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Lavoro/ Inail, -25,5% infortuni e +25% malattie professionali nel primo trimestre dell'anno. Decessi: +3,7%. Bettoni: «L'Italia non può più tollerare tragedie da mancata sicurezza». Poi: «Impegnati su aggressioni ai sanitari»
di Radiocor Plus
24 Esclusivo per Sanità24
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate entro il mese di marzo sono state 144.586 (-25,5% rispetto al marzo 2022, grazie dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19), 196 delle quali con esito mortale (+3,7%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 18.164 (+25,1%). Lo comunica l'Inail nella pubblicazione on line degli "open data" del primo trimestre 2023. Nel dettaglio, le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo trimestre del 2023 sono state 18.164, 3.647 in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+25,1%, appunto). L’incremento è del 33,7% rispetto al 2021, del 28,8% sul 2020 e del 14,2% rispetto al 2019. I dati al 31 marzo di ciascun anno mostrano un aumento del 25,5% nella gestione Industria e servizi (da 11.963 a 15.009 casi), del 21,6% in Agricoltura (da 2.457 a 2.987) e del 73,2% nel Conto Stato (da 97 a 168). L’aumento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (passate da 13.477 a 16.702, pari a un +23,9%) sia quelle dei comunitari, da 374 a 422 (+12,8%), e degli extracomunitari, da 666 a 1.040 (+56,2%).
«La diffusione dei dati avvenuta in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro - spiega il presidente Inail Franco Bettoni - offre l’opportunità di riaffermare la necessità di pianificare efficaci e mirate strategie di prevenzione per abbattere l’intollerabile numero di incidenti sul lavoro e malattie professionali. C'è un andamento drammatico - sottolinea - che va contrastato con ogni mezzo. È dunque indispensabile insistere per consolidare ulteriormente la sinergia tra istituzioni, parti sociali, lavoratrici, lavoratori e imprese, sollecitando un confronto costante con l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione per la crescita sociale ed economica del Paese. La cultura della sicurezza è un bene che non va coltivato e alimentato esclusivamente all’interno del perimetro aziendale, ma in ogni ambito di vita. È così che la cultura della sicurezza tende a identificarsi con la cultura del rispetto». Bettoni esprime poi «vicinanza a tutte le famiglie delle vittime». «Un Paese avanzato come l’Italia non può più tollerare tragedie quotidiane legate alla mancanza di sicurezza sui posti di lavoro», ribadisce.
«La drammatica vicenda di Barbara Capovani - conclude Bettoni - richiama ancora una volta l’attenzione sul fenomeno delle aggressioni al personale sanitario, su cui l’Inail è fortemente impegnato. Al riguardo, rammento che nel triennio 2019-2021 sono stati denunciati e riconosciuti 4.821 infortuni legati ad episodi di violenza, il 29% dei casi riguarda uomini e il 71% donne. Va specificato che si tratta di dati non esaustivi, dal momento che alcune tipologie contrattuali presenti anche in sanità escludono la protezione assicurativa sociale sia pure a parità di esposizione al rischio. Si evidenzia in tal modo l’esigenza non più rinviabile del superamento dei limiti dell’attuale sistema disegnato dal Testo Unico del 1965, ormai inadeguato rispetto al dovere, innanzitutto etico, di garantire uniformità e universalità di tutela».
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