopi». Resta però fermo il monito ai governatori: «Abbiamo stanziato fondi straordinari e ci aspettiamo che tutte le Regioni li sappiano impiegare con urgenza e al meglio», In ogni caso Schillaci ha confermato «l'intenzione di verificare ancora meglio come siano stati spesi i fondi straordinari stanziati per le liste d'attesa. Il ministero non mancherà in ulteriori controlli - ha detto - ma serve maggiore responsabilità da parte delle Regioni nel moltiplicare gli sforzi per garantire il fondamentale diritto alla salute». Per Schillaci le liste d'attesa «non sono che il sintomo di un sistema sanitario da ripensare nella sua architettura complessiva, con il potenziamento dell'assistenza territoriale: sono allo studio - ha ricordato ai senatori - proposte concrete per l'implementazione del sistema disegnato dal "decreto 77" accompagnate da servizi di telemedicina e di supporto specialistico e diagnostico integrato, così da soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti contrastando il ricorso inappropriato al Pronto soccorso. Accanto a questo è altrettanto necessaria la revisione del modello di assistenza ospedaliera prevista», ha detto.


© RIPRODUZIONE RISERVATA