Dal governo
Covid: Sileri, completare terze dosi anche in vista possibile ripresa autunnale. Nelle prossime settimane allentamento restrizioni
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«Completiamo le terze dosi e torniamo progressivamente alla normalità». Così il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervistato da Radio Cusano Campus. «A fronte di un lieve incremento dei nuovi casi di positività riscontrati in Italia negli ultimi giorni non dobbiamo allarmarci eccessivamente - ha detto Sileri -: la variante Omicron circola ancora, insieme alle sue sottovarianti ancora più contagiose ma che non portano con sé un maggior rischio clinico. È importante quindi che le persone che hanno effettuato il ciclo primario di vaccinazione lo completino con la dose di richiamo, in modo da essere tutti più protetti quando, nel prossimo autunno, si dovesse verificare una ripresa più consistente della circolazione virale». In ogni caso, ha aggiunto, «proseguirà nelle prossime settimane il processo di rimodulazione e rimozione delle misure restrittive adottate per rallentare la circolazione del virus, dai distanziamenti alle mascherine al chiuso, dagli isolamenti alle quarantene, sino al green pass, che ha svolto una importante funzione nel consentirci di svolgere con maggiore sicurezza le attività sociali ed economiche ma che non può e non deve essere eterno».
Intanto oggi 10 marzo è il primo giorno in cui è possibile tornare a fare visita senza limitazioni ai parenti ricoverati in ospedale. «Gli ospedali, oltre che sicuri, devono essere aperti ed umani - ha affermato il sottosegretario -: potervi accedere per visitare i propri cari è un diritto, ed era dovere del Governo, passata l’emergenza, ristabilire questa possibilità». L’altra data è il 12 marzo, giornata contro la violenza verso gli operatori sanitari, fenomeno che già alcuni anni prima della pandemia era in significativo aumento, nonostante quanto fatto dal Governo sul tema. «È necessario diffondere una nuova cultura, di solidarietà e di rispetto del nostro Servizio sanitario nazionale». secondo Sileri, perché «non è accettabile che le aggressioni agli operatori sanitari possano essere così frequenti: le persone devono essere educate a capire che quegli uomini e quelle donne in camice bianco servono le Istituzioni e sono al servizio di coloro che soffrono. Purtroppo, nonostante l’altissimo numero di decessi che vi sono stati tra gli operatori sanitari durante la pandemia, questa cultura fa ancora fatica ad affermarsi».
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