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Legge di Bilancio: quando si potrà andare in pensione con Quota 102, Opzione donna e Ape sociale

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Il disegno di legge di bilancio per il 2022 ha previsto, all’articolo 22, al fine della sostituzione della quota 100, che i requisiti di età anagrafica e di anzianità contributiva siano determinati in 64 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva per i soggetti che maturano i requisiti nell’anno 2022. Il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 potrà essere esercitato anche successivamente alla predetta data.

Il meccanismo di Quota 102 indica, quindi, la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi, modificando solo la prima delle due condizioni rispetto a Quota 100 che prevedeva il pensionamento a 62 anni con 38 di contributi. L'età ordinaria, prevista dalla riforma Fornero resta a 67 anni. Con Quota 102 il flusso dei pensionamenti di anzianità conseguente all'innalzamento della Quota sarebbe "contenuto". Da valutazione dei sindacati la platea dei possibili interessati si aggirerebbe intorno alle 50 mila unità. In particolare considerando che tra il 2019 e il 2021, con quota 100, hanno maturato, in via definitiva, il diritto all'anticipo coloro che sono nati tra il 1957 e il 1959, “ Quota 102 ” darebbe il medesimo diritto di anticipo a chi avrà 64 anni nel 2022, ovvero i nati nel 1958. In sintesi, dunque, “ Quota 102 ” non prevede l'entrata di nuove generazioni tra quelle beneficiarie del provvedimento, rispetto a “Quota 100 ”.

Dalle dichiarazione del presidente Draghi, nella conferenza stampa a conclusione del Consiglio dei Ministri, viene ribadito il concetto che dopo quest’ultimo provvedimento, di facilitazione pensionistica, si tornerà al “ contributivo ”. L’affermazione appare sibillina in quanto la realtà previdenziale attualmente prevede l’esclusività al sistema di calcolo contributivo per gli entrati nel mondo del lavoro dal 1996 e parzialmente dal 2011 anche ai lavoratori più anziani ovvero a coloro che al 1995 potevano vantare almeno 18 anni di contribuzione e così detti “ misti ”. Sono anche legati alla condizione di “ misti “ coloro che si trovavano a possedere più brevi periodi collegati al sistema retributivo potendo vantare al 31 dicembre 1995 anni di contribuzione inferiore ai 18. Tornare al “ contributivo ”, per costoro che ai fini del calcolo pensionistico dovrebbero avere periodi calcolati anche con il sistema retributivo, potrebbe significare che anche per questi si sottolinea che scatterà, così come per tutti, il pensionamento di vecchiaia a 67 anni come indicato dalla Fornero. Ma forse, ad essere sospettosi, potrebbe anche sottendere che si possa pensare di determinare la volontà, già più volte espressa in passato, di far passare tutti, retributivi e misti, al sistema di calcolo contributivo. E siccome ad essere sospettosi qualche volta si indovina, riteniamo che sia molto importante seguire l’iter dell’attuale disegno di legge nelle fasi parlamentari.

Il disegno di legge prevede anche la proroga di un anno dell'Ape sociale, l'anticipo pensionistico, con un ampliamento della platea, indicata nella tabella A, a nuove categorie di lavoratori impegnati in attività gravose, che da 15 diventano 23. Tra questi vengono considerati magazzinieri, estetisti, portantini, personale addetto alla consegna delle merci, lavoratori delle pulizie, conduttori di veicoli, di macchinari mobili e di sollevamento. Ricordiamo che l'indennità di accompagnamento alla pensione (Ape) consente l'anticipo pensionistico con 63 anni di anzianità e 36 anni di contributi, gli ultimi dei quali impegnati in queste attività faticose.

Viene confermata anche l'estensione di un anno di Opzione Donna. Ma sale di due anni il limite di età per accedervi: “ il trattamento pensionistico - si legge nel testo che modifica la norma - è altresì riconosciuto nei confronti delle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2021 hanno maturato un'anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e un'età pari o superiore a 60 anni per le lavoratrici dipendenti e a 61 anni per le lavoratrici autonome ”. Non sarà più possibile, quindi, accedere alla misura che prevede il calcolo dell'assegno completamente contributivo a 58 anni per le dipendenti, oltre ad un anno di finestra mobile (18 mesi per le autonome ma saranno necessari 60 anni (61 per le autonome ) con 35 di contributi. In pratica si potrà uscire con 60 anni di età per le dipendenti ma bisognerà aspettare un anno di finestra mobile quindi di fatto si otterrà la pensione a 61 anni per le dipendenti e a 62 e mezzo per le autonome.


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