Dal governo
Manovra 2023/ La richiesta trasversale delle Regioni: più soldi per la Sanità
di B. Gob.
24 Esclusivo per Sanità24
Poche risorse, oltre il limite della resilienza e della sussistenza. È un coro in ordine sparso di "no" quello che si leva anche dalle Regioni, oltre che dagli esperti e dai professionisti della Sanità, nei confronti dei soldi messi sul piatto dalla bozza del Ddl di Bilancio per il Ssn. Per il Fondo sanitario, in sostanza, sono confermati gli aumenti già preventivati dalla gestione Speranza, quando ancora non era possibile considerare l'aggravio dei maxi extra-costi energetici attribuibili al contesto internazionale, dell'inflazione e dei pareggi, lontanissimi, sugli esborsi Covid. Il warning di assessori e presidenti, se pure con toni diversi, è trasversale. E si guarda alle possibili modifiche in Parlamento per una necessaria iniezione di "ossigeno".
«Vorrei chiarire e capire cosa succede sulla Sanità. Dicono che ci sono più risorse, io ancora non ho capito quante sono e quali sono. Per il prossimo anno due miliardi in più erano già previsti dal ministro Speranza, addirittura col governo giallorosso», ha affermato Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna.
«Spero che si trovi un accordo - ha detto il leghista presidente del Veneto Luca Zaia -. Adesso non ho gli ultimi aggiornamenti però è vero che la sanità è centrale. La Regione Veneto ha come bilancio 9,6 miliardi che dedica alla cura dei cittadini, nei nostri 68 ospedali, grazie a 54 mila dipendenti dei quali 11 medici, eroghiamo 80 milioni di prestazioni all'anno». Intanto, chi come il Veneto può farlo, si porta avanti su misure particolarmente sentite, ad esempio il sostegno alla medicina d'emergenza-urgenza. «È motivo di orgoglio che il Veneto sia la prima Regione d’Italia a definire con un importante accordo sindacale le modalità per erogare l’indennità di Pronto soccorso a circa 3.200 operatori, che potranno beneficiare di una indennità di circa 1.300 euro l’anno», è l'annuncio dell'assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, in relazione all’accordo sottoscritto con i sindacati del comparto sanità, che prevede la ripartizione di 4 milioni e 350 mila euro tra le aziende sanitarie, sulla base del personale in servizio nelle strutture interessate. Tali risorse consentiranno di erogare, a valere dal 2022 e per gli anni successivi una indennità mensile di 80 euro a titolo di acconto, che sarà seguita da un ulteriore conguaglio entro il mese di marzo dell’anno successivo, in ragione delle risorse disponibili. «Sono particolarmente soddisfatta – ancora Lanzarin – anche perché questo accordo è il primo atto applicativo del nuovo Ccnl firmato il 2 novembre, che consente di dare un segnale concreto rispetto al disagio di chi opera in queste strutture. Come Regione – conclude l’Assessore – ci impegneremo affinchè siano previsti a livello nazionale ulteriori strumenti di valorizzazione economica e professionale di tutti gli operatori del Ssn».
La manovra Meloni, almeno in bozza, stanzia 200 milioni in più per gli operatori del Pronto soccorso ma a partire dal 1 gennaio 2024.
Per Michele Emiliano i due miliardi in più annunciati dalla premier Meloni per la sanità «assolutamente non bastano perché ogni anno, per il semplice fatto che i costi aumentano, 2 miliardi in più servono a temere la sanità allo stesso livello dell'anno precedente, ma visto che quest'anno c'è un'inflazione molto alta e sono aumentati molto i costi dell'energia, sostanzialmente c'è una diminuzione del finanziamento effettivo del sistema sanitario italiano e questa cosa è bene che il governo la dica con chiarezza».
Boccia la manovra al Titolo Sanità anche il presidente della Regione Molise Donato Toma: «Lo dico senza mezzi termini: il Fondo sanitario nazionale nell'attuale ammontare è insufficiente per tutte le esigenze che si sono palesate negli ultimi tempi, il caro energia e i mancati introiti dovuti alla pandemia. Andrebbe prestata più attenzione al Fondo da parte del governo e spero, e ci credo, che questo governo lo voglia fare. In sanità - chiosa - non si può rischiare. Il Fondo deve essere incrementato nella misura giusta per le esigenze sanitarie di tutti i cittadini in tutte le regioni».
Il toscano Eugenio Giani premette che «è un gioco di parte, però sinceramente su 35 miliardi di manovra se va bene sono stati prospettati 2 miliardi per la sanità, mi sarei aspettato molto di più. Quante volte in pandemia ci siamo detti che dopo non sarebbe dovuto più essere come prima, rediamoci conto che il valore fondamentale per la persona è la salute. La sanità è l'attività che dobbiamo implementare al massimo per rendere la nostra società sempre più civile e decorosa e quindi personalmente spero che vi sia un intervento più forte e più significativo del Governo sulla sanità».
Pur apprezzando «un senso di responsabilità dal punto di vista del bilancio dello Stato perché non si sono fatte operazioni cervellotiche e irresponsabili, per il resto credo che la manovra sia da valutare criticamente, almeno per alcuni aspetti», ha affermato il governatore della Campania Vincenzo De Luca. «Al di là della propaganda - ha spiegato - avremo una riduzione sulle pensioni medie e soprattutto è gravissimo che ci sia una riduzione degli stanziamenti per la sanità pubblica, i Comuni e la pubblica amministrazione: calcolando l'inflazione abbiamo una riduzione su questi temi del 13% medio di risorse. In queste condizioni credo che non potremo fare né la medicina territoriale e le case di comunità, né avremo la possibilità di offrire servizi di qualità ai nostri concittadini. Non avremo la possibilità di personale nuovo da impiegare nei reparti di pronto soccorso, da questo punto di vista la situazione è estremamente delicata. La mancanza di risorse per i Comuni e gli enti territoriali mette in discussione anche la realizzazione del Pnrr. Se non c'è personale negli enti pubblici non si capisce chi dovrebbe fare i progetti e realizzare opere del Pnrr».
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